di Attilio A. Romita 11
marzo 2016
Con un po di ritardo rispetto alla
prima, ho assistito al Quirino di Roma a “Modigliani” di Angelo Longoni con protagonista
Marco Bocci.
“Raccontare Modigliani significa
rappresentare anche una delle storie d’amore …….che
abbiano mai riguardato un artista….. Non si può raccontare Modigliani senza
descrivere le donne che lui ha amato e dipinto, con la
loro dolcezza, la loro impenetrabilità e sensualità.” Queste
parole della presentazione dello spettacolo sono la giusta chiave di lettura
non solo dello spettacolo, ma anche della vita di Amedeo Modigliani che nelle
donne trovò ispirazione artistica, scopo di vita, inizio e fine di tutte le sue
azioni.
Kiki de Montparnasse incontra
Modigliani da poco arrivato a Parigi. Kiki introduce il giovane nell’ambiente artistico parigino
che lei, prostituta e modella
famosissima, conosce perfettamente. Ma è ancora Kiki che introduce il
provinciale non ancora Modì all’uso dell’assenzio e della droga che saranno i tristi
compagni della sua breve vita.
Ma l’artista che vive in Modigliani
ha bisogno di una amicizia femminile più “impegnata” ed entra in scena Anna Achmatova, poetessa russa, con la quale l’artista ha una grande intesa
intellettuale. Anna ha un grande ascendente su Modigliani, riconduce la sua
vita in un ambito meno bohemienne e
lo aiuta a ridurre la sua dipendenza da alcool e droga. Ma Anna Achmatova è russa e sposata e deve tornare nelle sua patria di
origine.
Modigliani è di nuovo solo ed alcool e droga non
sono i migliori amici di un uomo disperato.
Entra ora in scena Beatrice
Hastings, giornalista bella, colta, femminista e progressista. In Beatrice
convivono un animo passionale con una mente ben radicata nella realtà. La
relazione viaggia tra incontri pieni di umano trasporto amoroso e scontri e
scenate quando Beatrice tenta di fargli capire la realtà della vita di un
artista che deve anche avere “pensieri commerciali” senza per questo sminuire
la propria arte.
La relazione dura poco per l’eccessiva
incompatibilità dei caratteri dei protagonisti.
Arriva ora la giovanissima Jeanne Hébuterne. I conformisti genitori di Jeanne sono contro
questo artista, povero, malato straniero ed ebreo e la ragazza per amore lascia
per sempre la casa paterna.
La vita di Modigliani entra in un periodo normalmente
felice in famiglia amato dalla moglie e da un figlio. Ma la su salute è minata dalla
tubercolosi che lo porta a morte prematura. Jeanne, straziata dal dolore si
butta dalla finestra del quinto piano, uccidendo con sé anche la creatura che
portava in grembo.
Portare in scena questa storia non è cosa semplice ed il
rischio era di comporre un fotoromanzo composto da una serie di scenette non
sempre ben collegate. Questo rischio è stato evitato con un brillante allestimento
scenico: un primo piano reale ed un secondo piano, separato da un velario composto
da fili, nel quale si svolgevano i flashback
che illustrano il racconto. La proiezione sul velario di opere di Modigliani o
di panorami parigini completano e chiariscono la storia.
Amedeo Modigliani è raccontato da Marco Bocci, sempre presente in scena e sempre appassionato interprete
del travagliato artista.
Romina Mondello è Beatrice
Hastings, Claudia Potenza è Jeanne
Hébuterne, Vera Dragone è Anna
Achmatova e Giulia Carpaneto è Kiki de
Montparnasse.
La regia è di Angelo Longoni, con lui hanno
collaborato Ryuichi Sakamoto per le musiche, Gianluca Amodio per le scene, Lia
Morandini per i costumi, Claudio
Garofalo
in collaborazione con Istituto Amedeo Modigliani per contributi video.
Una
serata intensa come intensa è la vicenda sul palcoscenico.
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