Le parole SMART
CITY, da un paio di anni, sempre più frequentemente invadono i giornali ed i
discorsi delle persone ben informate ed ognuno ne da una descrizione diversa.
L’idea di questa nota è di tentare di fare un po di
chiarezza….chissà se riuscirò a diradare qualche nuvola?
Partiamo dalla parola inglese SMART che, a seconda del
contesto, può assumere, consultando vari dizionari on line, significati molto
interessanti come: accorto, arguto, arrogante, aspro, astuto, bello, brillante,
di moda, elegante, energico, furbo, impertinente, insolente, intelligente,
rapido, scaltro, sfacciato, spiritoso, sveglio, svelto, vigoroso, vivace.
Tutte queste traduzione aiutano a …confondere maggiormente
le idee. Continuando la ricerca ho trovato un articolo di Michele Vianello,
Direttore Generale di Vega Park (www.vegapark.ve.it)
ed ex vicesindaco di Venezia. In www.chefuturo.it/2013/05/michele-vianello
, Vianello dà la seguente definizione: “La Smart City è il luogo dove i dati di
diverse provenienze, mescolati tra di loro, genereranno valore sociale ed economico”.
E’ una definizione, quasi un tweeter, molto concisa ed
esatta di questo nuovo modo di organizzare e vivere le città moderne che
vogliono rispettare contemporaneamente l’umanità dei cittadini e l’economico
sfruttamento delle risorse.
Proviamo a “decodificare” la definizione.
Il fatto importante è che Smart City è un luogo reale dove
vivono persone reali che, usando tutte le informazioni che possono essere
raccolte usando i più diversi strumenti digitali e no, sono in grado di
rapidamente reagire con consigli, direttive ed azioni utili a facilitare la
vita e ridurre i costi.
Un piccolo esempio banale: il traffico urbano. Quante volte
ci capita di essere imbottigliati in un ingorgo stradale che ci fa perdere
tempo, pazienza e benzina. La soluzione abbastanza buona anche se non totale è
un sistema di rilevazione del traffico nei nodi importanti, l’optimum sarebbe
ad ogni incrocio, collegato ad una centrale operativa automatica che segnali ed
instradi il traffico su tracciati alternativi….chi poi non vuole seguire il
consiglio resterà imbottigliato!
Altro esempio: trasformare i rifiuti in risorse. La tecnologia
moderna ha messo a punto procedure e sistemi in grado di elaborare i rifiuti,
più o meno differenziati, per produrre i cosiddetti biogas cioè fonti di
energia alternativa facilmente sfruttabile. Questa tecnologia ha due aspetti
finanziari positivi: evita di pagare le strutture che provvedono all’incenerimento
puro e semplice e producono energia vendibile. Una Smart City prevede l’installazione
di questi stabilimenti industriali. Purtroppo la scarsa conoscenza, e talvolta,
interessi non esattamente onesti, diffondono false informazioni e pregiudizi
che possono essere riassunti nell’acronimo inglese NIMBY=Not In My BackYard
(Non nel mio giardino) e la comunità cos’ ha grandi perdite.
Questi due esempi mostrano che la SMART CITY non una
cattedrale nel deserto delle chiacchere, è solo un modo diverso di sfruttare in
modo intelligente, SMART appunto, le informazioni.
I cittadini, soprattutto la componente più giovane della
cittadinanza, è aperta alle nuove soluzioni. La politica, a tutti i livelli,
sembra favorevole ad una rapida evoluzione delle organizzazioni pubbliche. Ma
nonostante tutti questi fattori positivi il cambiamento stenta a procedere.
La mia interpretazione, che forse può apparire cattiva, è
che, soprattutto in ambito pubblico, tutti i livelli decisionali medio alti non
vogliono assumersi il rischio e la responsabilità di cambiare: è molto più
comodo e sicuro rimanere al riparo di vecchi schemi burocratici consolidati.
Per tutte queste persone SMART è l’acronimo di Soltanto Mantenere Antiche Regole Tradizionali.
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