di Attilio A. Romita 7
novembre 2017
Una particolare messa in scena
dei due atti unici di Pirandello che, inseriti in una sola rappresentazione,
sono state le due maschere del titolo.
Per definire questo spettacolo
mi piace spregiudicatamente inventare questa definizione: “da sei personaggi in
cerca d’autore a tre attori in cerca di personaggi”.
La cornice delle due commedie è
una desolata ex-ricca villa di campagna dove una “comune“ di disgraziati vive sotto
la guida di un personaggio visionario, attore, filosofo e poeta.
Alla “villa” arrivano tre attori
in disgrazia con il più sgangherato Carro di Tespi che si possa immaginare. Le
condizioni al contorno ci sono tutte perché le commedie di cui al titolo
abbiano inizio.
Rosario Chiarchiaro, che tutti i
concittadini reputano grandissimo jettatore, vorrebbe avere ufficiale
riconoscimento, la patente, della sua perversa attitudine per trarre giusto
risarcimento dalla sua non-azione verso gli altri. Il giudice chiamato a
decidere, giustamente, non ritiene opportuno concedere questa patente e attira
l’attenzione tragica e malefica di Rosario che, uscendo di scena, annota: “…e
non avevo neppure la patente!”.
Don Lolò, uomo ricco
ossessionato da voglia di potere e grande diffidenza verso tutti, ha un
concetto estremo della legge che vorrebbe vedere sempre a suo favore e ha
sempre in tasca una copia del codice civile regalatogli dal suo avvocato per
avere un po’ di pace dalle ossessioni legali del suo assistito. Zi Dima è un “concia
conche” che presta la sua opera quando orci di terracotta grandi e piccoli
devono essere riparati. Lo scontro inevitabile si ha quando la grande conca, la
giara, di don Lolò ha bisogno di essere aggiustata e Zi Dima, invece di seguire
la sua esperienza, segue le insistenti indicazioni di don Lolò e, dopo la
riparazione, resta imprigionato nella giara. Il finale è inevitabile e Zi Dima,
uscendo di scena, mormora come una morale della storia: “prima bastavano 10
soldi per aggiustare un pezzo solo, ora i pezzi sono cinque e ci vorranno 50
soldi”.
Enrico Guarneri è il
protagonista assoluto nei panni di Zi Dima, di Rosario Chiarchiaro e della “guida
della comune.
Rosario
Minardi,
Vincenzo Volo, Rosario
Marco Amato, Nadia De Luca, Turi Giordano, Mario
Opinato, Pietro Barbaro, Francesca Annunziata,
Giovanni Fontanarosa si alternano nei vari personaggi che compongono la rappresentazione.
La regia è di Guglielmo Ferro. La consulenza musicale Massimiliano Pace, i costumi di Dora Argento e la scenografia di Salvo Manciagli.
Lo spettacolo si
replica al Teatro Quirino sino al 19 novembre.
Una serata piacevole e
divertente impreziosita da un testo famoso e da un grande attore.
A fine spettacolo
spettatori soddisfatti e tanti applausi.
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