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domenica 29 ottobre 2017

Elezioni, Rosatellum, democrazie ...riflessioni ignoranti.

di Attilio A. Romita                                                                 28 ottobre 2017

Riprendo con questa nota l’abitudine di commentare fatti e avvenimenti di interesse generale o particolare per me. Diverse modalità di scrittura possono essere usate per affrontare un tema serio ed io vorrei raccontare la mia visione in un modo che a prima vista potrebbe anche apparire semplicistico …ignorante appunto al modo delle Le sottilissime astutie di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno”, scritte da Giulio Cesare Croce e Adriano Banchieri nel 1620.

In questi giorni, dopo tante vicissitudini politiche è stata approvata la nuova legge secondo la quale noi eleggeremo i nostri rappresentanti in Parlamento. Già sento i primi mugugni su quel NOI …vi prego di voler legge sino alla fine questa nota e poi, se lo volete non tenetene conto oppure smentitemi ed insultatemi e, magari uno o due, potrà anche concordare.
Le Leggi elettorali italiane, dal 1946 anno della Costituente Repubblicana ad oggi, sono molte e quasi tutte sono state pesantemente criticate dagli avversari del momento, ma molte volte si sono rivelate a loro favorevoli dopo le elezioni. Ma non è questo l’argomento della mia nota.
La Politica, io penso, si è troppe volte trasformata da gestione della polis cioè dei cittadini, a gestione del potere a favore di un gruppo con modalità legali o paralegali che hanno anche fatto emergere tendenze populistiche più o meno esasperate. Spesso con le leggi elettorali “il potere costituito” ha cercato di limitare i danni magari inserendo strane formule di ripartizione della rappresentanza popolare.
Per circa 45 anni, dal 1946, abbiamo avuto circa 45 governi eletti con leggi puramente proporzionali, le più giuste forse, ma che sono durati meno di un anno perché le coalizioni che li sostenevano hanno permesso a piccoli partiti di essere l’ago della bilancia. Poi sono iniziati gli elettora-lellum con tentativo di maggioritario e la situazione non è cambiata molto. Ora l’ultimo nato, il rosatellum, è uno strano connubio di proporzional-maggioritario-unificato. Dal mio punto di vista il suo maggior valore è una scheda elettorale complicatissima, ma dove basta mettere una sola croce in un punto qualsiasi per far scaturire tutti i meccanismi operativi di calcolo elettorale.
Riconosco che questa mia affermazione può sembrare una abdicazione dei diritti del cittadino al potere dalla politica, questa volta con la lettera minuscola, ma, pensateci bene, questa mi sembra sia la realtà.
“Le preferenze” sono il secondo spunto di riflessione …ignorante.
Grandi battaglie politiche sono innescate al grido: “Vogliamo le preferenze in modo che i cittadini possano eleggere i loro veri rappresentanti e non quelli scelti dalle segreterie dei partiti”. In linea di principio è una richiesta giusta, all’atto pratico è solo un “teorema” fasullo …e provo a spiegare il perché di questa mia affermazione.
Ai tempi del proporzionale e delle preferenze ogni partito presentava insieme al suo simbolo una lista di di 20-30 candidati che differiva per ciascuna circoscrizione elettorale.
L’elettore aveva diritto a scegliere il simbolo di un partito di attribuire la sua preferenza ad un cero numero di candidati. I partiti avevano diritto ad un numero di seggi in parlamento proporzionale al numero di voti ricevuti e questi seggi erano occupati dai candidati che avevano ottenuto il maggior numero di preferenze.
Questo meccanismo garantirebbe che siano eletti i veri rappresentanti del popolo degli elettori e non quelli indicati dalle segreterie dei partiti secondo meccanismi che non sempre sono chiari e condivisibili.
Ma solo in teoria! Infatti i candidati in lista erano, quasi sempre, elencati secondo un ordine deciso dal Partito e quindi i primi in lista, anche con poche o nessuna preferenza, avevano probabilità di essere eletti se il partito riceveva molti voti. In pratica un meccanismo teoricamente corretto in realtà faceva eleggere quelli che il partito decideva che fossero eletti perché la maggior parte degli elettori indicava il partito senza indicare preferenze.
La prova di questo meccanismo elettorale “guidato” erano i cosiddetti “seggi sicuri”: quando u partito voleva che qualcuno fosse sicuramente eletto lo candidava in varie circoscrizioni sicure e lo metteva ai primi posti nelle liste.
Ulteriore “alchimia elettorale” erano le candidature multiple dei candidati forti: un “capo politico” era candidato in più circoscrizioni sicure, poi la sua scelta cadeva nella circoscrizione più opportuna per facilitare …il secondo in lista.
Oggi i più forti oppositori a tutte le ultime leggi elettorali vagamente maggioritarie e con candidati completamente previsti dal partito continuano a parlare di democrazia e di libertà di scelta degli elettori, ma sanno di raccontare un non fatto smentito da una corretta lettura dei fatti.
Sin dai tempi antichi anche nelle nazioni più democratiche il titolo di capo era conseguente ad una scelta popolare, ma, man mano che il numero degli elettori saliva, le scelte erano guidate ed organizzate da quelli che oggi chiamiamo partiti e la libertà di un popolo dipende soltanto dalle scelte generali che un popolo può fare …nelle elezioni successive.

Questa possibilità futura è alla base della nostra democrazia e libertà, tutto il resto sono parole.

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