La recente approvazione della legge sulla responsabilità
civile dei magistrati e le proteste dei giudici mi hanno spinto ad alcune
riflessioni sicuramente di scarso valore giuridico e politico, ma che l’uomo
della strada fa anche se talvolta con scarso spirito illuminato.
In un mondo ideale è giusto che il magistrato risponda solo
alle leggi e, nell’esecuzione delle sue funzioni, non deve essere intimorito
dalla “minaccia del potente” o dalla paura di sbagliare. E’ questo il principio
guida che deve vigere in uno stato moderno, libero e democratico.
In un mondo reale le cose vanno in modo leggermente diverso.
Per evitare qualsiasi incomprensione dichiaro che è giusto che l’errore
giudiziario in buona fede non debba avere alcun effetto sul magistrato come
uomo, professionista e difensore della legge.
Eliminato, spero, qualsiasi preconcetto sulla corretta, o
non esatta, amministrazione della giustizia mi sembra opportuno ricordare
alcune esemplificazioni che dovrebbero indurre qualche riflessione.
Negli ultimi tempi il mondo della stampa si è mosso contro
una abitudine di “presunti colpevoli” di
citare per diffamazione il giornalista chiedendo risarcimenti milionari.
Proviamo a riflettere esaminando la questione dai due punti
di vista.
Il giornalista dice: devo poter dare notizia di crimini
senza correre il rischio …di veder fallito il giornale per il quale lavoro. Ma
molte volte lo stesso giornalista dimentica quanti falsi condizionali ha usato,
quante supposizioni tra le notizie ha messo. Riflessione nascosta: tanto chi
accusa avrà forse ragione legale tra 10 anni ed io posso continuare a fare
scoop….poi Dio provvede.
L’accusato dice: devo difendere la mia onorabilità e l’unico
sistema legale è accusare chi mi diffama e togliergli la voglia di continuare.
Inoltre, anche se fossi colpevole, l’azione legale copre di un velo d’innocenza
la mia colpa e …tra 10 anni …Dio provvede!
La soluzione: una giustizia rapida ed onesta che, come suo
compito, dirime rapidamente la questione e chi è colpevole paga.
Altro esempio: lo “accanimento giudiziario”, termine mutuato
da “accanimento terapeutico” cioè il non voler smettere cure anche invasive
quando è chiara la situazione senza ritorno del malato.
Nel nostro caso l’accanimento è il voler continuare ad
indagare per giustificare un impianto accusatorio che non ha appigli nella
realtà. Questo tipo di accadimento non deriva sempre da azioni dirette del
magistrato, in certi casi sono i legali di parte che la tirano in lungo per
ritardare una sentenza. In ambedue i casi però è il magistrato, cioè il
testimone della legge, che deve saper guidare le azioni per evitare storture e
ritardi.
Nei tre esempi che ho descritto la colpa della giustizia è
sempre di operare con lentezza. Ho usato la parola Giustizia perché in tutti i
processi è il Magistrato che deve “guidare” il processo, mentre gli altri
attori fanno il loro mestiere.
Ma dicono in genere i Magistrati: siamo in pochi e oberati
di lavoro e quindi non possiamo essere più veloci. Ma come si spiega che in
Italia esistono organi di giustizia dei vari gradi che sono rapidi e veloci ed
altri che sono estremamente lenti.
Negli ultimi giorni un fatto esemplare che giustifica l’editto
di conferma della responsabilità civile dei magistrati: un personaggio illustre
ha avuto un rimborso di 40.000 euro perché un magistrato rampante lo aveva
tenuto in galera per vari giorni. Quello stesso magistrato aveva sparato accuse
al vento contro personalità politiche: tutte le accuse non sono neppure
arrivate al processo e quel “magistrato” lavora ancora in ambito giudiziario. Non
voglio ricordare altri esempi di magistrati “in carriera” che hanno sparato al
vento….almeno loro hanno cambiato mestiere.
Guardiamo allora questa legge sulla responsabilità civile
dei magistrati come uno strumento premiante per tutti i giusti della società civile
dove ognuno svolge lealmente il suo compito. La garanzia che ciò accada
realmente è solo una giustizia veloce ed efficiente la cui difesa ed indipendenza
è garantita dalle informazioni che viaggiano velocemente e non da archetipi
protostorici.
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