Negli ultimi anni a cicli alterni e soprattutto tra gli
utenti di Internet si è parlato di Net Neutrality, cioè di quanto la rete, cioè
i canali di comunicazione che permettono i collegamento fisici tra utenti, debba
essere neutrale ed indipendente rispetto al tipo di informazioni che viaggiano.
Prima di passare alle spiegazioni ed alle considerazioni ritengo
sia utile evidenziare ed identificare due aspetti della Net Neutrality che non
sempre sono stati tenuti presenti sia dai legislatori sia dai sostenitori di neutralità
sia essa condizionata o assoluta e senza vincoli
La net neutrality rispetto i contenuti riguarda i fornitori
di rete, cioè le società che forniscono i sistemi fisici di collegamento, che avrebbero
la responsabilità sui dati che “passano” per bloccare contenuti “illeciti”. Secondo
me i fornitori di rete dovrebbero essere assolutamente trasparenti rispetto ai
contenuti trasmessi perché un controllo su di essi sarebbe contrario al
principio di inviolabilità della corrispondenza tra privati, cioè nessun
privato può in alcun modo “aprire le mie lettere” o intercettare le mie
telefonate. Ovviamente, nei casi previsti dalle leggi, il Magistrato può
autorizzare l’intercettazione di qualsiasi forma di comunicazione. Chiaramente
qualsiasi piccola concessione alla possibilità di un controllo dei contenuti da
parte di un privato aprirebbe la strada a strumenti di censura preventivi non
accettabili in un regime di libertà “costituzionale”.
La seconda caratteristica della net neutrality riguarda la
possibilità contrattuale che i fornitori di rete offrano servizi differenziati.
La mia idea differisce di molto da quella dei sostenitori della net neutrality
assoluta. E’ giusto il principio che tutti abbiano il diritto di poter accedere
ad Internet e di poter comunicare tramite la Rete, e quindi è giusto che tutti
abbiano a disposizione strumenti minimi di accesso ed uso della rete, ma, io
credo, che sia anche giusto che i fornitori di collegamento possano trarre equi
guadagni dai loro investimenti nelle strutture di rete.
Come è possibile contemperare queste due esigenze che, a prima
vista, sembrano contrapposte?
Una prima precisazione opportuna è che oggi la rete fisica è
proprietà di società private che operano sulla base di accordi servizio che non
possono e non devono travalicare le regole dell’economia negli stati liberi e
democratici. Questo significa che ci può essere un obbligo alla fornitura di un
servizi di rete minimo per tutti, ma non un obbligo di servizio illimitato a
tutti.
Le leggi del mercato ci dimostrano che la concorrenza ha
creato condizioni e facilitazioni di uso sempre più economiche ed estese, ma
non si possono obbligare queste società private ad operare in perdita.
Chiaramente un intervento dello Stato ci potrebbe essere le cosiddette “zone a
fallimento di mercato” per facilitare l’accesso alla rete, ma sempre come
supporto e non in concorrenza con i privati. In questa ottica si deve tener
presente che le zone svantaggiate si riducono sempre più anche per la presenza
di collegamenti satellitari che ora sono disponibili a costi concorrenziali.
Una ultima considerazione su due iniziative recentemente in
campo per una net neutrality estesa ed assoluta.
La prima è quella identificabile come “art.34bis per
l’accesso ad Internet come diritto sociale”: condivisibile come principio, ma
solo nei limiti di non travalicare il diritto di proprietà di chi ha realizzato
a sue spese le strutture di comunicazione.
La seconda riguarda la proposta di obbligo per tutte le
strutture private di mettere a disposizione un collegamento wifi libero e
gratuito. Anche in questo caso, secondo me, si vorrebbe instaurare l’obbligo
per un privato di fornire servizi non connessi e non collegabili alla sua
licenza di esercizio. E non vale in questo caso la suggestione “paternalistica”
che così migliorerebbe la sua offerta alla clientela.
Forse queste mie considerazioni non piaceranno ai molti
animati da spirito “socialmente utile”, ma io credo che qualsiasi eccessiva
forzatura delle regole del mercato alla lunga porta a risultati negativi perché
produce una sorta di congelamento della concorrenza e quindi ad una stagnazione
di qualsiasi innovazione.
Sarebbe facile dire che la mia affermazione è contraria all’etica
assoluta del progresso: è vero, ma ….il mondo assolutamente etico esiste solo
nei libri di filosofia.
Attilio A. Romita - 3 dicembre 2014
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