Nei prossimi giorni cominciano in Italia i ben noti “saldi
di fine anno”, cioè il periodo nel quale i negozi di ogni genere e categoria
vendono a prezzi scontati quanto non sono riusciti a vendere nel periodo
precedente, soprattutto per rinnovare il loro assortimento.
Una trasmissione radio ascoltata questa mattina mi ha spinto
a scrivere questa …riflessione ignorante.
Una premessa opportuna: sono soltanto un “compratore normale”
e, tra amici e parenti, ho solo pochi e rarissimi commercianti.
La prima riflessione riguarda il “periodo dei saldi”: non si
capisce perché debba esistere una legge che definisce esattamente il periodo
nel quale il commerciante può riorganizzare il proprio negozio in un paese dove
il commercio libero è ammesso ed anche garantito,.
Questa regola è totalmente inutile, sciocca e contraria alle
regole normali del commercio. Infatti i
commercianti, giustamente, la superano con vari artifizi commerciali definendo
le vendite speciali non come SALDI, ma con fantasiose iniziative come SCONTI “per
il Santo Patrono” o per “la nascita del figlio”, oppure come OUTLET, oppure con
il passaparola tra i clienti o con informazioni per posta.
La seconda riflessione riguarda gli articoli pubblicati su
giornali o le trasmissioni radioTV dedicate alla “protezione del Cliente”.
La trasmissione ascoltata stamane ne è un esempio. Una
valida giornalista, che si occupa giornalmente di economia, intervistava
esperti legali e rappresentanti di associazioni per la difesa del consumatore. Il
tema era sempre il seguente: come fa il Cliente a proteggersi dagli imbrogli
che i saldi contengono, quasi per definizione.
L’idea che un ascoltatore occasionale trae dai commenti ascoltati
è che tutti i Clienti sono dei poveri deficienti da proteggere contro una
accolita di commercianti malfattori che li imbrogliano con offerte truffaldine
e falsi sconti.
Io, come rappresentante del compratore medio, mi sono
sentito insultato da questa rappresentazione e la stessa sensazione dovrebbero
averla i commercianti normali.
Forse è giunto il momento di crescere un poco. Forse è
giunto il momento di pensare che libero commercio significa libertà di vendere
e di acquistare secondo le regole del libero mercato: io vendo come ritengo più
opportuno farlo; io compro secondo le mie disponibilità e scelte personali.
Secondo me anche questa piccola libertà di comportamento
rientra nelle regole della democrazia reale secondo le quali lo stato (non mi
sono sbagliato ad usare la lettera minuscola) non deve considerare i propri
cittadini come un genitore sfortunato tratta un propri figlio disadattato o
diversamente capace.
E voi che ne pensate?
Nessun commento:
Posta un commento