di Attilio A. Romita 31
gennaio 2018
Tra un mese saremo tutti chiamati al più importante atto che
un cittadino deve eseguire: eleggere liberamente i propri civili rappresentanti.
Cioè nominare le persone che per qualche anno su sua delega decideranno il fare
ed il non fare.
Nel mondo attuale sono molte le nazioni nelle quali la libertà
di decidere e la democrazia sono solo “flatus voci”, come direbbe un antico dotto,
cioè emissioni di aria. Fortunatamente, anche se molti la pensano diversamente,
l’Italia è ancora una democrazia cioè una nazione nella quale il “governo del popolo, dal popolo, per
il popolo” è ancora una
realtà …anche se molti non lo pensano o meglio fanno di tutto perché non sia
così.
Mi sembra di percepire in tanti di noi un senso di inutilità “politica”,
cioè una discontinuità assoluta tra cosa potremo fare, cosa possiamo fare, cosa
vogliamo fare e cosa faremo. Celebre è la frase di Totò “è la somma che fa il
totale”, ma sicuramente è la miglior definizione della democrazia e “la libertà
è partecipazione” ci canta un altro artista, Giorgio Gaber. Ma per molti miei
connazionali sembra che “astensione sia la soluzione”.
Anni fa, in una situazione politica assolutamente diversa, il
grande Montanelli consigliò di votare turandosi il naso per evitare il peggio …e
allora ci riuscimmo. Purtroppo ancora oggi troppi di noi si turano il naso, si
coprono gli occhi si tagliano la lingua e …non votano.
E’ abbastanza facile in questa situazione di alzare la voce e
trovare un certo numero di persone che credono alle frasi altisonanti ed alle
affermazioni scarsamente realizzabili.
Goethe, circa due secoli fa, ha disegnato la figura dell’apprendista
stregone che forse molti ricordano nella interpretazione del piccolo Topolino
di Walt Disney: combina molti danni usando impropriamente la bacchetta magica.
Al momento delle elezioni più di un personaggio mostra la sua
bacchetta magica e troppi pensano che sia vera …e la votano.
In questo scenario, tra increduli che si astengono e
creduloni a parole, è difficile fare discorsi seri basati su numeri reali che
promettono …”lacrime e sangue”.
Io credo che non si possa “dare le dimissioni” e neppure “proviamo
a cambiare radicalmente”.
E’ necessario che ciascuno di noi faccia la sua scelta “pensata”,
che cerchi di documentarsi sulle persone cui delegherà le scelte, che voti per
scelta pensata e non per simpatia o non voti per antipatia. Non chi promette di
essere bravo ed onesto, fidaandoci della sua parola, ma chi ha dimostrato di
essere capace di prendere decisioni vincenti anche se non sempre gradite.
In conclusione cominciamo a ragionare realisticamente,
giudichiamo i fatti passati non le vaghe promesse future. Nella politica, cioè
nell’amministrazione della polis, è necessario fare scelte anche impopolari o
che siano favorevoli a qualcuno e sgradite ad altri.
Non voglio consigliare di scegliere il meno peggio, vorrei
che tutti facessero una scelta pensata. Chi mi conosce sa come voterò, ma
coscientemente non farò esempi o commenti perché innesterebbero polemiche sul
particolare che finirebbero di far perdere di vista il generale.
Ognuno di noi faccia la sua scelta, ma che sia una scelta
vera e non la scelta di non scegliere.
Buon 4 marzo e che …”la forza sia con noi”!
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