di Attilio A. Romita 20
marzo 2016
Voglio raccontarvi una esperienza
personale prima di parlare dell’attuale messa in scena di “La scuola” che già 24
anni fa proposero Silvio Orlando ed il regista Daniele Lucchetti e che oggi ha
ripetuto il successo di allora.
Circa 50 anni fa mi capitò di vedere
in un cineclub il celebre “ombre rosse” di John Ford. Dopo alcuni minuti di
proiezione mi resi conto che sapevo come scene e inquadrature si sarebbero
susseguite e quale sarebbe stata l’evoluzione della storia: per un film
ritenuto un capolavoro del genere western non era una bella sensazione. Subito
dopo pensai che quella idea di “già visto” era dovuta ad un semplice fatto:
“ombre rosse” era il “primo western” al quale si sarebbero rifatti 30 anni di
attori, film e registi di centinaia di film western.
“La scuola” di Starnone, Orlando e
Lucchetti è stata il prototipo al quale si sono rifatti cinema, teatro e
soprattutto televisione per descrivere un mondo nel quale tutto cambia, tutto
dovrebbe cambiare, ma essenzialmente resta sempre con gli stessi problemi da
risolvere.
Siamo agli scrutini della IVD di una
scuola secondaria che si svolgono in palestra perché l’edificio scolastico è un
po’ dissestato e la sala professori inagibile. Gli scrutini dovrebbero essere
una serena valutazione del lavoro svolto nell’anno scolastico, si trasformano
invece nel confronto di personalità dei
professori che va ben oltre le loro capacità culturali e didattiche.
I professori di questa IVD sono i
prototipi estremizzati del carattere umano vestito da docente.
Il prof. Cozzolino (Silvio Orlando -
Lettere) crede nell’insegnamento, non giudica i suoi alunni ed i suoi colleghi
e vorrebbe che anche gli altri avessero lo stesso atteggiamento.
La prof. Baccalauro (Marina
Massironi – Ragioneria) professoressa “normale” e moglie incompresa è criticata
dai colleghi per una sua non nascosta simpatia per Cozzolino.
Il Preside (Roberto Citran) anche se
scarsamente valutato per le sue carenze culturali è il burocrate della situazione
che cerca di mediare tra le varie posizioni, sempre nell’ottica di non esporsi
troppo.
Il prete prof. Mattozzi (Vittorio
Ciorcato - Religione) è una figura grigia tenuta da tutti a distanza per la sua
scarsa pulizia.
Il prof. Mortillaro (Roberto Nobile
– Francese) è un vecchio professore disilluso e scarsamente considerato da
colleghi e studenti ai quali dimostra il suo dispregio qualificandoli come
beduini.
Per il prof. Cirrotta (Antonio
Petrocelli – impiantistica) la scuola è solo il secondo lavoro. Vorrebbe essere
simpatico e spiritoso, ma spesso risulta solo fastidioso.
Alla prof. Allinovi (Maria Laura Rondanini
– Storia dell’arte) il compito di professoressa va stretto, vorrebbe dedicarsi
maggiormente al suo desiderio di essere al centro di avvenimenti mondani.
Personaggio non presente
fisicamente, ma al centro della scena, è Gardini lo studente multi ripetente,
ingombrante e mal giudicato da tutti con l’esclusione del prof. Cozzolino che
comunque vede in lui anche lati positivi.
Questi sette personaggi, più uno, sono perfettamente
resi dai loro interpreti e per circa due ore avvolgono lo spettatore in una
girandola continua di battute che talvolta si fa fatica a seguire e che hanno
scatenato frequenti applausi a scena aperta.
La scena volutamente fredda è di Giancarlo Basili, le luci sono state disegnate da Pasquale Mari
ed i costumi di Maria Rita Barbera.
Come ho detto all’inizio, spesso si
ha la sensazione di un deja vu …poi si riflette che questa “Scuola” è
l’originale dal quale molte altre scuole hanno tratto spunto.
A fine spettacolo tanti applausi e
numerose chiamate per una serata divertente, ma con qualche spunto amaro per
una scuola che non è sempre come la vorremmo.
Lo spettacolo ha avuto varie riprese
negli ultimi due anni in tutta Italia. Si replica al Quirino di Roma sino
al 10 aprile.
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