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mercoledì 8 marzo 2017

al teatro Quirino “quei due - staircase” Massimo Dapporto e Tullio Solenghi

di Attilio A. Romita                                                                      7 marzo 2017

In Inghilterra l’omosessualità era punita sulla base delle Legge Bugghery del 1533 che è stata abolita nel 1967. La commedia di Charles Dyer, scritta quasi nello stesso anno, è stata portata sullo schermo nel 1969 e, possiamo dire, ha segnato lo sdoganamento di un tema che ancora oggi, anche se non legalmente punito, è trattato con una certa “delicatezza”.
In uno squallido negozio di barbiere di Londra sopravvive una coppia di anziani omosessuali: Charlie e Harry.

Harry è un barbiere che mette continuamente in evidenza le sue tendenze sessuali con atteggiamenti frivoli e apparentemente femminili. Charlie è un vecchio attore che vive immerso nei ricordi di una antica notorietà che forse non ha mai avuto. Per anni ha nascosto la sua omosessualità e per meglio apparire “normale” si è anche sposato ed ha avuto una figlia. Harry, attratto dalla personalità di Charlie, lo ha accolto nella sua casa e gli ha insegnato il mestiere di barbiere per sottrarlo ad una evidente miseria che lo avrebbe distrutto definitivamente.
Le forti differenze caratteriali di Harry e Charlie sono fonte di continui infiniti battibecchi che, invece di allontanarli, rafforzano il loro legame affettivo ed il loro bisogno di convivenza.
La situazione sembra precipitare quando incombe su Charlie il rischio di un processo per atti osceni in luogo pubblico. Questo pericolo scatena la catarsi cioè “Secondo Aristotele, riequilibrio degli eccessi passionali suscitati nell'animo dello spettatore dalla rappresentazione tragica(Dizionario della Lingua Italiana Sabatini Coletti): i due anziani amanti confessano tutte le loro debolezze e difetti e rinnovano il loro amore che sarà il sicuro scudo per la loro sopravvivenza.
Massimo Dapporto, che ha curato anche l’adattamento della commedia, è Charlie e ben descrive gli atteggiamenti di un vecchio attore che solo nella sua mente è stato un mattatore.
Tullio Solenghi che ben si cala nei panni di Harry descritto come un vecchio effeminato incapace di accettare i cambiamenti che il tempo provoca sul suo corpo: uno strano turbante nasconde la sua calvizie e solo nel finale, il momento assolutorio, accetta di mostrarsi con una parrucca.
Tutto lo spettacolo è un susseguirsi continuo di tragedia e di commedia ed i due protagonisti sono bravi nel seguire questo alternarsi di situazioni serie e divertenti.
Il sottoscala del titolo, attrezzato come uno squallido negozio di barbiere, è stato realizzato da Massimo Bellando Randone. Brentmont ha curato le musiche basate su motivi originali americani del secolo scorso. I costumi, adeguati ai personaggi, sono di Moris Verdiani.
Al termine dello spettacolo, ed anche a scena aperta, lunghi applausi hanno sottolineato il gradimento del pubblico.



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