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venerdì 7 novembre 2014

PA, informatica, condivisione, cloud, open source ....semantica e realtá.

Oggi ero al convegno OPEN SOURCE DAY 2014 organizzato da RED HAT e mentre ascoltavo interessanti interventi la mia mente, come mi succede spesso, tentava di legare i concetti espressi con la interpretazione che "l'uomo comune" poteva dare alle parole che li esprimevano.

Iniziamo dalla parola OPEN che viene usata in molti contesti e che viene molto spesso intesa come gratuito. Deve essere ben chiaro che OPEN significa semplicemente strumento disponibile a tutti senza oneri nella sua forma base che deve essere poi abilitata all'uso specifico.
Caratteristica specificata dello OPEN è che la soluzione specializzata ė perfettamente nota a chi ha realizzato la specializzazione,  e quindi ė falso messaggio che OPEN rende indipendente dal provider industriale.
Nel caso della PA le considerazioni da fare sono molto più delicate. Un primo (pre)concetto, comune a molti personaggi PA sopratutto periferici, è che le esigenze proprie di ciascuno sono diverse da quelle dei colleghi che fanno lo stesso mestiere nel paese accanto. Ė quasi ovvio che questa idea, con la piú benevola delle interpretazioni, è solo difesa del proprio giardinetto.
Sino a prova contraria e sin quando l'Italia sarà un unico stato, le regole del gioco sono comuni a tutti , dal più piccolo comune alla più grande città. E questa affermazione  deve essere sempre tenuta presente .... malgrado tutto.
Come potrebbe essere sfruttato il concetto OPEN nella PA?
Considerazione "semantica": dal CAD (Codice Amministrazione Digitale) di 10 anni fa in avanti è stata usata la parola RIUSO che ha indotto false considerazioni ed interpretazioni. Sarebbe stato meglio usare la parola CONDIVISIONE, cioė sviluppo condiviso di una soluzione basata su minicomponenti OPEN ed adattata da un gruppo di lavoro esteso per renderla adeguata al servizio nella PA in tutte le sue estensioni operative.
Agendo in questo modo la condivisione diventa possibile senza che nessuno possa vantare jus primae noctis e possa chiedere prestazioni economiche per usarla.
Se si riesce a far accettare il criterio dello sviluppo e dell'uso condiviso non solo si arriva a prodotti industrializzati, ma,  soprattutto si ottengono risultati economici notevoli.
Ma non sono i soli valori economici ad essere ottimizzati.
Attualmente la AGID sta portando avanti progetti che implicitamente prevedono una centralizzazione condivisa dei dati anagrafici dei cittadini italiani. La più ovvia delle soluzioni è di registrare questi dati in un unico contenitore cui possono accedere, con una unica applicazione, tutti quelli che sono autorizzati ad accedervi. Questo modo di agire è  tecnicamente possibile, offre un livello di sicurezza e privacy elevato quanto si vuole. Quale è l'ostacolo .....8000 piccoli DP manager che vogliono difendere il loro piccolo potere e proditoriamente diffondono pericoli inesistenti. E a loro si associano tanti falsamente tecnici giuristi che fanno troppa fatica per aggiornarsi ...o forse non vogliono fare questo sforzo.
In conclusione gli strumenti per il cambiamento ci sono tutti, il possibile risparmio economico è una certezza, la sicurezza e la privacy sono garantite ...perchè non si attua?
Qualcuno dirà  che ho in odio i dirigenti della PA ....è vero odio quelli riconoscibili come BURUSAURUS REX che si ciba di codicilli astrusi, ama i bolli tondi e non conosce la responsabilità di cambiamento.

Ma forse qualcosa cambierà!

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