di Attilio A. Romita 3 febbraio
2016
Ieri sera al Quirino di Roma un’opera classica in allestimento
moderno. Moliere ha scritto quest’opera nel 1665 con il titolo “Don Giovanni o
Il Convitato di Pietra”. è possibile qualificarla come la tragicommedia di un
libertino che, alla fine, cede al Convitato di Pietra cioè cade sotto il peso di
una coscienza forse ritrovata e si perde definitamente.
Moliere ha tratto lo spunto per il
suo Don Giovanni dal canovaccio di Tirso Molina, “El Burlador de Sevilla y
Convidado de Piedra”.
Don Giovanni rappresenta il
libertino tipico, oggi lo definiremo play boy, che ama corteggiare, conquistare
e lasciare le donne senza che la sua coscienza sia minimamente scalfita da
eventuali conseguenze e drammi che lascia dietro di se.
Sulla scena contraltare a Don
Giovanni è il suo servitore Sganarello che impersona la saggezza popolare che
prova a raccomandare al suo padrone atteggiamenti meno spregiudicati, ma è
inascoltato da chi non vuole ascoltare.
Le cose viaggiano verso un
drammatico finale quando Don Giovanni si illude di poter essere spregiudicato
nei riguardi di Dio, il Convitato di Pietra, e lo sfida ritenendosi capace di
sedere da pari a pari alla sua mensa che però si rivela la sua perdizione
eterna.
In scena Preziosi rappresenta
perfettamente il personaggio talvolta lezioso, altre volte morbido ed
avvolgente, altre volte dispotico padrone. Interessante è il colloquio tra Don
Giovanni ed il Padre: Preziosi cambia voce ed atteggiamenti interpretando
contemporaneamente padre e figlio …sembra proprio che in scena ci siano due
personaggi.
Altra scena interessante è la
dimostrazione che Don Giovanni dà a Sganarello di come irretire ed imbrogliare con
grazia il suo creditore, l’ebreo signor Domenica, che, venuto per riscuotere un
credito, va via senza soldi, ma contento delle profferte di amicizia di Don
Giovanni. Sganarello tenta di imitarlo subito dopo, ma la classe non è acqua.
Tommaso Mattei ha curato la
traduzione e una trascrizione in chiave più moderna. Dichiara Mattei nelle sue
note sull’adattamento “….una commedia
irresistibilmente atipica rispetto alla vasta produzione del commediografo
francese, una tragedia quasi Shakespeariana con una trama apparentemente poco
lineare, e personaggi e caratteri in apparenza incredibilmente distanti fra
loro. In questo nuovo adattamento ci si è proposti, in linea con
l’allestimento, di realizzare un copione dal carattere spiccatamente
“postmoderno” e cinematografico,…”.
Lo spettacolo è in due atti. Nel primo
prevalgono i toni leggeri svolti anche con azioni tipiche del balletto. Nel
secondo i toni si fanno più seri e la commedia si avvia ad essere dramma.
La scenografia è essenziale, ricorda
un po’ l’impressionismo tedesco e si articola su una serie di fondali
intercambiabili che simulano perfettamente l’ambientazione della scena
corrente.
Alessandro Preziosi è Don Giovanni
ed ha curato la regia dello spettacolo. Nando Paone è Sganarello: bravissimo e che
a fine spettacolo ha raccolto molti applausi personali. Lucrezia Guidone è
Donna Elvira; Matteo Guma è Don Carlos, Ragotin e Ramon; Roberto Manzo è Gusman,
Don Alonso e il Signor Domenica; Daniele Paoloni è Francisco e Pierino; Maria
Celeste Sellitto è Carlotta e lo Spettro e Daniela Vitale è Maturina e Violetta.
Le scene sono di Fabien Iliou. I costumi
di Marta Crisolini Malatesta, le luci di Valerio Tiberi, le musiche originali di
Andrea Farri e la supervisione artistica di Alessandro Maggi.
Al Teatro Quirino ieri sera per la
prima romana c’era il pieno delle grandi occasioni e tutto lo spettacolo è
stato sottolineato da applausi a scena aperta soprattutto dopo vari “a solo”
dei principali interpreti.
Lunghi e convinti appalusi a fine spettacolo che
si replica sino al 14 feb
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