di Attilio A. Romita 6
marzo 2019
Nel 1952, quando fu scritta questa opera, i temi che tratta
erano sicuramente presenti, ma solo pochi li affrontavano per paura delle
forbici del censore. Solo a 10 anni dalla morte di Brancati “La Governate” poté
essere rappresentata in Italia.
E’ un dramma sviluppato con toni di commedia civile su temi
e problemi ancora oggi non del tutto “sdoganati” nella generalità dei casi.
Il tema della omosessualità, in questo caso femminile, è lo
stimolo per le riflessioni e gli anatemi che si scatenano in un ambiente
familiare nel quale convivono aspetti tradizionali e pulsioni moderniste
espresse, come racconta la nota introduttiva allo spettacolo, con “accenti polemici contro l’ipocrisia dei
benpensanti cattolici, il filocomunismo borghese, i principi della Sicilia
baronale e contro la censura stessa.”
Leopoldo Platania (Enrico
Guarneri), anziano nobiluomo siciliano, vive nella casa romana con la
nuora Elena (Caterina Milicchio), il figlio Enrico (Rosario Marco Amato) ed i nipoti per la cura
dei quali viene assunta la governante francese Caterina Leher (Ornella Muti).
Leopoldo è in continua lotta con sè stesso perché in lui
coabitano una voglia di accettazione delle novità e le protettive tradizioni e
convinzioni patriarcali. L’arrivo della governante francese lo spiazza
completamente quando scopre che una “francese” può avere un approccio
strettamente “calvinista”, cioè, secondo il suo metro, onesto e tradizionalmente
rispettoso.
La situazione ha una tragica evoluzione quando sembra che la
giovane “cameriera” Iana (Nadia De Luca) assuma atteggiamenti troppo amorevoli
verso Caterina.
L’intervento dello scrittore ed “intellettuale moderno”,
Bonavoglia (Rosario Minardi), amico di Elena, agisce quasi da deus ex machina per
l’identificazione dei caratteri dei personaggi. L’arrivo del Portiere (Turi
Giordano), sprovveduto contadino siciliano chiamato a testimoniare in favore
del “suo” Barone mafioso, è lo spunto per una discussione tra Caterina che dimostra
il suo carattere forte contrapponendosi alle teorie modaiole “di sinistra” di
Bonavoglia.
Platania ascolta interessato la discussione tra i due e in
lui si rafforza la sua stima verso di Caterina.
E’ il momento del dramma. Iana viene accusata di voglie
malsane verso Caterina che “tace e acconsente” peggiorando la situazione della
giovane. Platania si sente tradito nei suoi più profondi sentimenti e
convinzioni. Enrico, Elena e Bonavoglia cercano inutilmente di placare l’ira di
Leopoldo. Iana viene malamente cacciata ed obbligata a tornare in Sicilia.
Siamo al tragico epilogo. Una nuova cameriera, Francesca
(Naike Rivelli), viene assunta e Caterina viene scoperta in tenero
atteggiamento con lei. La situazione diventa chiara ed a peggiorarla arriva la
notizia della morte di Iana durante il viaggio.
La tragica ombra di Caterina suicida chiude lo spettacolo.
Le scene di Salvo
Manciagli, perfettamente adeguate al testo, mostrano l’interno di una casa
ricco-borghese. I costumi di Dora Argento e
le musiche Massimiliano Pace completano lo spettacolo.
La regia di Guglielmo Ferro
guida la scena in modo sempre preciso ed attento
Gli attori sono tutti bravi nel raccontarci il personaggio assegnato
e tra di loro spicca Enrico Guarneri capace di esprimere esattamente gli
atteggiamenti, ora antichi ora moderni, che il personaggio dell’anziano “siciliano”
deve assumere per reagire ai drammatici fatti che lo vedono coinvolto.
Tanti applausi a scena aperta e tante chiamate a fine
spettacolo per una serata ed una narrazione di 60 anni fa che sembra lontana
qualche secolo …o forse no?
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