In questi giorni, maggio
2015, sta per essere discussa in Parlamento la contestata proposta di legge che
va sotto il titolo “Buona Scuola”.
Molti sono gli
argomenti che compongono questo provvedimento ed altrettante se non di più sono
le contestazioni da parte dei diretti interessati cioè le persone che a vario
titolo e con varie responsabilità operano direttamente nelle scuole italiane.
Per cominciare vorrei
fissare alcune “condizioni al contorno” per evitare incomprensioni ed
interpretazioni che possono andare oltre le mie idee che vorrebbero essere solo
spunti di riflessione e non verità assolute.
Prima riflessione
politica: non ho votato Renzi, ma condivido il suo modo di proporre e
governare: un nuovo provvedimento si propone, si discute per un tempo FINITO e
poi si vota: se la maggioranza, come è previsto dalle regole della democrazia
rappresentativa, lo approva, il provvedimento diventa legge e deve essere
applicato.
Seconda riflessione
pratica: il Mondo Scolastico Italiano è arrivato ad una situazione di non
ritorno accumulatasi negli anni e la punta dello iceberg è la moltitudine di “possibili
professori” cioè tutti quei laureati che si sono illusi di poter diventare
docenti perché hanno partecipato ad un concorso che li ha abilitati ad esser
docenti. Io non credo che in nessun bando si parli di “cattedra garantita”. Purtroppo
in molti anni il problema è cresciuto immensamente e, per non prendere mai
soluzioni drastiche si è incancrenito ….umanamente sono con loro, ma siamo ad
un punto di non ritorno e solo soluzioni drastiche sono possibili.
Terzo spunto di
riflessione per i “precari”: le Università italiane laureano annualmente
centinaia di giovani in ingegneria e giurisprudenza. Molti di loro superano
anche il concorso statale di abilitazione alla professione di ingegnere o
avvocato e …molti di loro, purtroppo, si contentano di fare lavori diversi e di
livello inferiore quando non trovano un incarico adeguato al loro titolo. Domanda
ignorante: perché per i “possibili professori” devono valere leggi diverse?
Quarta riflessione …questa
volta veramente ignorante: perché il principio generale della valutazione della
qualità e del premio del merito, che vale in qualsiasi settore del vivere
civile, sembra così inviso ai “professori”?
Io credo che una
valutazione, la più onesta possibile, sia necessaria per premiare le scuole, ed
i professori, meglio classificate e per stimolare quelle più arretrate.
Comincio tentando di
identificare le caratteristiche del problema. Ogni scuola deve essere
considerata come una piccola o media impresa in grado di erogare un servizio. Certamente
è molto difficile e complesso stabilire dei criteri oggettivi di valutazione
per una attività così delicata come l’educazione dei giovani, ma, d’altra
parte, si deve trovare una quadratura possibile.
Ma, dirà qualcuno, le
condizioni in cui operano le varie scuole sono diverse e chi opera in aree più
disagiate avrà valutazioni scarse che possono anche peggiorare la situazione. E’
vero, ma sarà proprio la valutazione a creare le condizioni per esaminare
queste situazioni di disagio e per favorire eventuali azioni di maggior supporto.
A questo punto è opportuno
entrare nel merito dei “criteri di valutazione”. Io credo che il mandato
principale della scuola sia di fornire “istruzione” agli studenti, cioè di
fornir loro nozioni e capacità che li aiutino nel corso della loro vita …in
soldoni quello che una volta era definito, in modo riduttivo, ma chiaro, come “leggere,
scrivere e far di conto”.
La “quantità di
istruzione” erogata e recepita può essere valutata attraverso una serie di
prove pratiche (un tempo si chiamavano compiti in classe, ora verifiche) capaci
di misurare quanta istruzione …è entrata nelle teste dei discenti.
Sorge ora il problema
di “costruire” prove pratiche che siano oggettive e che permettano di
confrontare realtà complesse e dalle mille sfaccettature. E’ sicuramente
difficile convincere che dei criteri meccanicistici basati su quiz sono giusti
anche per una scuola fondamentalmente umanistica come la nostra realtà italiana,
ma è questa la strada maestra per delle valutazioni sufficientemente oggettive
e deve essere accettata: le cosiddette prove INVALSI vanno proprio in questa
direzione.
Molte critiche e
discussioni filosofiche hanno colpito le prove INVALSI nel merito e nello
spirito.
La critica più comune,
e forse la meno importante, è: non è possibile valutare la “ISTRUZIONE” con
metodi da “Lascia e Raddoppia”. La risposta è che importante la valutazioni dei
risultati e che questa non può non basarsi su valori ben definiti e comuni a
tutti.
Seconda critica
riguarda l’unicità delle prove che sono legate soltanto al “livello scolastico”
e sono indipendenti dalla tipologia della scuola. In pratica esiste una prova
unica per gli studenti “della stessa età” che frequentano tipi di scuole
diverse. Anche in questo caso la critica non è giusta in quanto le
classificazioni finali sono sempre differenziabili in funzione della collocazione
della scuola e quindi sono possibili confronti basati su parametri differenti
come per esempio scuole cittadine e scuole rurali oppure scuole di aree ricche
e scuole di aree povere. E’ importante notare che queste classificazioni
differenziate sono utili per prendere provvedimenti di supporto, ed anche di
punizione, per scuole in difficoltà o non all’altezza.
Per esemplificare:
forse qualche provvedimento deve essere preso se i risultati della Scuola CAIO
sono nettamente inferiori ai risultati della Scuola TIZIO ed ambedue sono nei “quartieri
buoni” di grandi città.
Oppure è forse il caso
di premiare i docenti della Scuola Verdi situata in un quartiere di non buona
fama e che ha risultati buoni in assoluto.
Altra ipotesi: c’è
qualcosa da indagare se un dirigente scolastico valuta ottimi tutti i suoi
collaboratori, poi le prove INVALSI di quella scuola sono negative. Ovviamente
vale anche il viceversa.
Tutte queste
valutazioni differenziate possono anche essere fatte su base “discorsiva”, ma
sicuramente acquistano maggior valore se giustificate da qualche fattore
numericamente identificato.
Quale è la conclusione
di queste riflessioni? Io sarei soddisfatto se questa nota fosse letta a mente
fredda ed ispirasse qualche positivo “pensierino nascosto”.
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