Oggi seguendo una trasmissione radio che parlava di strumenti di
Partecipazione Attiva alla vita democratica di una nazione, ho fatto alcune
riflessioni sul reale peso che oggi possono avere le cosiddette consultazioni
in rete.
Io penso che, in primo luogo, si debba fare una netta differenziazione
tra la capacità teorica di uno strumento e la reale possibilità di usarlo. In
secondo luogo occorre riflettere sulla validità della Democrazia
Rappresentativa come strumento di governo di una nazione o di un complesso di
nazioni.
L’attuale diffusione del WEB, e la rapidità con la quale può
essere posta in atto una consultazione generale, ci porterebbe a pensare che
sarebbe logico che il Governo/Parlamento, prima di emettere una legge, chiedano
il parere specifico al Popolo. La più banale critica è che non si farebbero più
aumenti di tasse e …tutto si fermerebbe. Ma a parte le battute semplicistiche
mi sembra sia ovvio pensare quanto utopistico sarebbe questo procedimento. E
per finire questa sarebbe la pietra tombale della Democrazia Rappresentativa
Parlamentare….ma questo è l’ostacolo minore.
C’è un ulteriore ostacolo a questa forma di consociativismo
totale. Alle ultime elezioni italiane hanno partecipato meno del 60% degli elettori
potenziali. Questa non partecipazione è realmente un fatto negativo rilevante perché,
a parte le 1001 giuste ragioni etico/politiche, significa che quasi metà dei
nostri concittadini non è interessato ad eleggere chi lo rappresenterà ….da
democrazia rappresentativa passiamo a emi-crazia rappresentativa. I popoli
hanno combattuto secoli per il suffragio universale ed ora praticamente ne
fanno a meno.
L’uso della rete come strumento di economico referendum
continuo è, attualmente, un falso ideologico in quanto, pur se teoricamente
rende possibile conoscere il parere di tutti, in pratica raccoglie soltanto le
idee di quelli che attualmente sono capaci di usare la Rete. In Italia questa
percentuale è attualmente intorno al 40% con una distribuzione statistica non
omogenea.
Le vestali della democrazia si sono strappate le vesti per
la bassa partecipazione alle elezioni normali ed ora pensano di resuscitare la
partecipazione con uno strumento utile, economicamente valido, ma falsamente
democratico.
Ben vengano strumenti come quelli che sta mettendo a punto
il Governo per una consultazione continua (www.partecipa.gov.it),
ma, al momento, valutiamoli come fonte di informazione e non come supporto
esclusivo di decisione.
La strada verso un uso diffuso, condiviso in modo statisticamente
valido e realmente utile è lunga e, sono sicuro che tra 10 anni questa mia
notarella sarà giudicata allo stesso livello informativo dei graffiti
primordiali.
Alcuni anni fa sostenevo che il nostro Digital Divide era
culturale e non strutturale per la carenza di banda trasmissiva. Nel corso degli
ultimi due-tre anni questa idea di Digital divide culturale si è fatta strada e
molti “esperti” cominciano a condividerla.
Attualmente l’uso della Rete, statisticamente, è territorio
dei più giovani e, molto limitatamente troviamo Senior che possono avere
esigenze di tipo diverso, facciamo in modo che ognuno possa trovare in rete
momenti di interesse specifico.
Tanto per esemplificare al massimo, la Rete deve essere un
punto d’incontro tra i giovani che vorrebbero avere campo libero per giocare a
palla e chi vorrebbe leggere tranquillamente seduto su una panchina.
Quando riusciremo a diminuire pesantemente il divario
culturale potremo battezzare la nuova forma di Democrazia Partecipativa WEB-Estesa.
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