Si fa un gran parlare del Popolo della Rete come il vero
strumento democratico per la formazione delle idee, delle esigenze e delle
proposte di tutti i Cittadini.
Chi mi conosce sa che frequento da tanti anni la Rete e tutte
le sue, social e no, autostrade ed anfratti, ma non per questo mi sento più
importante o più influente dell’oltre 60% di miei concittadini che non
frequentano la Rete.
In Italia, come a molti è noto, esiste un forte digital
divide culturale, cioè la maggioranza reale dei nostri concittadini non
frequenta la Rete. Infatti consultando le statistiche ufficiali si rileva che
soltanto il 42% degli Italiani usa Internet e che la distribuzione degli
utilizzatori è fortemente centrata sugli utenti tra 15 e 40 anni. Tra l’altro
sono compresi tutti quelli che almeno una volta ogni 2-3 giorni usano internet.
Sulla base di questi numeri già si può rilevare che “il
campione statistico” è fortemente sbilanciato.
A questo punto mi sembra giusto chiedere: Chi è il Popolo
della Rete? Quale valore hanno le idee del Popolo della Rete reale?
Alla prima domanda mi sembra di aver risposto con i numeri
esposti sopra.
Premessa alla seconda domanda è l’assioma che tutti devono
poter esprimere le proprie idee usando tutti i mezzi leciti che conoscono.
Però è giusto dare ad ogni idea il suo valore e,
soprattutto, quanti condividono quell’idea perché, in un mondo realmente democratico,
contano i numeri e non il volume della voce di chi fa una proposta.
E allora perché questa, secondo me, sopravvalutazione del
peso delle idee che vengono dalla Rete piuttosto di quanto propongono Partiti,
Associazioni, Gruppi di Cittadini che usano solo i mezzi tradizionali e che
usano questi mezzi per conoscere e discutere le idee?
Perché gli strumenti tradizionali, quasi per eccesso di
masochismo, danno più peso ad un particolare Popolo della Rete che al loro uditorio
tradizionale?
Chiaramente queste mie riflessioni mi attireranno la
qualifica di vecchio, retrogrado, banale antinnovatore. Forse i
self-made-innovation-men potrebbero utilmente aiutare ad usare la rete
piuttosto che ghettizzare chi no la usa come inutili pesi per l’innovazione. Forse
occorre ricordare che l’educazione, cioè istruzione ed apprendimento, è
innovazione….il resto, per dirla con il poeta, è noia, cioè noioso blaterare
per sembrare moderni.
Attillio A. Romita
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