di Attilio A. Romita 28
ottobre 2017
Riprendo con questa nota l’abitudine di commentare fatti e
avvenimenti di interesse generale o particolare per me. Diverse modalità di
scrittura possono essere usate per affrontare un tema serio ed io vorrei
raccontare la mia visione in un modo che a prima vista potrebbe anche apparire
semplicistico …ignorante appunto al modo delle “Le sottilissime astutie di Bertoldo,
Bertoldino e Cacasenno”, scritte da Giulio Cesare Croce e Adriano Banchieri
nel 1620.
In questi giorni, dopo tante vicissitudini politiche è stata
approvata la nuova legge secondo la quale noi eleggeremo i nostri rappresentanti
in Parlamento. Già sento i primi mugugni su quel NOI …vi prego di voler legge
sino alla fine questa nota e poi, se lo volete non tenetene conto oppure
smentitemi ed insultatemi e, magari uno o due, potrà anche concordare.
Le Leggi elettorali italiane, dal 1946 anno della Costituente
Repubblicana ad oggi, sono molte e quasi tutte sono state pesantemente
criticate dagli avversari del momento, ma molte volte si sono rivelate a loro
favorevoli dopo le elezioni. Ma non è questo l’argomento della mia nota.
La Politica, io penso, si è troppe volte trasformata da
gestione della polis cioè dei cittadini, a gestione del potere a favore di un
gruppo con modalità legali o paralegali che hanno anche fatto emergere tendenze
populistiche più o meno esasperate. Spesso con le leggi elettorali “il potere
costituito” ha cercato di limitare i danni magari inserendo strane formule di
ripartizione della rappresentanza popolare.
Per circa 45 anni, dal 1946, abbiamo avuto circa 45 governi
eletti con leggi puramente proporzionali, le più giuste forse, ma che sono durati
meno di un anno perché le coalizioni che li sostenevano hanno permesso a
piccoli partiti di essere l’ago della bilancia. Poi sono iniziati gli elettora-lellum
con tentativo di maggioritario e la situazione non è cambiata molto. Ora l’ultimo
nato, il rosatellum, è uno strano connubio di
proporzional-maggioritario-unificato. Dal mio punto di vista il suo maggior
valore è una scheda elettorale complicatissima, ma dove basta mettere una sola
croce in un punto qualsiasi per far scaturire tutti i meccanismi operativi di
calcolo elettorale.
Riconosco che questa mia affermazione può sembrare una
abdicazione dei diritti del cittadino al potere dalla politica, questa volta
con la lettera minuscola, ma, pensateci bene, questa mi sembra sia la realtà.
“Le preferenze” sono il secondo spunto di riflessione …ignorante.
Grandi battaglie politiche sono innescate al grido: “Vogliamo
le preferenze in modo che i cittadini possano eleggere i loro veri
rappresentanti e non quelli scelti dalle segreterie dei partiti”. In linea di
principio è una richiesta giusta, all’atto pratico è solo un “teorema” fasullo …e
provo a spiegare il perché di questa mia affermazione.
Ai tempi del proporzionale e delle preferenze ogni partito
presentava insieme al suo simbolo una lista di di 20-30 candidati che differiva
per ciascuna circoscrizione elettorale.
L’elettore aveva diritto a scegliere il simbolo di un
partito di attribuire la sua preferenza ad un cero numero di candidati. I
partiti avevano diritto ad un numero di seggi in parlamento proporzionale al
numero di voti ricevuti e questi seggi erano occupati dai candidati che avevano
ottenuto il maggior numero di preferenze.
Questo meccanismo garantirebbe che siano eletti i veri
rappresentanti del popolo degli elettori e non quelli indicati dalle segreterie
dei partiti secondo meccanismi che non sempre sono chiari e condivisibili.
Ma solo in teoria! Infatti i candidati in lista erano, quasi
sempre, elencati secondo un ordine deciso dal Partito e quindi i primi in lista,
anche con poche o nessuna preferenza, avevano probabilità di essere eletti se
il partito riceveva molti voti. In pratica un meccanismo teoricamente corretto
in realtà faceva eleggere quelli che il partito decideva che fossero eletti perché
la maggior parte degli elettori indicava il partito senza indicare preferenze.
La prova di questo meccanismo elettorale “guidato” erano i
cosiddetti “seggi sicuri”: quando u partito voleva che qualcuno fosse
sicuramente eletto lo candidava in varie circoscrizioni sicure e lo metteva ai
primi posti nelle liste.
Ulteriore “alchimia elettorale” erano le candidature
multiple dei candidati forti: un “capo politico” era candidato in più
circoscrizioni sicure, poi la sua scelta cadeva nella circoscrizione più
opportuna per facilitare …il secondo in lista.
Oggi i più forti oppositori a tutte le ultime leggi
elettorali vagamente maggioritarie e con candidati completamente previsti dal
partito continuano a parlare di democrazia e di libertà di scelta degli
elettori, ma sanno di raccontare un non fatto smentito da una corretta lettura
dei fatti.
Sin dai tempi antichi anche nelle nazioni più democratiche
il titolo di capo era conseguente ad una scelta popolare, ma, man mano che il
numero degli elettori saliva, le scelte erano guidate ed organizzate da quelli
che oggi chiamiamo partiti e la libertà di un popolo dipende soltanto dalle
scelte generali che un popolo può fare …nelle elezioni successive.
Questa possibilità futura è alla base della nostra
democrazia e libertà, tutto il resto sono parole.
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