Il mondo attuale, cioè l’insieme di tutte le attività che si
svolgono nell’insieme globalizzato di donne ed uomini, è giusto che utilizzi al
meglio i servizi che l’informatica e le telecomunicazioni, ICT, mettono a
disposizione. In una parola di “digitale” sono intrisi tutti i processi che
utilizziamo per la nostra attività e, aggiungerei, per la nostra vita.
La nostra vita quotidiana è sempre più piena di antichi
vocaboli cui è stata premesso e- ad
indicare una attività svolta con il supporto del “digitale”.
Il digitale” è costruito e mantenuto dalle persone che hanno
le competenze per farlo che devono essere formate ed indirizzate in modo
corretto ed omogeneo per rispondere alle esigenze della comunità e dell’industria
“digitale”.
La stima numerica della richiesta di specializzati è alta,
ma è anche alta la stima numerica di persone, specializzate in altri settori,
che abbiano anche una buona competenza del “digitale”. Da questo doppio stimolo
propositivo nasce la necessità di sviluppare una cultura “digitale” sin dalle
prime classi della scuola.
Il percorso scolastico “normale” all’inizio fornisce una
base di conoscenza comune per poi specializzarsi nei gradi superiori ed all’Università
Il “digitale” deve seguire un analogo sviluppo e soprattutto
ai livelli più alti deve seguire regole comuni quantomeno all’Europa.
Lo eCF,
come dichiarato nella prima pagina della sua documentazione “The European e-Competence Framework (e-CF)
provides a reference of 40 competences as required and applied at the
Information and Communication Technology (ICT) workplace, using a common
language for competences, skills and proficiency levels that can be understood
across Europe.” è esattamente lo strumento che permette un dialogo commune.
Lascio volutamente questa citazione in inglese perché in
questo mondo sempre più globalizzato la lingua inglese è fattore di
interscambio ormai consolidato.
Tutto quanto finora detto sarà tra venti anni una
consolidata strategia formativa ed una normale prassi industriale. Al momento
siamo chiamati a rincorrere questo treno che ha iniziato la sua corsa da alcuni
anni e sul quale non siamo riusciti a salire nelle fermate precedenti.
La Scuola, di ogni ordine e grado, deve essere messa in
grado di reagire. Per le classi inferiori sarà sufficiente un percorso rapido
per raggiungere una competenza di base; in questa ottica si rivelerà molto l’utilizzo
di strumenti “digitali” di supporto alla didattica. Man mano che si sale verso
le classi superiori occorrerà prevedere l’inserimento di materie specialistiche
o un uso più intenso di strumenti “digitali” per la didattica tradizionale.
In un mondo normale ed equilibrato deve verificarsi che
teoria e pratica abbiano percorsi che si incontrano. L'industria, di ogni ordine
e grandezza, ha già chiaramente percepito che il supporto delle tecniche “digitali”
è necessario per stare sul mercato e quindi cerca di acquisire competenze in
questo campo.
Lo strumento eCF potrebbe essere il linguaggio comune che fa
colloquiare produttivamente Scuola ed Impresa. Perché ciò accada è però
necessario che l’Impresa adegui la descrizione delle sue richieste ad un
linguaggio specialistico comune e condiviso che permette una adeguata
valutazione delle competenze.
60 anni fa esistevano qualifiche descritte dalla
combinazione più varia delle parole CapoCentro, Analista, Programmatore,
Operatore, Pannellista e …..passante con il cappellino verde.
Ora è il momento degli specialisti che sappiano fare e di
persone che si riferiscono al “digitale” come un vero fattore di vincita e non
come un veleno ottocentesco.
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