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martedì 14 giugno 2022

“ IL COLIBRI’ ” di Sandro Veronesi - Recensione del libro

Flavio Impelluso                                                      12 giugno 2022.

Ho letto un bel libro, non proprio scorrevolissimo, nel senso che ci sono tanti personaggi per nulla banali e molti piani temporali, e ci devi fare un po’ d’attenzione, se ti distrai potresti faticare a ritrovare il filo: meglio iniziarlo, che so, in vacanza, così se ti va e nessuno ti rompe l’anima puoi andare avanti concentrato.

Be’, direte, ma allora è una palla, se per leggerlo devo prima fare gli esercizi spirituali e poi trovare l’atmosfera giusta, mi butto sui fumetti. No, giuro, è bello, richiede solo una lettura attenta: casomai, a voler essere fiscali, ci sono continui riferimenti “colti” (sembra una moda), se non sei di buone letture devi leggerlo con Google o un’enciclopedia a fianco. Sto parlando de “Il colibrì” di Sandro Veronesi.

L’ho letto l’altra estate, confesso sull’onda dello Strega, ed è andato tutto liscio fino ad una certa pagina, dove mi è successa una cosa strana. Giunto a piè pagina, nel passare alla successiva, il cervello mi manda un messaggio come di dissonanza, non captato razionalmente, ma comunque netto: c’è qualcosa che non va.

Torno indietro e rileggo tutta la pagina, e stavolta comprendo: l’autore stava seguendo un suo ragionamento, elencando tutte le brutture del mondo – in comportamenti ed in pensieri - ma volgendole in modo originale in “libertà”, ovviamente negative: libertà di inquinare, libertà di essere crudeli, e così via. Ci sono anche quelle diciamo politiche, libertà di essere antisemiti, fascisti, nazisti, poi passa ad altre categorie di “libertà”, omofobi, razzisti, eccetera eccetera.

Una possente denuncia, un elenco di tutti i mali del mondo. Ed ecco il punto che mi aveva colpito, mancava qualcosa: nella sua lunghissima disamina degli orrori che tanto hanno afflitto, e purtroppo affliggono ancora, il mondo, mancava uno degli attori principali: il comunismo e tutti i suoi orrori. E infatti quelle “libertà” di cui sopra erano tutte quelle genericamente attribuite ad una parte politica, mentre erano del tutto assenti le “libertà” tipiche del comunismo, la dittatura e le purghe, la repressione delle libertà, i gulag, l’invasione di altri Paesi, i massacri di dissidenti e di studenti, i processi farsa eccetera eccetera.

Quella omissione, fosse un errore o fosse voluta, mi ha colpito al punto che mi sono fermato a pensare: l’ipotesi che fosse voluta mi ha immalinconito, perché crollerebbe tutto il discorso delle libertà del libro. Se dal lungo e minuzioso elenco dei mali del  mondo si omettono solo i misfatti del comunismo, allora il poderoso grido di denuncia che si è voluto fare di quei mali si riduce ad un comizio di parte, allora si svilisce a propaganda di bottega.

So che molti ancora fanno i sofisti nell’accettare parallelismi tra le feroci dittature di sinistra e di destra del ventesimo secolo, qualcuno si spinge al punto di vederne ancora una come il male assoluto e l’altra come una passeggiata di salute (*), ma svoltato il secolo sarebbe ora che una più serena visione dei fatti riconducesse gli avvenimenti alla realtà storica: una estremizzante diversa visione della vita – da sinistra e da destra -  ha prodotto due terribili dittature, due sciagure mondiali.

In questa ottica rimane ai limiti della mia comprensione come un intellettuale di tale livello, sia ancora talmente ideologizzato da perdere il senso della realtà storica, tale da cancellare le nefandezze del comunismo per attribuire tutto il male del mondo “agli altri”.  Non voglio crederci. Mi rifiuto: personaggi così partigiani non li descriverebbe più neppure Guareschi con i suoi trinariciuti. 

Ad evitare fraintendimenti, chiarisco che non mi permetterei mai di giudicare qualcuno per le sue scelte ideologiche, non è in discussione l’appartenenza politica ad uno schieramento o ad un altro, ci mancherebbe: mi stupisco solo che esista ancora chi possa guardare al mondo con tale indefettibile strabismo, concentrando tutti i mali nel cortile dei suoi avversari politici.

Da inguaribile ottimista continuo a sperare che la chiamata in causa del comunismo sia rimasto nella penna per un vuoto momentaneo di memoria, per un refuso di stampa, per quello che volete, ma non per convinto settarismo.

Per quel che vale, e nonostante la imperdonabile omissione, il libro è molto interessante. Auguro all’Autore di ritrovare la memoria: una salda memoria aiuta l’equilibrio dei giudizi.

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(*) Per chi voglia approfondire l’argomento dei totalitarismi diversamente percepiti:  “E’ inutile avere ragione” – Roberto Pertici – Ed. Viella.

N. B. Questa mia riflessione/recensione è stata ovviamente inviata all’Autore mesi addietro: mi è sembrato corretto far trascorrere del tempo prima di inviarne copia agli amici.
Flavio Impelluso                                        Autunno 2020

 

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