L’organizzazione democratica di uno stato moderno - inteso come popolo, istituzioni, politica e regole – è stata da qualche decennio ben definita e, se non totalmente, in larga parte del mondo accettata, anche se con qualche limite.
L’organizzazione democratica, in grande sintesi, possiamo
descriverla come un ben oliato meccanismo nel quale le esigenze di tutti, ma
anche di gruppi di molti, sono rifinite e messe a fattor comune da un gruppo
ristretto di persone cui è stata affidata la delega temporanea di definire le
regole sulla base delle necessità di tutti.
Quali sono dunque gli attori del processo democratico? Il
popolo, cioè tutti noi, che ha necessità e desideri ed i delegati che li
rendono operativi. Il tramite tra popolo e delegati sono gli strumenti di
partecipazione e comunicazione.
Come entra l’innovazione in questo processo? E’ ovvio
riconoscere che quanto più gli strumenti di comunicazione evolgono, tanto più
la partecipazione può essere vasta e quindi tanto meglio la comunicazione
avviene ed il processo è rapido, informato e meglio rispondente alle necessità.
“Democrazia è partecipazione” cantava Gaber, ma se la
partecipazione si presenta come un vocio confuso di tanti partecipanti, si
sentono solo le voci di chi urla più forte …e non sono sempre i migliori.
Come i nuovi strumenti di comunicazione possono innovare il
processo di partecipazione? Internet e la Rete hanno reso possibili
comunicazioni rapide e facili. Ma per quanto lo strumento sia facile, occorre
minimamente conoscerlo e ….molti dei primi a conoscerlo sono “quelli che urlano
più forte!”
Come può innescarsi il ciclo virtuoso della democrazia,
partecipazione, comunicazione? Facendo in modo che degli strumenti di
comunicazione siano in grado di usarli la maggior parte dei cittadini e non di
un gruppo parziale le cui caratteristiche medie si differenziano molto da
quelle della media dei cittadini: età, cultura, interessi, indirizzi mentali.
Il passaggio forte e realmente innovativo dell’evoluzione
democratica nel tempo della rete e di internet è quello che vuole adeguare alle
conoscenze della rete quel oltre 40% degli Italiani che non la usa soprattutto
non la conosce e quei molti di più che la ritengono luogo di perdizione
popolato da disonesti e pornografi o, nel migliore dei casi di ragazzetti che
ciattano.
Chi è in grado di farlo, e sicuramente lo è chi sta leggendo
questa nota, si impegni per far partire e viaggiare veloce questa innovazione
partecipativa che facilita la comunicazione e quindi la partecipazione e, in
conclusione, la democrazia.
La speranza è che la rete dia modo a tutti di esprimere le proprie idee ... e che non venga mai posta sotto controllo (in alcuni paesi non è così)
RispondiEliminaMarco G.