di Attilio A, Romita 5 ottobre 2016
Con il recital cantato “Mi chiamo Lina Sastri”
è iniziato il cartellone 2016-2017 del Teatro Quirino di Roma. Come negli
scorsi anni “lo spettatore racconta” cercherà di informarvi, da spettatore
appunto, le impressioni che lo spettacolo ha suscitato senza voler invadere il
campo dei commentatori professionisti.
“Penso e scrivo per immagini, e, in questo
spettacolo, ulteriore tappa del mio percorso di teatro musica, il racconto è
come sempre onirico, poetico, istintivo: dalla strada alla memoria e all’amore,
dal mare, al cielo e a chi lo abita, alla terra nostra e a chi viene e a chi
va, dalle ferite alla consolazione, fino alla rinascita e alla speranza.”
Con queste
parole Lina Sastri presenta il suo spettacolo nel quale per oltre un’ora
spende a piene mani, direi a piena voce, le sue capacità di cantante ed attrice
e che vorrei raccontarvi in due capitoli, uno dedicato all’attrice ed uno
dedicato allo spettacolo.
Lina Sastri ha
un passato, molto recente, come attrice di successo in un numero impressionante
di opere teatrali, televisive e cinematografiche. Ha interpretato tanti personaggi
portando in tutti la sua anima napoletana: drammatica, seria, allegra, comica. Il
canto le permette di passare rapidamente dal dramma al racconto e all’ironia
con toni che sono di volta in volta supportati da una voce tragica, urlata,
strappata, ma sempre intonata con gli strumenti che la accompagnano per
sottolineare armonie e disarmonie.
E’ sicuramente
una grande cantante napoletana ed una grande attrice che sa dominare il
palcoscenico e in questo performance si spende tutta.
Per lo
spettacolo la parola che più mi viene in mente è grammelot cioè quella forma di
espressione artistica, citata spesso da Dario Fo, che fa raccontare situazioni e
sentimenti con particolari emissioni della voce senza significati letterali
precisi. Voglio chiarire che questa mia sensazione non vuole essere un giudizio
negativo sull’attrice, ma solo una sensazione personale che scaturisce dalla
mia incapacità di comprendere le parole cantate dalla Sastri.
“Maruzzella”, “Amara
terra mia”, “Tamurriata nera” sono canzoni molto note e l’interpretazione di
Lina Sastri è intensa e partecipata e talvolta le rende diverse rispetto a come
siamo abituati. Ma questa è solo l’impressione di un ascoltatore inesperto
nascosto tra la gente.
In scena 6
bravissimi strumentisti che, senza sovrastarla, fanno da contrappunto alla voce
solista: Filippo D'Allio chitarra, Gennaro Desiderio violino,
Salvatore Minale percussioni,
Gianni Minale fiati, Pino Tafuto piano, Antonello Buonocore contrabbasso.
Lina Sastri ha
scritto i testi e cura la regia dello spettacolo.
L’idea scenica ed
il disegno delle luci è di Alessandro Kokocinski, la direzione musicale e gli arrangiamenti sono
di Maurizio Pica.
In conclusione una bella prova d'attrice ed
un pubblico soddisfatto che avrebbe voluto intendere qualcosa di più delle
parole espresse in scena.
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