di Attilio A. Romita 5
aprile 2017
“In vino (non) veritas” potrebbe essere il sottotitolo di
questa opera teatrale che Brecht scrisse nei primo anni ’40 in Finlandia ospite
di una amica dopo la sua fuga dalla Germania nazista. Ho scritto “opera
teatrale” perché, come molti altri lavori di Brecht, è commedia, tragedia,
opera con musica e molto altro. Molte volte delle opere di Brecht sono stati
sottolineati gli aspetti sociali e di critica del capitalismo tanto da farne l’alfiere
del teatro impegnato.
Perché “In vino (non) veritas”? Perché Mr. Pùtila solo quando
è sobrio mostra le sue peggiori qualità di ricco proprietario che considera il
suo potere economico come lo strumento di possesso su tutto e tutti.
L’alternarsi degli stati di allegra ubriachezza e di
scostante sobrietà sono il filo conduttore della commedia. Da sobrio Pùtila
vorrebbe favorire il matrimonio di sua figlia Eva con un nobile rappresentante
della diplomazia, quando è ubriaco si fida solo del suo autista Matti e
vorrebbe che sua figlia lo sposasse. Quando è felicemente sbronzo Pùtila
promette di sposare contemporaneamente quattro popolane che poi, passata la
sbronza, scaccia in malo modo. In questo alternarsi di stati d’animo solo punto
fermo è Matti che sa sempre adattarsi allo stato del suo padrone senza mai perdere
la calma e senza approfittarsi dei momenti di falsa amicizia alcolica.
Questa messa in scena si può definire una commedia con
siparietti cantati che rendono più piacevole e godibile lo spettacolo.
La messa in scena dello spettacolo è del Teatro dell’Elfo. Ferdinando
Bruni, che ha curato la traduzione, è Mr. Putila e con Francesco Frongia cura
la regia e le scene.
Luciano Scarpa è un bravissimo Matti. Insieme a loro
recitano e cantano Ida Marinelli, Elena Russo Arman, Corinna Agustoni, Luca Toracca,
Umberto Petranca, Nicola Stravalaci, Matteo de Mojana, Francesca Turrini, Francesco
Baldi e Carolina Cametti.
Le musiche originali sono di Paul Dessau, gli arrangiamenti di
Matteo de Mojana, i costumi di Gianluca Falaschi, le luci di Nando Frigerio ed
il suono di Giuseppe Marzoli.
Originale la scenografia che simula quasi un secondo sipario
che permette rapidi cambiamenti d’ambiente a scena aperta illustrati da un
titolo proiettato come ai tempi del cinema muto.
Dopo circa due ore di
spettacolo un lungo convinto applauso ha salutato gli artisti.
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