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giovedì 4 maggio 2017

al teatro Quirino “Romeo e Giulietta” del Balletto di Roma



di Attilio A. Romita                                                               2 maggio 2017

William Shakespeare ha scritto circa 500 anni fa la tragedia “Romeo e Giulietta” e in questi 5 secoli non è possibile contare in quante versioni più o meno aderenti all’originale sono state messo in scena. Negli ultimi 100 anni la tragica storia dei due innamorati di Verona è stata raccontata in poco meno di 40 film
Queste semplici informazioni storiche fanno intendere che questa storia ha stimolato la fantasia e la “tecnica” di molti artisti che nella loro interpretazione della storia ne hanno sottolineato aspetti diversi.
La vicenda di Fabrizio Monteverde, che ha curato l’attuale messa in scena in forma di balletto, sposta la tragedia in un paese italiano mediterraneo dove tradizionalmente le passioni sono guidate da sentimenti estremi di odio e di amore.
Una scena volutamente scarna ed essenziale fa da sfondo all’azione dei ballerini con abiti vagamente attuali che fanno riferimento alla ambientazione che il coreografo ha immaginato.
La storia, ben nota, narra il grande amore di due giovani che li condurrà ad una tragica fine perché contrastato dalle liti delle rispettive famiglie.
Tutta l’azione è un susseguirsi di scontri scenici che ben accoppiano le musiche di Prokofiev con coreografie di ballo modernamente interpretate con simulazioni che alternano corali scontri e duelli ad effusioni amorose dei due giovani amanti.
Un nutrito gruppo di bravi artisti interpreta e racconta la storia e con il ballo riesce a raccontarcene le varie fasi.
Monteverde è il coreografo e scenografo dello spettacolo ed è stato coadiuvato da Emanuele De Maria per il progetto ed il disegno delle luci.
In questa stagione teatrale ho sperimentato due volte il racconto di una storia in forma di balletto, la prima volta classicamente con il Moscow State Ballet che ha presentato “La bella addormentata” e ieri con “Giulietta e Romeo” raccontato in forma più moderna. Non ho gli strumenti e le conoscenze per semplicemente accennare un confronto “tecnico”, da spettatore “ignorante” mi piace evidenziare che sia l’interpretazione classica che quella moderna riescono a coinvolgere in egual modo lo spettatore e che con i soli movimenti di danza sono in grado di raccontare una storia.

Molti applausi a scena aperta hanno sottolineato momenti particolari della storia. A fine spettacolo tanti applausi e tante chiamate hanno giustamente sottolineato il gradimento del pubblico per questo spettacolo.

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