di Attilio A. Romita 20
marzo 2019
“Il Gabbiano” di Anton Cechov nella sua versione originale è
un dramma che lungo lo sviluppo di quattro atti descrive ed esamina in
dettaglio i caratteri dei personaggi. Molte sono state le messe in scena di questa
tragedia a partire dall’insuccesso della prima nel 1896 a Mosca. Ed altrettante
sono le riduzioni che molti illustri registi ed attori hanno tentato.
Giancarlo Sepe offre una particolare elaborazione del
Gabbiano di Cechov: il protagonista rilegge la sua vita con un continuo, e
talvolta onirico, flash-back su i principali avvenimenti che la hanno
condizionata sino al tragico suo tragico suicidio. E il simbolo della vita d’artista
di Kostja è un gabbiano che vorrebbe
volare libero, ma le cui ali sono tarpate dalla invadente presenza della madre
Irina Arcadina che respinge il suo essere artista.
Una veloce lettura della trama originale della tragedia può
essere utile per meglio seguire lo svolgersi lo sviluppo dello spettacolo
odierno.
La scena è la residenza estiva della famosa attrice Irina Arkadina per la quale il proprio
successo è al di sopra di qualsiasi legame ed affetto familiare. Quando suo
figlio Kostja prova a coinvolgere la
giovane amica Nina nella rappresentazione
di una sua opera, la madre Arkadina,
chiusa nel suo io artistico, lo disdegna. Lo scrittore Trigòrin, amante di Irina
e con lei in vacanza, attrae la giovane Nina
e la preferisce alla ingombrante Arkadina. Così riassunto “il Gabbiano” è
simile più ad un fotoromanzo, ma è proprio la bravura di Cechov nello scavare
negli animi dei protagonisti che rende questo lavoro un’opera d’arte.
Per meglio sottolineare alcuni passaggi il regista Sepe e,
in questo caso, il cantante Ranieri hanno deciso di inserire alcune famose
canzoni francesi che, quasi dei siparietti, rendono più leggero lo svolgersi
del dramma.
Massimo Ranieri è “il figlio”
che, quasi come narratore, mantiene le fila dello svolgimento. Caterina Vertova
è Irina Arcàdina, Pino Tufillaro Boris Trigòrin, Federica Stefanelli è Nina, Martina Grill è Mascia e Francesco Jacopo Provenzan è Kostja.
La scena, dominata da un piano fuori misura che funge anche
da supporto di secondo piano, è stata disegnata insieme ai costumi da Uberto
Bertacca.
Le musiche sono dello Harmonia
Team ed il disegno luci è di Maurizio Fabretti.
La regia sempre
attenta è di Giancarlo Sepe che. Come detto, ha curato brillantemente la
trasformazione del racconto di Cechov.
Molte applausi a scena aperta hanno sottolineato le
esibizioni canore di Massimo Ranieri ed i passaggi più importanti degli attori
in scena.
Tantissimi applausi e chiamate al termine dello spettacolo.
In conclusione una simpatica serata per un modo nuovo di rappresentare un
autore illustre
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