di Attilio A. Romita 9
ottobre 2016
Letterati e specialisti hanno
analizzato e cercato di spiegare la logica e la morale del romanzo cui si
ispira questa rappresentazione.
Senza volermi confrontare con gli
illustri esperti, la domanda che mi suscita I Malavoglia è: “Conviene
essere onesti quando la malasorte si accanisce contro di noi?”.
La complessa trama del romanzo e
della riduzione teatrale si basa sulle vicissitudini in continua discesa di una
onesta famiglia che malgrado gli sforzi del patriarca, padron ‘Ntoni, non
riesce a sopravvivere ai colpi di una continua fortuna avversa.
Padron ‘Ntoni si incarica di trasportare
con la sua barca un carico di lupini acquistato a debito. Purtroppo una
tempesta semidistrugge la barca e disperde il carico. Per Padron ‘Ntoni la
restituzione del debito è una questione d’onore. Tutti gli sforzi fatti dalla
famiglia Malavoglia per risalire la china sono frustati da una continua
malasorte che tutto vanifica: la barca è definitivamente perduta; la Casa del
Nespolo ipotecata deve essere lasciata. Padron ‘Ntoni vede, uno dopo l’altro,
sparire la sua famiglia, ma non si dà per vinto sino ad essere anche lui
stroncato. Il tragico finale vede una piccola luce di speranza: l’ultimo erede
della famiglia con duro lavoro riesce a recuperare la Casa del Nespolo e, forse,
riacquisterà il suo vero cognome di famiglia “Toscano” che per lunghi anni era
stato sostituito dal più tragico “Malavoglia”.
Per descrivere questo spettacolo
preferisco citare le note di regia: “Questa messinscena centra
il racconto sugli eventi più significativi che segnarono la vita della Famiglia
Toscano di Acitrezza, lì dove, più di ogni altro passaggio narrativo, Verga punta a violare ogni speranza di emancipazione dei suoi personaggi.”
L’apparato scenico, di Salvo Manciagli,
usa
pochi elementi molto rappresentativi ed è perfettamente adeguato allo spirito
della tragedia: una zattera con al centro una vela sostenuta da un albero. La
zattera è di volta in volta barca, casa e piazza del paese. La vela bianca è anche
lo schermo per raccontare, come fossero ombre cinesi, le tragedie del mare o alcuni
avvenimenti fuori scena.
Enrico Guarneri, sempre padrone della scena, ci
racconta un Padron ‘Ntoni che, malgrado la sfortuna che lo perseguita, reagisce
sempre con grande determinazione con lo scopo di far fronte ad i suoi impegni per
tornare ad essere il padrone della “casa del nespolo” vista come simbolo di una
famiglia rispettata.
Ileana Rigano e Rosario Minardi
con Vitalba Andrea, Francesca Ferro,
Vincenzo Volo, Rosario Marco Amato, Pietro Barbaro, Mario Opinato, Nadia De Luca,
Ciccio Abela, Giovanni Arezzo, Giovanni Fontanarosa, Verdiana Barbagallo, Gianni
Sinatra e Gianmaria Aprile sono personaggi che rendono corale questa
rappresentazione.
La regia attenta ed esperta del mondo siciliano è di Guglielmo Ferro.
Le musiche sono di Massimiliano Pace e i costumi di Dora Argento.
Al termine molti applausi a tutta la compagnia ed una ovazione finale per Enrico Guarneri.
La regia attenta ed esperta del mondo siciliano è di Guglielmo Ferro.
Le musiche sono di Massimiliano Pace e i costumi di Dora Argento.
Al termine molti applausi a tutta la compagnia ed una ovazione finale per Enrico Guarneri.
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