“Cosa
succederà? I provvedimenti semplici e di piccolo cabotaggio saranno votati da
tutti. I punti critici ed i provvedimenti ostici,
ai quali sono state alternativamente ostili le vecchie maggioranze ed opposizione, non verranno affrontati o, quantomeno saranno discussi, sdrammatizzati, semplificati, depurati e ...rimandati, ancorchè lo studio e le soluzioni proposte per i temi sgradevoli siano formulate al massimo della sapienza scientifica.”
Oggi,
sulla scorta di osservazioni di quanto è avvenuto e sta avvenendo, mi sembra
che quella mia precedente sensazione non fosse del tutto sbagliata.
Non
voglio fare un commento sulla validità delle misure prese o se il loro valore
era recessivo o utile a promuovere lo sviluppo. La scelta di quelle misure serviva
a “fare cassa” per rispettare alcuni impegni Europei che, se disattesi, ci
avrebbero indirizzati su una china pericolosa.
Il
Governo Tecnico se ne è assunto, giustamente, la responsabilità ed “i cattivi
pensieri” di tanti che hanno cominciato a disquisire, secondo le vedute del
proprio partito, sull’equa ripartizione dei carichi ed a proporre misure
alternative più politicamente indirizzate. Il Governo tecnico non ha ceduto:
tutti siamo scontenti, ma con un filino in più di speranza che l’Italia non
fallisca.
Dopo
aver risposto al problema di “rattoppare” qualche conto, è nata la necessità di
cominciare a prendere misure che ci permettano di dare all’Italia un abito nuovo
e più moderno.
Occorreva
rivedere i criteri che regolano il mercato del lavoro ed i tecnici a questo
punto hanno cominciato ad annaspare e si sono impantanati sul “malefico
articolo 18” portato a simbolo di protezione del lavoratore contro “il padrone
delle Ferriere” di ottocentesca memoria. Primo effetto è stato di estendere l’art.18
anche alle imprese piccole che per loro natura si dimensionano sul giorno per
giorno. E’ cominciata poi una trattativa da mercato levantino con ognuno che
tirava la corta coperta dalla sua parte. Una piccola nota: il mercato del
lavoro comprende TUTTE le persone che prestano la loro opera e non il solo 50%
dei “dipendenti” con una qualsiasi forma di contratto; comprende anche quelli
che, soprattutto giovani, vorrebbero diventare “dipendenti”, ma che non ci riescono
perché molti che potrebbero aver bisogno di quelle forze non vogliono legarsi
per la vita a risorse che nel futuro potrebbero non essere più necessarie o
potrebbero rivelarsi deludenti. Capisco che è difficile prendere decisioni
impopolari, ma ai Tecnici è richiesto proprio questo, prendere decisioni oneste
e valide. Tra l’altro a proposito di “mercato del Lavoro” mi sembra di aver
capito che tutta la forza lavoro, che in qualche modo è connessa all’organizzazione
pubblica, non è toccata dalle nuove regole, quandomai fossero definite.
Occorreva
poi prendere delle misure per “governare la spesa e l’organizzazione della
Pubblica Amministrazione” nelle sue mille branche: nazionale, locale e
collegata. La decisione dei Ministri Tecnici è stata quasi pilatesca, è stata
nominata una commissione di altri tecnici, pagati o no ha poca importanza, che
dovevano indagare e proporre. A cosa serve questa commissione se già esistono
Commissioni Parlamentari, organi direttivi di tutte le Amministrazioni
Pubbliche, Corte dei Conti. Tutti questi apparati conoscono esattamente come e
dove si spende e, se non sono capaci di evidenziare le spese inutili, il primo
risparmio sarebbe di licenziarli e tenersi la Commissione Amato, Giavazzi e
Bondi che, quantomeno, hanno rinunciato a prebende legate a questo incarico.
Chicca
sulla torta è stato il Referendum sulla Revisione della Spesa: è stato chiesto
a tutti di suggerire le misure da prendere….il medico che chiede al malato
quale medicina prescrivere!
Altro
tema di interesse ed attualità: l’innovazione e la molto evocata e poco
applicata Agenda Digitale.
Sono
anni che si parla di questo argomento e ci si impantana solo sul primo tema: il
digital divide tecnico. E’ sicuramente un tema importante, ma non il più
importante in quanto in ITALIA attualmente esiste una copertura, tra fisso e
mobile, quasi totale anche se le prestazioni di questa rete dovrebbero in molti
casi essere migliorate. Il reale digital divide è legato alla vera incapacità
dei tutte le amministrazioni pubbliche di “fare rete”, cioè di comportarsi dal
punto di vista organizzativo come una unica entità capace di rispondere allo
stesso modo a qualsiasi cittadino ovunque si trovi. Esistono già almeno tre
leggi emesse e valida negli ultimi 15 anni che prevedono questa integrazione.
Cosa
ha fatto il Governo Tecnico: ha creato una grande commissione per l’Agenda
Digitale che farà una serie di audizioni per ascoltare tutti quelli cui
interessa il problema per quindi scrivere delle regole che poi saranno
discusse, variate, emendate e votate per formare un nuovo codice dell’amministrazione
digitale che forse finirà come i precedenti: non applicato perché mancano le
regole di attuazione, manca la circolare applicativa delle regole, qualche
codicillo sarà impugnato perché in odore di incostituzionalità …..ed il tempo
passa.
Infine
la IMU che tante polemiche, pianti ed “alti lai” ha provocato. Non si poteva
fare una “patrimoniale generalizzata” perché troppo politicamente configurata.
Allora si è pensato ad una “patrimoniale mascherata” che ha scatenato un
putiferio. Questa nuova IMU possiamo vederla articolata in tre parti. La prima
legata alla rivalutazione dei valori catastali: è una cosa sgradevole, ma tocca
tutti e, a malicuore, si deve accettare. La seconda è legata a chi incassa,
prima erano i Comuni, ora è lo stato: chi si è visto sottrarre il maneggio
diretto dei soldi, non ha gradito e non ha gradito che i proventi legati alle
rivalutazione restino al Centro. Terzo aspetto la cosiddetta ICI prima casa:
tutti i proprietari di case sono stati toccati ed hanno cominciato a piangere
ed inveire per questo surplus di tasse. E’ di pochi giorni fa la dichiarazione
che la nuova legge, in funzione delle detrazioni previste, inciderà poco su i
piccoli proprietari della casa in cui abitano e che tutto il resto è solo “piove
governo ladro”. Non sono in grado di verificare con numeri quale è la giusta
verità. Forse questo Governo Tecnico poteva farsi prima quattro soldi di conti
e poi proporre un provvedimento che, rispettando il valore del totale da
incassare, provocasse meno confusione
Confermo
il mio rispetto ed ammirazione per un gruppo di professionisti che, chiamati ad
aiutare un malato grave, si sono sentiti in obbligo di accettare l’incarico.
Confermo
la mia idea che un tecnico può ottenere un risultato solo se ha la forza di
obbligare a rispettare quanto decide. Questo avviene, e non sempre, in aziende
private quando il tecnico ha l’avallo della proprietà.
In
una organizzazione pubblica libera, e l’Italia sino a prova contraria lo è, non
esiste mandato “TECNICO” operativo e quanto sta succedendo con il NOSTRO
UTOPICO GOVERNO TECNICO ne è la riprova.
O
mi sbaglio?
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