L’andamento di alcune recenti chiacchierate, o più
modernamente post nei blog, mi hanno spinto a fare alcune riflessioni sui modi
di comunicare. Una chiara spiegazione scientifica sulle modalità di
comunicazione si trova all’indirizzo:
http://www.comunicazione.uniroma1.it/materiali/11.45.11_interpersonale%20pomezia%20.ppt.
http://www.comunicazione.uniroma1.it/materiali/11.45.11_interpersonale%20pomezia%20.ppt.
Io non sono uno studioso dell’argomento e quindi le mie
argomentazioni saranno più “pancia” che di “testa” (vedi dopo).
Qualche premessa iniziale su “la comunicazione di una
notizia”:
....- non metto mai in dubbio la
buona fede dell’autore;
....- do per scontato che la notizia
presentata è vera;
....- le definizioni “testa” e
“pancia” non implicano alcuna classificazione di importanza e giudizio positivo
o negativo sul modo di comunicare e sono usate solo per comodità metodologica;
....- nelle esemplificazioni
successive cercherò di evitare qualsiasi giudizio personale sul “fatto
specifico” quale che sia la sua natura:importante o futile, spregevole o
lodevole.
Normalmente il comunicatore cerca di convincere della bontà
della sua tesi in funzione dello scopo che si è prefisso. E’ importante notare
che lo “scopo prefisso” non coincide quasi mai con “provare la verità”, come ho
premesso, il mio discorso è diretto solo al modo di comunicare fatti veri.
Un primo esempio.
Nei giorni scorsi ho ascoltato al Forum della Comunicazione
un chiaro intervento del Presidente Italiano di “Save the Children”,
l’associazione che aiuta gli sfortunati bambini del Terzo Mondo. Per svolgere
il suo scopo, l’associazione deve raccogliere fondi e questa raccolta può
essere sicuramente stimolata da foto che documentano la necessità di fondi.
“Save the children” ha fatto una scelta “di testa” per una comunicazione che
“stimola il lato buono della pancia” piuttosto che muovere a compassione con
immagini reali estremamente coinvolgenti. Il possibile benefattore scappa di
fronte ad immagini “reali” di bimbi malnutriti, non curati e con il corpo
devastato da malattie e maltrattamenti. Le foto degli stessi bambini con gli
occhi pieni di meraviglia di fronte ad un banale giocattolo o una piccola tazza
di riso sono molto più efficaci.
Il sito http://www.savethechildren.it/2003/galleria.asp
ha un bel campionari di queste foto.
Noi tutti abbiamo presente la terribile fotografia di una
bambina nuda, al centro di un gruppo di bambini, che fuggivano da un villaggio
vietnamita in fiamme. Quella foto ha fatto il giro del mondo ed è stata usata
per fare una critica forte alla guerra, dovunque e comunque, indipendentemente
dalle ragioni. Questa è un’altra scelta di “testa” per una comunicazione di
“pancia”.
Un secondo esempio.
Alcuni anni fa si verificò un fatto tragico: un bimbo cadde
in un pozzo e, malgrado sforzi immani, morì. Allora la TV fece la scelta
giornalistica di una diretta, quasi fosse una partita di calcio, di tutte le
operazioni che man mano si svolgevano. Tutte notizie vere, partecipazione
totale dei giornalisti e commentatori, io ho ancora i sudori freddi quando ci
penso. Quella trasmissione, nel corso degli anni, è stata sempre più criticata
perché è apparsa più come una “fredda comunicazione di pancia” per fare
audience più che per testimoniare un fatto.
E veniamo alla causa che mi ha spinto a scrivere questo
tentativo di sistematizzazione del modo di comunicare.
Mi riferisco ad un discorso sul Nucleare fatto nel corso di
una trasmissione REPORT di RAI3 poco dopo il terribile disastro che aveva
colpito le Centrali Nucleari Giapponesi. Quello che la trasmissione ha detto
era tutto vero e perfettamente allineato con lo scopo che la giornalista si era
posto: sfruttare il momento per creare audience alla sua trasmissione. Lo scopo
di una inchiesta giornalistica dovrebbe essere di documentare realisticamente
le ragioni di una scelta “pratica” dettata da una necessità reale.
Attualmente la fame di energia nel mondo cosiddetto
civilizzato è altissima e tutti i sistemi di produzione sono molto costosi a livello
sia economico che “ecologico”. Le energie alternative esistono, ma realmente
possono coprire solo una percentuale bassa del fabbisogno. Nel Museo della
Tecnica di Stoccarda, è un ricordo di 50 anni fa, c’era un esperimento: una
bicicletta collegata ad una dinamo alimentava un fornellino con 100 gr di acqua
che doveva essere portata ad ebollizione; vi assicuro che dovemmo fare un
lavoro di gruppo per ottenere lo scopo. Oggi la tecnica ha migliorato i
rendimenti, ma non bisogna farsi ingannare da lunghe liste che descrivono le
“forme alternative”: i risultati pratici sono molto meno eclatanti.
La scelta del nucleare è, allo stato dei fatti, non una
scelta OTTIMA, è la scelta meno peggiore che possiamo fare. E questa scelta
comporta dei rischi. I rischi sono stati definiti e qualificati nella scala
INES, internazionalmente accettata, che qualifica il livello di accettabilità
del rischio nucleare.
Nel corso della trasmissione un serio professore criticava
il fatto che un rischio possa essere definito accettabile: questo può essere
vero in un mondo virtuale. Nel mondo reale si devono fare delle scelte. Il
continuo ripetere della parola “accettabile” con tono variamente apodittico,
iettatorio, o predicatorio è il tipico esempio di comunicazione di “pancia”. Nella
stessa trasmissione sono ripetutamente comparse le immagini di Chernobyl, ma è
universalmente accettato che quella Centrale era pericolante già anni prima
dell’incidente. Quindi, a parte l’umana pietà per le persone colpite, il
ricordarlo come prova della pericolosità del nucleare è un modo per colpire “la
pancia”, non un discorso pragmatico.
Nel corso della trasmissione è stata intervistata una coppia
che abita vicino ad una centrale francese. Le risposte dei due signori erano
tranquille, serie e non mostravano alcun timore. La modalità delle domande e
qualche piccolo commento appena appena ironico sminuivano il valore
dell’intervista e quasi volevano farla apparire come un “commento dell’Ente
Turismo”.
L’autrice della trasmissione REPORT ha raggiunto il suo
scopo: avere una forte audience e rafforzare il suo ruolo di “persona che non
si fa imbrogliare”.
Forse la mia posizione fortemente critica verso alcune
posizioni “di pancia” mi porta ad usare uno stile “altrettanto di pancia”.
Forse un po di “rimbambimento senile mi porta ad essere eccessivamente
sensibile a certi tipi di comunicazione. Forse in qualche caso ho un po di
ragione anche io. Non lo so e lascio a voi il giudizio.
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