In questi giorni, fine
marzo 2015, l’ultimo Direttore di AGID (Agenzia per l’Italia Digitale) ha dato
le dimissioni dal suo incarico forse perché, ma è una mia impressione, non
riusciva a portare avanti tutte le azioni, anche di semplice buonsenso, che potevano
aiutare l’Italia a migliorare il suo stato di “comunità digitale”.
La notizia, a caldo,
mi ha spinto a scrivere qualche rapido twitter illustrato dalla immagine qui a
lato e commentato così: IL Burusaurus Rex ha fatto un’altra vittima!
Una chiaccherata con
un mio amico e collega con il quale abbiamo condiviso una lunga esperienza
lavorativa mi ha spinto a scrivere questa nota per meglio chiarire alcune mie
convinzioni e, fatto più importante, mettere sul tavolo considerazioni, che
spero condivisibili ed utili per aprire un percorso reale verso l’innovazione.
Per cominciare cerco
di definire il Burusaurus Rex. Nel 2009, in un commento su InnovatoriPA mi
inventai il Burusaurus Rex come il il prototipo dell'amministratore pubblico
"antiquato" che si ciba di bolli tondi e codicilli ....tanto
pantalone paga.
In un mio post Pa e Informatica ho meglio specificato: “ Qualcuno dirà che ho in odio i dirigenti della PA ....è
vero odio quelli riconoscibili come BURUSAURUS REX che si ciba di codicilli
astrusi, ama i bolli tondi e non vuole condividere la responsabilità di
cambiamento.
Purtroppo, (ForumPa
2010), “l'onnivoro BURUSAURUS REX fagocita uno dopo l'altro tutti quelli che
pensa possano dargli fastidio. Io sono un ottimista, prima o poi troveremo il
suo punto debole e ....ne faremo quello che merita Ma anche oggi il Burosaurus
Rex ha vinto e l’unica azione che continuerà ad avere valore sarà la non
applicazione di qualsiasi spinta innovativa che possa turbare la consuetudine
millenaria”.
Spero di esser
riuscito a dare una chiara immagine di quello che identifico come il vecchio
dittatore della Repubblica Burocratica d’Italia (RBI).
Criticare è facile,
identificare il male ha qualche difficoltà, scrivere la cura è sicuramente cosa
non facile, applicare la cura se il malato non vuole è impossibile.
Ma nonostante tutto
andiamo avanti nella ricerca di una soluzione visto che non c’è niente di più
testardo di un informatico …vecchio stampo.
L’esperienza ci dice
che il miglior sfruttamento che si può fare di uno strumento informatico è di
usarlo per la maggior quantità di dati ed utenti che “hanno le stesse
necessità”. Nella RBI abbiamo scoperto che per
rispettare le stesse leggi nazionali sono state scritte centinaia di procedure
e programmi con le stesse funzioni e, ciascuno, con qualche errore diverso.
Allora un benemerito Ministro disse: “Tutti devono riusare le soluzioni
esistenti”, qualche ente regionale o amministrazione locale mise a disposizione
il proprio software, ….ma nessuno si è fidato del vicino e sono così
proliferate soluzioni, centri elaborazione dati e piccoli complessi hardware
che hanno dato lavoro a tanti abitanti della RBI.
A questo punto ci
troviamo ad un bivio concettuale terribile: unificare i diecimila CED in pochi
poli centrali oppure obblighiamo i diecimila CED ad usare lo stesso software
per le stesse funzioni che, visto che la
RBI è unica, sono regolate dalle
stesse leggi.
Ma in ambedue i casi dovremmo
mandare a spasso quasi tutto il personale di quei diecimila CED e della Società
di Servizi che le alimentano. E chi si vuole assumere questa responsabilità?
In questa intricata
situazione l’unico che si trova bene è il Burusaurus REX, l’infaticabile
conservatore dell’immutabilità che si inventa di tutto perché,
gattopardescamente “tutto cambi restando immutabilmente lo stesso”.
Dal 1992 ad oggi si
sono susseguiti, con vario nome, 5 CAD (codici dell’amministrazione digitale)
e, negli stessi anni si sono succedute con vario nome gli enti pubblici che
avrebbero dovuto attuare praticamente quei CAD.
Una malintesa
indipendenza dal bieco potere centrale ha peggiorato la situazione e, solo
recentemente è stata fortunatamente limitata una indipendenza regionale nella
scelta di processi e strumenti informativi.
Torniamo quindi
all’inizio di questa nota con delle domande: Quale AGID vogliamo perché ci sia
una era innovazione? Quali strumenti dobbiamo dare ad AGID perché riesca ad
avere il potere reale di imporre le soluzioni? La politica vuole realmente
uccidere la vacca grassa informatica che alimenta 10000 entità locali che
distribuiscono soldi?
Ed infine la domanda
madre di tutte le domande: La politica è in grado di prendere ed applicare
delle soluzioni che a medio lungo termine potrebbero essere positive, ma che a
breve hanno un impatto traumatico su coloro che i rappresentanti locali della
politica eleggono?
Purtroppo chi ha le
ricette non gli strumenti e chi ha gli strumenti si guarda bene dall’applicare
quelle ricette …e tutti vissero infelici e scontenti!
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