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giovedì 8 novembre 2018

al teatro Quirino “Fu Mattia Pascal” di L. Pirandello con Daniele Pecci


di Attilio A. Romita                                                           7 novembre 2018

Partire è un po’ morire
rispetto a ciò che si ama
poiché lasciamo un po’ di noi stessi
in ogni luogo ad ogni istante.
Forse Pirandello aveva letto questa poesia di Edmond Haracourt, suo contemporaneo, quando decise di scrivere il “Fu Mattia Pascal”, ma con l’idea di ribaltarne il senso: morire per partire lasciando un po’ di se stessi dove si era vissuti. Il romanzo dal quale è stato tratto lo spettacolo può essere riassunto in una frase: quando la vita si complica la soluzione semplice è la fuga facilitata da una finta morte.
Mattia Pascal, erede scapestrato di una ricca famiglia, ha dilapidato tutto il suo patrimonio ed è ridotto a lavorare in una vecchia e polverosa biblioteca. La notizia della sua falsa identificazione con un affogato è la molla per la sua fuga. Con il ricavato della vendita forzata dell’ultima sua proprietà fà una sua ultima scommessa al Casinò e vince una somma spropositata che facilita la sua partenza. Sparisce Mattia Pascal e nasce Adriano Meis. Tutto procederebbe per il meglio se l’amore, che era stata una delle cause della fuga, non complicasse la vita di Adriano sul punto di sposare Adriana, che lo ospita nella sua casa. Ma come si può sposare una identità “inventata dal nulla”? Un provvidenziale finto suicidio ed una nuova fuga riportano in vita Mattia Pascal e lo reimmergono nella vita che aveva tentato di cancellare.

Così raccontato il romanzo potrebbe essere la trama di una moderna fiction, nelle mani di Luigi Pirandello è una analisi dettagliata del dramma di un uomo che vorrebbe sfuggire la sua natura e che gli avvenimenti, l’indole, pregi e difetti riportano sempre al …capolinea.
Per mantenere anche nella finzione scenica la doppia storia ogni attore interpreta due personaggi simili nella prima vita di Mattia Pascal e nella seconda di Adriano Meis.
Daniele Pecci, che con il regista Guglielmo Ferro ha curato l’adattamento dal romanzo, è Mattia Pascal ed Adriano Meis ed è praticamente sempre in scena impegnato in un racconto continuo degli avvenimenti che coinvolgono le due facce del protagonista.
Rosario Coppolino è Don Eligio con Mattia e Anselmo Paleari con Adriano; Adriano Giraldi è Batta Malagna prima e Pantegada dopo; Diana Höbel è la vedova Pescatore e la signorina Caporale; Marzia Postogna è Romilda Pescatore e Adriana Paleari. Giovanni Maria Briganti è Pomino e il giovinetto al casinò; Vincenzo Volo è Terenzio Scipione; Maria Rosaria Carli è Pepita e La donna del casinò.
Portare in scena un romanzo crea non pochi problemi agli sceneggiatori che devono creare scene molteplici che debbono essere cambiate rapidamente. Il problema è stato risolto con quinte tridimensionali mobili, cioè con dei grandi parallelepipedi su ruote le cui facce sono diversamente decorate e che possono essere collocati diversamente a seconda delle necessità. Oltre questi solo un paio di sedie ed un tavolo. Queste scene sono state curate da Salvo Manciagli.
I costumi sono di Françoise Raybaud e le musiche di Massimiliano Pace.
Le circa due ore di spettacolo sono state seguite con attenzione da un pubblico interessato che ha sottolineato applaudendo alcuni passaggi e, alla fine, ha richiamato molte volte gli attori sul proscenio per ringraziarli per una interessante serata.

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