L’informatica mette a disposizione una gran massa di
strumenti per gestire molti dei processi operativi che le donne e gli uomini
sono chiamati ad eseguire.
“processi operativi” sono le attività pratiche che si devono eseguire per attuare i “processi
intellettuali” che, invece, sono propri dell’intelligenza umana. Per
esemplificare si può dire che serve l’intelletto di Dante Alighieri per
concepire e sviluppare la Divina Commedia, servono poi una serie di operazioni
meccaniche che, nel corso dei tempi, sono andate dall’opera degli amanuensi
medievali ai moderni supporti informatici.
Quando si parla di informatizzazione e digitale è importante
tener sempre ben presenti questi due aspetti che, con una locuzione popolare, possiamo
chiamare la mente ed il braccio. Nel seguito di questa nota farò riferimento
sempre al “braccio”, lasciando a discipline più elevate e complesse l’analisi
della “mente”.
Per evitare incomprensioni ritengo sia giusto precisare che
nella normale pratica strumenti digitali, strumenti informatici, strumenti per
la smaterializzazione e simili identificano lo stesso tipo di mezzi capaci di
aiutare lo sviluppo con strumenti informatici di un processo che comunque deve
essere guidato dalla mente umana.
Come per tutti gli strumenti, anche per l’informatica
occorre apprenderne l’uso prima di poterla efficacemente usare.
Gli strumenti di elaborazione dell’informazione sono
realisticamente nati da poco più di 40 anni quando sono stati realizzati i
primi veri computer per uso non specialistico basati su un piccolo strumento
magico, il microprocessore, inventato da un italiano: Federico Faggin. Ma questa possiamo considerarla la preistoria …la
storia vera inizia molto più recentemente, circa 20 anni e coincide con lo
sviluppo dei Personal Computer e della Rete che come una grande ragnatela, il
WEB, avvolge tutto il mondo.
Su questo veloce treno in corsa alcuni sono saliti alla
partenza; i nuovi nati, i digital native, sono riusciti in modo più o meno
avventuroso a salirci alla partenza, ma senza capire bene da dove veniva e dove
andava; i meno giovani hanno dovuto imparare a loro spese, e con più o meno
fortuna, a convivere ed utilizzare questi strumenti.
Forse è giunto il momento di mettere un po d’ordine in
questo percorso di apprendimento per recuperare parte di quella strada che il
nostro treno ha percorso: dobbiamo tentare di diminuire il digital divide, cioè
la differente cultura digitale, che affligge molta parte della popolazione ( in
Italia oltre il 50% ).
Un importante settore nel quale occorre agire è la scuola
dove devono essere create le basi di questa nuova grammatica e sintassi.
Per quanto riguarda la scuola, dall’infanzia all’università,
credo si debba esaminare il problema da almeno tre punti di vista:
1.
Strumenti di tipo amministrativo e capacità di
usarli (per esemplificare il cosiddetto Registro Elettronico)
2.
Strumenti di tipo didattico e capacità di usarli
cioè il cosiddetto e-book inteso come uno strumento multimediale da vivere
creandolo ed aggiornandolo con quanto utilmente reperibile i rete.
3.
Strumenti di apprendimento ed aggiornamento dei
docenti per metterli in grado di proficuamente usare ed insegnare l’uso degli
strumenti elencati in precedenza.
Non voglio fare una classificazione d’importanza o temporale
di questi tre processi di sviluppo ed apprendimento, ma appare evidente il
valore che hanno gli “Strumenti di apprendimento ed aggiornamento dei docenti”
nell’evoluzione del processo di costruzione di quella che sarà la Cittadinanza
digitale.
Attualmente è in elaborazione presso la autorità per la
Agenzia per l’Italia
Digitale (AGID) il “Piano Nazionale per la Cultura, la Formazione
e le Competenze Digitali” e che dovrà essere lo strumento per la costruzione di
una vera cittadinanza digitale.
In una successiva nota proverò ad entrare in dettaglio su i
tre temi relativi alla scuola.
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