di Attilio A. Romita 14 febbraio 2018
Nel cartellone annuale del Teatro Quirino è abitudine l’inserimento
di uno spettacolo di balletto cioè, permettetemi il paragone, uno spettacolo
che usa i movimenti del corpo e la musica invece delle parole.
Questo “Il lago dei
cigni” è, come dichiarato nelle note di regia, “… una favola senza lieto fine in cui i due amanti protagonisti,
Siegfried e Odette, pagano con la vita la passione che li lega…. (e che) trova ne Il Canto il proprio naturale
compimento drammaturgico e ….. porta in scena un gruppo di “anziani” ballerini
che, tra le fatiche di una giovinezza svanita e la nevrotica ricerca di un
finale felice, ripercorrono gli atti di un ulteriore, “inevitabile” Lago”.
Lo spettacolo inizia con una composizione “naturalistica”
nella quale gli attori, sdraiati e quasi invisibili, con le loro braccia simulano
la danza dei lunghi colli di uno stormo di cigni. Ma subito dopo la realtà si
impadronisce del palcoscenico e trasforma i “cigni” in un gruppo di “anziani
malvestiti” molto simili alla “Corte dei Miracoli” che, con le loro
inespressive maschere, potrebbero ricordare una versione occidentale del Teatro
Kabuki.
Non ho visto molte altre realizzazioni di questo o altri balletti
per poter dare giudizi sull’approccio che il coreografo ha usato per questo
tipo di messa in scena così lontano dalle “tradizionale” versioni eleganti e
poetiche, ma mi sembra giusto notare che il susseguirsi rapido delle scene
sulla musica di P. I. Čajkovskij e la bravura tecnica ed interpretativa delle
ballerine e dei ballerini fa presto dimenticare i loro tristi travestimenti e
coinvolge gli spettatori nella storia sino al tragico epilogo.
La regia, l’allestimento scenico e le coreografie di questa
messa in scena sono di Fabrizio Monteverde e assistente
alle coreografie è Sarah Taylor. I costumi li ha
disegnati Santi Rinciari e sono stati realizzati da Opificio della Moda
e del Costume. Le maschere sono una realizzazione di Crea FX effetti speciali.
Le luci sono di Emanuele De Maria. I video sono stati realizzati da Matteo
Carratoni e Michele Innocente,
A fine spettacolo gli interpreti, finalmente con i loro
giovani visi scoperti hanno giustamente meritato lunghi e convinti applausi del
pubblico che, numeroso ha assistito alla rappresentazione. Nota di colore: nel
pubblico ho visto alcuni bambini al di sotto di 10 anni, uno addirittura di 5,
che mi sembra abbiano gradito lo spettacolo perché, all’uscita, erano tutt’altro
che addormentati.
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