Dati e Statistiche.
Lo spunto per questa nota è stato la lettura del report di una indagine statistica su Giovanissimi ed Internet.
Della Rete e dei mali che la rete induce nei giovani ne è
stato scritto in quantità industriali e, molto spesso, basandosi su suggestioni
e non su dati.
Poi si scopre che oltre la metà del tempo passato dai giovanissimi sulla rete è dedicato a Google cui seguono a molta distanza i vari siti di “intrattenimento sociale” (Facebook e simili), di diffusione di video (Youtube in testa) e di giochi.
Poi si scopre che oltre la metà del tempo passato dai giovanissimi sulla rete è dedicato a Google cui seguono a molta distanza i vari siti di “intrattenimento sociale” (Facebook e simili), di diffusione di video (Youtube in testa) e di giochi.
Non ho trovato statistiche relative ad età più avanzate, ma
mi sento di pensare che ci potrebbero essere risultati molto simile anche se
con una penetrazione minore a causa del reale “cultural divide” che cresce con
il crescere degli anni di vita, ma con una velocità molto maggiore. Recenti
statistiche dicono che mentre l’età media in Italia tende a crescere, allo
stesso tempo la conoscenza della rete e di utilità legate ad essa decresce
molto più velocemente. Nel caso dei “diversamente giovani” l’uso della rete è
ai minimi termini.
La Rete quale fonte di informazione.
La pedagogia moderna, nella ricerca e promozione dei
migliori metodi di diffusione della cultura, ci ha reso consapevoli del ruolo
attivo che il discente deve svolgere per un miglio apprendimento. Alla
esposizione accurata del materiale educativo ed alla verifica che quel
materiale fosse diligentemente appreso, si è aggiunto il compito di “ricercare
informazioni ulteriori” e di comporle in trattatelli composti con strumenti e mezzi
dipendenti dall’età del discente.
Mi riferisco alle famose “ricerche” che hanno appassionato e
tormentato genitori e figli negli ultimi 50 anni. Questo tipo di “compito a
casa” poteva essere un ottimo sistema per valutare “l’imprenditorialità” del
giovane costretto ad inventarsi metodi di indagine possibile e percorribile. In
realtà mettevano a dura prova culturale ed economica tutte le famiglie. Chi
aveva la fortuna di avere un genitore o un nonno “preparato” ed una biblioteca
a disposizione poteva contare su uno zoccolo duro di conoscenza ed aiuto
enorme, chi di queste facilitazioni non disponeva, partiva con un handicap
enorme. A questo punto la “potenza economica” della famiglia, con poco sforzo o
con sacrifici, interveniva per fornire aiuti sufficienti. La disponibilità a
spendere era ancora un altro vantaggio: nella Ricerca dovevano essere inserite
figure e foto e questo significava sacrificare qualche libro per poi
….ricomprarlo.
I ragazzini moderni hanno capito il trucco e, dapprima hanno
chiesto ai genitori di trovare le cose “su Internet” e presto sono diventati
più bravi dei genitori stessi. Questo interscambio di informazioni
tecnico/culturali è servito anche ai genitori per migliorare la conoscenza
delle potenzialità della Rete in quanto, per la necessità di aiutare i figli,
sono stati imparati i “mille trucchi” utili per usare la rete in modo
profittevole. Sicuramente qualcuno ha esagerato ed è andato a cercarsi amiche o
amici particolari o a “giocare in borsa”, ma questo è il limite di qualsiasi
cultura e …..i sexi shop non sono solo su Internet.
La Rete e le fasce di Età.
Tra cento anni, forse anche tra molto meno, il contenuto di
questa nota potrà essere considerato come uno dei mille libelli che nei secoli
passati descrivevano gli studi sulla pietra filosofale o sull’utilizzo del
“moto perpetuo”.
Noi viviamo, riguardo rete ed internet, in una epoca
intermedia: i giovanissimi non hanno problemi, i giovani ed i giovani genitori
hanno imparato, gli adulti (da 40 anni in su) devono rincorrere ed in questa
corse maggiore è l’età, maggiore è lo handicap negativo che si ha sulle spalle.
La disponibilità di servizi che la Rete mette a disposizione
è enorme e ci permetterebbe di evitare molti compiti fisicamente sgradevoli
come fare lunghe ed inutili code per pagare un conto corrente, vagare per
uffici pubblici alla ricerca di una informazione o di un modulo o,
semplicemente trovare come si scrive correttamente una …citazione latina.
Chiaramente lo svolgimento di queste attività è reso possibile se si dispone di
un “fornitore” avveduto e se si è acquisita una certa familiarità con “rete e
tastiera”.
La fornitura di servizi online deve basarsi su una accurata
scelta del disegno delle applicazioni per quanto riguarda le interfacce
grafiche, il linguaggio che deve essere poco specialistico e la navigazione tra
schermate e servizi che deve seguire una logica comprensibile da tutti. Queste
semplici regole non sempre sono facilmente adattabili a consuetudini,
regolamenti interni ed una certa pigrizia mentale non sempre ben accetta.
Questa necessità di base, la buona fruibilità del servizio,
è stata recepita subito da fornitori privati che presentano soltanto (il
cosiddetto WEB1.0) i loro prodotti perché in pratica non esiste intervento
attivo del Cliente. Le cose diventano più complesse quando il Cliente diviene
parte attiva nella configurazione del servizio richiesto e nel pagamento dello
stesso. I fornitori di prodotti semplici hanno subito imparato la lezione e si
sono adeguati. Le Banche e simili, per tradizione più conservatrici per
particolare riguardo al delicato oggetto del servizio, hanno fatto più fatica a
“semplificarsi” cioè considerare chi accede al servizio come Cliente e non come
Utente: Cliente è chi può scegliere se avvalersi o no di un fornitore, Utente è
chi è obbligato a servirsi di quel fornitore. Chiaramente questa
differenziazione obbliga ad adeguarsi al Mercato. Visto che gli utenti della
rete tendono sempre ad aumentare e che la Rete rende possibile utilizzare un
fornitore anche a 1000 km di distanza è chiaro che il privato non ha scelta o
si adegua alle richieste del Cliente o esce dal mercato.
Quest’ultima considerazione ci fa spostare l’attenzione dal Fornitore
Privato al Fornitore Pubblico. In quest’ultima categoria penso si debbano considerare
anche le imprese giuridicamente Private, ma realmente Pubbliche come Poste,
Ferrovie o ex-monopolisti telefonici.
Nel corso degli ultimi 15 anni si sono succedute varie leggi
dalla prima Bassanini 1997, dedicata inizialmente alla semplificazione
amministrativa per arrivare all’ultimo CAD (Codice dell’amministrazione
Digitale) firmato dal Ministro Brunetta qualche mese fa. Tutte queste leggi
contengono leggi sufficientemente dettagliate cui le Amministrazioni Pubbliche
dovrebbero attenersi per fornire un servizio adeguato ai Cittadini Clienti.
Una condivisione completa di dati e procedure è basilare nel
caso di servizi pubblici, ma questa condivisione è vissuta come una perdita di
potere da parte dei responsabili, piccoli e grandi, delle amministrazioni
pubbliche siano esse centrali che locali.
Questo malinteso “spirito di potere che discende dal
possesso” ha reso l’adeguamento limitato che è stato reso possibile da leggi e
regolamenti non sempre completamente adeguati alle nuove leggi, ed anche da
pigrizia ancestrale verso il cambiamento e da un uso al limite di codicilli e
circolari.
La tanto evocata innovazione passa anche per una migliore
conoscenza di cosa di positivo la Rete ed Internet possono rappresentare e
questo tipo di innovazione diventa sempre più una richiesta reale. Per usare un
esempio automobilistica direi che un uso continuo ed inutile dei freni porta al
loro consumo eccessivo ed ad una perdita della capacità di frenare; se non si
corre rapidamente ai ripari, il frenatore rischia sicuramente di
autoeliminarsi….prima o dopo.
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