Oggi ero al convegno OPEN SOURCE DAY 2014 organizzato da RED
HAT e mentre ascoltavo interessanti interventi la mia mente, come mi succede
spesso, tentava di legare i concetti espressi con la interpretazione che
"l'uomo comune" poteva dare alle parole che li esprimevano.
Iniziamo dalla parola OPEN che viene usata in molti contesti
e che viene molto spesso intesa come gratuito. Deve essere ben chiaro che OPEN
significa semplicemente strumento disponibile a tutti senza oneri nella sua
forma base che deve essere poi abilitata all'uso specifico.
Caratteristica specificata dello OPEN è che la soluzione
specializzata ė perfettamente nota a chi ha realizzato la specializzazione, e quindi ė falso messaggio che OPEN rende indipendente
dal provider industriale.
Nel caso della PA le considerazioni da fare sono molto più
delicate. Un primo (pre)concetto, comune a molti personaggi PA sopratutto
periferici, è che le esigenze proprie di ciascuno sono diverse da quelle dei
colleghi che fanno lo stesso mestiere nel paese accanto. Ė quasi ovvio che
questa idea, con la piú benevola delle interpretazioni, è solo difesa del
proprio giardinetto.
Sino a prova contraria e sin quando l'Italia sarà un unico
stato, le regole del gioco sono comuni a tutti , dal più piccolo comune alla
più grande città. E questa affermazione
deve essere sempre tenuta presente .... malgrado tutto.
Come potrebbe essere sfruttato il concetto OPEN nella PA?
Considerazione "semantica": dal CAD (Codice
Amministrazione Digitale) di 10 anni fa in avanti è stata usata la parola RIUSO
che ha indotto false considerazioni ed interpretazioni. Sarebbe stato meglio
usare la parola CONDIVISIONE, cioė sviluppo condiviso di una soluzione basata
su minicomponenti OPEN ed adattata da un gruppo di lavoro esteso per renderla
adeguata al servizio nella PA in tutte le sue estensioni operative.
Agendo in questo modo la condivisione diventa possibile
senza che nessuno possa vantare jus primae noctis e possa chiedere prestazioni
economiche per usarla.
Se si riesce a far accettare il criterio dello sviluppo e
dell'uso condiviso non solo si arriva a prodotti industrializzati, ma, soprattutto si ottengono risultati economici
notevoli.
Ma non sono i soli valori economici ad essere ottimizzati.
Attualmente la AGID sta portando avanti progetti che
implicitamente prevedono una centralizzazione condivisa dei dati anagrafici dei
cittadini italiani. La più ovvia delle soluzioni è di registrare questi dati in
un unico contenitore cui possono accedere, con una unica applicazione, tutti
quelli che sono autorizzati ad accedervi. Questo modo di agire è tecnicamente possibile, offre un livello di
sicurezza e privacy elevato quanto si vuole. Quale è l'ostacolo .....8000
piccoli DP manager che vogliono difendere il loro piccolo potere e
proditoriamente diffondono pericoli inesistenti. E a loro si associano tanti
falsamente tecnici giuristi che fanno troppa fatica per aggiornarsi ...o forse
non vogliono fare questo sforzo.
In conclusione gli strumenti per il cambiamento ci sono
tutti, il possibile risparmio economico è una certezza, la sicurezza e la
privacy sono garantite ...perchè non si attua?
Qualcuno dirà che ho
in odio i dirigenti della PA ....è vero odio quelli riconoscibili come
BURUSAURUS REX che si ciba di codicilli astrusi, ama i bolli tondi e non
conosce la responsabilità di cambiamento.
Ma forse qualcosa cambierà!
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