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giovedì 26 aprile 2012

INTERNET e Giovani, meno Giovanie....diversamente Giovani


Dati e Statistiche.
Lo spunto per questa nota è stato la lettura del report di una indagine statistica su Giovanissimi ed Internet.
Della Rete e dei mali che la rete induce nei giovani ne è stato scritto in quantità industriali e, molto spesso, basandosi su suggestioni e non su dati.

Poi si scopre che oltre la metà del tempo passato dai giovanissimi sulla rete è dedicato a Google cui seguono a molta distanza i vari siti di “intrattenimento sociale” (Facebook e simili), di diffusione di video (Youtube in testa) e di giochi.
Non ho trovato statistiche relative ad età più avanzate, ma mi sento di pensare che ci potrebbero essere risultati molto simile anche se con una penetrazione minore a causa del reale “cultural divide” che cresce con il crescere degli anni di vita, ma con una velocità molto maggiore. Recenti statistiche dicono che mentre l’età media in Italia tende a crescere, allo stesso tempo la conoscenza della rete e di utilità legate ad essa decresce molto più velocemente. Nel caso dei “diversamente giovani” l’uso della rete è ai minimi termini.

La Rete quale fonte di informazione.
La pedagogia moderna, nella ricerca e promozione dei migliori metodi di diffusione della cultura, ci ha reso consapevoli del ruolo attivo che il discente deve svolgere per un miglio apprendimento. Alla esposizione accurata del materiale educativo ed alla verifica che quel materiale fosse diligentemente appreso, si è aggiunto il compito di “ricercare informazioni ulteriori” e di comporle in trattatelli composti con strumenti e mezzi dipendenti dall’età del discente.
Mi riferisco alle famose “ricerche” che hanno appassionato e tormentato genitori e figli negli ultimi 50 anni. Questo tipo di “compito a casa” poteva essere un ottimo sistema per valutare “l’imprenditorialità” del giovane costretto ad inventarsi metodi di indagine possibile e percorribile. In realtà mettevano a dura prova culturale ed economica tutte le famiglie. Chi aveva la fortuna di avere un genitore o un nonno “preparato” ed una biblioteca a disposizione poteva contare su uno zoccolo duro di conoscenza ed aiuto enorme, chi di queste facilitazioni non disponeva, partiva con un handicap enorme. A questo punto la “potenza economica” della famiglia, con poco sforzo o con sacrifici, interveniva per fornire aiuti sufficienti. La disponibilità a spendere era ancora un altro vantaggio: nella Ricerca dovevano essere inserite figure e foto e questo significava sacrificare qualche libro per poi ….ricomprarlo.
I ragazzini moderni hanno capito il trucco e, dapprima hanno chiesto ai genitori di trovare le cose “su Internet” e presto sono diventati più bravi dei genitori stessi. Questo interscambio di informazioni tecnico/culturali è servito anche ai genitori per migliorare la conoscenza delle potenzialità della Rete in quanto, per la necessità di aiutare i figli, sono stati imparati i “mille trucchi” utili per usare la rete in modo profittevole. Sicuramente qualcuno ha esagerato ed è andato a cercarsi amiche o amici particolari o a “giocare in borsa”, ma questo è il limite di qualsiasi cultura e …..i sexi shop non sono solo su Internet.

La Rete e le fasce di Età.
Tra cento anni, forse anche tra molto meno, il contenuto di questa nota potrà essere considerato come uno dei mille libelli che nei secoli passati descrivevano gli studi sulla pietra filosofale o sull’utilizzo del “moto perpetuo”.
Noi viviamo, riguardo rete ed internet, in una epoca intermedia: i giovanissimi non hanno problemi, i giovani ed i giovani genitori hanno imparato, gli adulti (da 40 anni in su) devono rincorrere ed in questa corse maggiore è l’età, maggiore è lo handicap negativo che si ha sulle spalle.
La disponibilità di servizi che la Rete mette a disposizione è enorme e ci permetterebbe di evitare molti compiti fisicamente sgradevoli come fare lunghe ed inutili code per pagare un conto corrente, vagare per uffici pubblici alla ricerca di una informazione o di un modulo o, semplicemente trovare come si scrive correttamente una …citazione latina. Chiaramente lo svolgimento di queste attività è reso possibile se si dispone di un “fornitore” avveduto e se si è acquisita una certa familiarità con “rete e tastiera”.
La fornitura di servizi online deve basarsi su una accurata scelta del disegno delle applicazioni per quanto riguarda le interfacce grafiche, il linguaggio che deve essere poco specialistico e la navigazione tra schermate e servizi che deve seguire una logica comprensibile da tutti. Queste semplici regole non sempre sono facilmente adattabili a consuetudini, regolamenti interni ed una certa pigrizia mentale non sempre ben accetta.
Questa necessità di base, la buona fruibilità del servizio, è stata recepita subito da fornitori privati che presentano soltanto (il cosiddetto WEB1.0) i loro prodotti perché in pratica non esiste intervento attivo del Cliente. Le cose diventano più complesse quando il Cliente diviene parte attiva nella configurazione del servizio richiesto e nel pagamento dello stesso. I fornitori di prodotti semplici hanno subito imparato la lezione e si sono adeguati. Le Banche e simili, per tradizione più conservatrici per particolare riguardo al delicato oggetto del servizio, hanno fatto più fatica a “semplificarsi” cioè considerare chi accede al servizio come Cliente e non come Utente: Cliente è chi può scegliere se avvalersi o no di un fornitore, Utente è chi è obbligato a servirsi di quel fornitore. Chiaramente questa differenziazione obbliga ad adeguarsi al Mercato. Visto che gli utenti della rete tendono sempre ad aumentare e che la Rete rende possibile utilizzare un fornitore anche a 1000 km di distanza è chiaro che il privato non ha scelta o si adegua alle richieste del Cliente o esce dal mercato.
Quest’ultima considerazione ci fa spostare l’attenzione dal Fornitore Privato al Fornitore Pubblico. In quest’ultima categoria penso si debbano considerare anche le imprese giuridicamente Private, ma realmente Pubbliche come Poste, Ferrovie o ex-monopolisti telefonici.
Nel corso degli ultimi 15 anni si sono succedute varie leggi dalla prima Bassanini 1997, dedicata inizialmente alla semplificazione amministrativa per arrivare all’ultimo CAD (Codice dell’amministrazione Digitale) firmato dal Ministro Brunetta qualche mese fa. Tutte queste leggi contengono leggi sufficientemente dettagliate cui le Amministrazioni Pubbliche dovrebbero attenersi per fornire un servizio adeguato ai Cittadini Clienti.
Una condivisione completa di dati e procedure è basilare nel caso di servizi pubblici, ma questa condivisione è vissuta come una perdita di potere da parte dei responsabili, piccoli e grandi, delle amministrazioni pubbliche siano esse centrali che locali.
Questo malinteso “spirito di potere che discende dal possesso” ha reso l’adeguamento limitato che è stato reso possibile da leggi e regolamenti non sempre completamente adeguati alle nuove leggi, ed anche da pigrizia ancestrale verso il cambiamento e da un uso al limite di codicilli e circolari.
La tanto evocata innovazione passa anche per una migliore conoscenza di cosa di positivo la Rete ed Internet possono rappresentare e questo tipo di innovazione diventa sempre più una richiesta reale. Per usare un esempio automobilistica direi che un uso continuo ed inutile dei freni porta al loro consumo eccessivo ed ad una perdita della capacità di frenare; se non si corre rapidamente ai ripari, il frenatore rischia sicuramente di autoeliminarsi….prima o dopo. 

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