SALVE

SALVE e BENVENUTI!

"Una volta che avrete imparato a volare, camminerete sulla terra guardando il cielo, perchè è lì che vorrete tornare" Leonardo


Mandate una mail a attilio.romita@gmail.com se desiderate essere sempre aggiornati sulle novità! @AAROMITA


mercoledì 20 febbraio 2019

al teatro Quirino “La cena delle Belve” di Vahé Katchà traduzione V, Cerami, regia J. Sibre e V.. Acqua.


di Attilio A. Romita                                                              20 febbraio 2019 

Quando ho letto la nota introduttiva di questo spettacolo l’espressione filosofica “Homo homini lupus” mi è venuta subito in mente, cioè l’uomo perde la sua umanità quando è in situazioni di stress.
Non so come definire quest’opera perché non voglio svelarvi il finale: è commedia, tragedia, giallo e molto altro. In origine era localizzata in Francia con personaggi francesi, è stata spostata in Italia da uno scrittore di alto valore, Vincenzo Cerami, ed i personaggi hanno acquistato maggior vitalità perché sono persone che incontriamo tutti i giorni nella strada accanto.

L’azione si svolge ai tempi dell’ultima guerra mondiale in una città italiana occupata dall’esercito tedesco. Un gruppo di amici festeggia la padrona di casa quando, in un attentato, due ufficiali tedeschi sono uccisi in strada in un agguato. Intervengono le SS e la prevista rappresaglia militare prevede la condanna di 10 italiani per ogni tedesco se non si trova l’assassino. Il caso vuole che il Comandante SS sia un frequentatore della libreria del padron di casa e propone che la scelta dei due condannati richiesti sia fatta da tutto il gruppo di amici. La situazione è tragica ed è l’inizio di un drammatico “momento della verità”.
Questa occasione drammaturgica, in qualche caso realmente avvenuta, permette all’autore di raccontare come otto prototipi “normali” affrontano un momento di difficoltà e gli interpreti disegnano esattamente le tipologie assegnate.
Come nella locandina, li cito in ordine alfabetico.
Sofia, Marianella Bargilli, e Vittorio, Ruben Rigillo, sono gli ospiti che si trovano coinvolti in qualcosa più grande di loro e, in parte, si sentono responsabili della situazione.
Pietro, Francesco Bonomo, è un ex ufficiale italiano ora cieco per una ferita di guerra che è orgoglioso della sua menomazione e vorrebbe trovare il modo di reagire.
Andrea, Maurizio Donadoni, un pavido arricchito con la “borsa nera”, spera e prova a risolvere tutto con gli stessi mezzi che usa per accrescere la sua ricchezza.
Her Komandant Kaubach, Ralph Palka, è il Deus ex machina che con la sua proposta falso buonista dà inizio al tragico balletto.
Il Dottore, Gianluca Ramazzotti, è un debole vittima delle sue paure che lo spingono anche ad azioni disperate come scappare dalla finestra.
Vincenzo il professore, Emanuele Salce, è un umanista un po fuori tempo ed un po superiore ai tristi riti nei quali si trova coinvolto.
Francesca, Silvia Siravo, è una giovane donna piena di illusioni politiche che con le sue idee mette in pericolo non solo lei, ma anche i suoi amici.
Dall’incontro scontro di queste personalità nasce uno spettacolo coinvolgente che, con una trama quasi da giallo, tiene lo spettatore inchiodato alla sedia in attesa della soluzione finale.
L’opera ha un finale a sorpresa che non rivelo per rispetto agli autori, agli attori ed agli spettatori che la vedranno a Teatro.
Autore dell’opera è lo scrittore franco-armeno Vahé Katchà. Julien Sibre ha curato l’elaborazione drammaturgica che è stata poi tradotta ed adatta da Vincenzo Cerami
Le scene sono di Carlo De Marino, i costumi di Francesca Brunori, il disegno delle luci di Giuseppe Filipponio, la direzione tecnica di Stefano Orsini e i disegni animati e le proiezioni Cyril Drouin. La regia associata è di Julien Sibre e Virginia Acqua.
Sinceramente devo dichiarare che in molti momenti dello spettacolo mi sono domandato sulle mie reazioni in un momento simile.
Tanti applausi a fine spettacolo ed una speranza che in situazioni simili non ci si debba trovare mai.

Nessun commento:

Posta un commento