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sabato 12 marzo 2016

al teatro Quirino per “Modigliani” di A. Longoni con M. Bocci

di Attilio A. Romita                                            11 marzo 2016

Con un po di ritardo rispetto alla prima, ho assistito al Quirino di Roma a “Modigliani” di Angelo Longoni con protagonista Marco Bocci.
Raccontare Modigliani significa rappresentare anche una delle storie d’amore …….che abbiano mai riguardato un artista….. Non si può raccontare Modigliani senza descrivere le donne che lui ha amato e dipinto, con la loro dolcezza, la loro impenetrabilità e sensualità.   Queste parole della presentazione dello spettacolo sono la giusta chiave di lettura non solo dello spettacolo, ma anche della vita di Amedeo Modigliani che nelle donne trovò ispirazione artistica, scopo di vita, inizio e fine di tutte le sue azioni.

Kiki de Montparnasse incontra Modigliani da poco arrivato a Parigi. Kiki introduce il giovane nell’ambiente artistico parigino che lei, prostituta e modella famosissima, conosce perfettamente. Ma è ancora Kiki che introduce il provinciale non ancora Modì all’uso dell’assenzio e della droga che saranno i tristi compagni della sua breve vita.
Ma l’artista che vive in Modigliani ha bisogno di una amicizia femminile più “impegnata” ed entra in scena Anna Achmatova, poetessa russa, con la quale l’artista ha una grande intesa intellettuale. Anna ha un grande ascendente su Modigliani, riconduce la sua vita in un ambito meno bohemienne e lo aiuta a ridurre la sua dipendenza da alcool e droga. Ma Anna Achmatova è russa e sposata e deve tornare nelle sua patria di origine.
Modigliani è di nuovo solo ed alcool e droga non sono i migliori amici di un uomo disperato.
Entra ora in scena Beatrice Hastings, giornalista bella, colta, femminista e progressista. In Beatrice convivono un animo passionale con una mente ben radicata nella realtà. La relazione viaggia tra incontri pieni di umano trasporto amoroso e scontri e scenate quando Beatrice tenta di fargli capire la realtà della vita di un artista che deve anche avere “pensieri commerciali” senza per questo sminuire la propria arte.
La relazione dura poco per l’eccessiva incompatibilità dei caratteri dei protagonisti.
Arriva ora la giovanissima Jeanne Hébuterne. I conformisti genitori di Jeanne sono contro questo artista, povero, malato straniero ed ebreo e la ragazza per amore lascia per sempre la casa paterna.
La vita di Modigliani entra in un periodo normalmente felice in famiglia amato dalla moglie e da un figlio. Ma la su salute è minata dalla tubercolosi che lo porta a morte prematura. Jeanne, straziata dal dolore si butta dalla finestra del quinto piano, uccidendo con sé anche la creatura che portava in grembo.
Portare in scena questa storia non è cosa semplice ed il rischio era di comporre un fotoromanzo composto da una serie di scenette non sempre ben collegate. Questo rischio è stato evitato con un brillante allestimento scenico: un primo piano reale ed un secondo piano, separato da un velario composto da fili, nel quale si svolgevano i flashback che illustrano il racconto. La proiezione sul velario di opere di Modigliani o di panorami parigini completano e chiariscono la storia.
Amedeo Modigliani è raccontato da Marco Bocci, sempre presente in scena e sempre appassionato interprete del travagliato artista.
Romina Mondello è Beatrice Hastings,  Claudia Potenza è Jeanne Hébuterne,  Vera Dragone è Anna Achmatova e   Giulia Carpaneto è  Kiki de Montparnasse.
La regia è di Angelo Longoni, con lui hanno collaborato Ryuichi Sakamoto per le musiche, Gianluca Amodio per le scene, Lia Morandini per i costumi, Claudio Garofalo
in collaborazione con Istituto Amedeo Modigliani per contributi video.


Una serata intensa come intensa è la vicenda sul palcoscenico.

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