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mercoledì 19 ottobre 2016

al Teatro Quirino “ Amleto” – Daniele Pecci e Maddalena Crippa


di Attilio A. Romita                                                            18 ottobre 2016


Il racconto di questo spettacolo mi piace iniziarlo con quanto scrive Daniele Pecci nelle Note di Regia: “Il mio impegno è quello di proporre uno spettacolo contemporaneo. Non già con l’intento di mediare (e) sovrapporsi,… alla miriade di interpretazioni che dal 1601 ad oggi …..Elemento nodale è il testo…: Leggermente tagliato …ma fedele, non alterato, e con una traduzione … in una prosa semplice, scorrevole, di facile comprensione”


Dal punto di vista storico-teatrale esistono varie versioni del testo che nella sua forma più ampia è rappresentato in circa 2 ore. Sin dalle prime rappresentazioni seicentesche le Compagnie Teatrali hanno realizzato versioni rielaborate e ridotte. Credo che Pecci, protagonista e regista dell’attuale spettacolo , abbia raggiunto lo scopo che si era proposto e cioè “una messa in scena e una recitazione che si propongono di essere vicine al nostro mondo…”.
In una scena molto funzionale e fredda, a suscitare ambientazioni nordiche, gli attori si alternano in vari momenti di interno ed esterno che evocano più che rappresentare i momenti del dramma che si svolge alla corte usurpata del vecchio Re Amleto che appare solo in forma di fantasma.
La trama del dramma è abbastanza nota, e vorrei dire semplice: un Re ucciso dalla moglie e dal suo amante usurpatore; un figlio che vuole vendicare il padre. Oltre un millennio prima Agamennone, Clitennestra, Egisto ed Oreste sono stati protagonisti delle stessa storia.
La maggior parte delle messe in scena di Amleto hanno avuto un taglio epico. A tutti sono noti monologhi come “Essere, non essere” oppure la pazzia di Ofelia o frasi celebri come “c’è del marcio in Danimarca!”.
In questa versione scenica si è voluto meglio rappresentare il dramma umano di Amleto che è combattuto tra il desiderio di vendetta e l’amore filiale, tra l’amore per la giovane Ofelia ed la consapevolezza di non poterla amare a causa dell’odio e del dolore che non gli permettono altri sentimenti.
Per ottenere questi effetti il testo unico originale è stato trasformato in una serie di “siparietti” e brevi scene utili per narrare il dramma di Amleto che, ferito e chiuso nel suo dolore guarda dall’esterno, si logora al suo interno e osserva lo svolgersi degli eventi di corte sino all’epilogo finale quando, reso consapevole di quanto sta accadendo, si suicida.
Inizialmente l’alternarsi di luci, suoni, monologhi e scene sembra dare discontinuità scenica al dramma, ma rapidamente si entra nel meccanismo scenico e tutto …torna a posto.
I personaggi hanno costumi moderni di epoca non ben definita: anche questa scelta è funzionale per sottolineare più il dramma che si agita nelle menti dei personaggi che l’azione teatrale in se stessa.
DANIELE PECCI è Amleto e MADDALENA CRIPPA è sua madre Gertrude. Con loro Rosario Coppolino, Giuseppe Antignati e Sergio Basile ed anche Mario Pietramala, Mauro Racanati, Marco Imparato, Mariachiara Di Mitri, Maurizio Di Carmine, Vito Favata, Pierpaolo de Mejo, Domenico Macrì, Andrea Avanzi.
I costumi sono di Maurizio Millenotti ed Elena Del Guerra. L’aiuto regista è Raffaele Latagliata. Il disegno luci è di Mirko Oteri.
Adattamento e regia sono di Daniele Pecci.
Il pubblico molto folto ha gradito lo spettacolo sia con applausi a scena aperta per i monologhi e le azioni più importanti, sia con forti, ripetuti e convinti applausi che hanno chiuso lo spettacolo.


Si replica a Teatro Quirino di Roma sino al 30 ottobre.

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