Sergio Bellucci e Attilio A.
Romita 28
novembre 2018
Ho partecipato ad un
convegno dedicato anche alle nuove frontiere che le banche devono affrontare e con
il mio amico ed esperto Sergio Bellucci abbiamo pensato di scrivere a quattro
mani questa nota per raccontare come la BLOCKCHAIN può incidere nell’organizzazione bancaria.
Ma cominciamo
dall’inizio: cosa è la BLOCKCHAIN? La traduzione in italiano, ovvero la Catena
a Blocchi, è poco illuminante. Con maggior precisione potremmo definirla come un
nuovo modo nella organizzazione e dei servizi attualmente forniti dalle banche cioè
il passaggio da una organizzazione centralizzata ad una decentrata sempre
connessa grazie al grande supporto che le tecnologie di trasmissione dei dati
permettono.
BLOKCHAIN per essere
ben compresa deve essere esaminata da diversi punti di vista:
- Quali
sono le esigenze cui vuole rispondere e a quale ideologia dominante risponde la
logica della disintermediazione che abilita la tecnologia della “catena di
blocchi”.
-
Quali
sono le soluzioni che soddisfano i vincoli posti dalle esigenze.
-
Quali
sono le tecnologie corrette per costruire le soluzioni.
·
Quali sono le esigenze
cui vuole rispondere?
Il salto di qualità che
questa nuova soluzione deve fornire non è solo una semplice decentralizzazione
delle attività, ma effettiva decentralizzazione del controllo e della verifica.
Questo passaggio rappresenta la vera scommessa della proposta della Blockchain:
un modello di riorganizzazione delle logiche di funzionamento delle strutture
del potere, nel modello di produzione e di garanzia dello scambio del valore.
L’informazione deve
essere aperta e condivisa e il consenso alla modifica dei flussi deve essere
diffuso e controllabile da tutti, cioè si modifica il concetto di “trust” cioè
il concetto di “credibilità” che ciascuno ha verso tutti. Per esemplificare: il
fatto che ciascuno sia contemporaneamente attore e “controllore” rende
l’informazione maggiormente “certa e garantita”. L’intera catena delle
strutture di garanzia costruite da secoli viene potenzialmente messa in
discussione dalla possibilità di rendere superflue procedure, regole,
regolamenti, funzioni sociali e istituzionali.
La Blockchain così
concepita e costruita, infatti, ha un effetto di disintermediazione dello
“scambio” che sarà certificato dal fatto che tutti i partecipanti della
Blockchain sono aggiornati e rendono impraticabili le produzioni di azioni
malevole.
In breve tutte le
strutture “istituzionali” connesse al lavoro di garanzia sono pre-avvisate: il prossimo
salto tecnologico potrebbe mettere la parola fine ai “garanti istituzionali”
quali banche, commercialisti, notai, ecc e l’avvento di quelli che sono stati
chiamati “smart contract” che sono la prima pietra delle nuove forme di
garanzia, passando dalla fase storica dell’esistenza di strutture
istituzionalizzate, volte a garantire i processi, ad una fase storica in cui la
società stessa si auto-garantisce le proprie forme di scambio.
Ma questa rivoluzione
non si ferma all’ambito pure importante degli smart contracts. La potenza
tecnologica del modello della blockchain, infatti, ha la sua naturale
applicazione nell’ambito privilegiato dello scambio: la moneta.
Non è un caso,
infatti, che la prima applicazione di massa sia rappresentata da una
criptovaluta come i Bitcoin. La prima fase di applicazione della tecnologia
Blockchain ad un modello monetario, però, ha generato per lo più criptovalute
utilizzabili in termini pressoché speculativi. Ma è solo la prima fase. Quando
applicate al mondo della moneta potrebbe prevedere non solo la nascita di
valori scambiabili immateriali, che potrebbero rappresentare la nuova forma
delle monete classiche con ovvie importanti ripercussioni delle istituzioni bancarie
cioè sulle banche centrali, ma anche del sistema bancario che soprassiede allo
scambio delle valute.
Ma la vera potenza
innovativa, caratterizzata dalla possibilità di associare ad ogni singolo
oggetto una “catena di blocchi”, è racchiusa nella possibilità che tutte le
transazioni relative all’avvento dell’IoT avvengano su piattaforme che
sfruttano la Blockchain e che modificano la “struttura sociale” dello scambio.
Si può parlare, apertamente, dell’avvento di una nuova fase dello scambio
“post-monetario”: quello del “tecno-baratto”.
·
Quali sono le
soluzioni che soddisfano i vincoli posti dalle esigenze.
Alla base della
blockchain c’è una struttura completamente decentrata e con informazioni che
ovunque risiedono siano sempre allineate sia nei valori che per gli strumenti
di gestione.
Per ottenere questo
scopo il collegamento tra i “blocchi” deve essere certo, sicuro e affidabile.
Su questo
collegamento devono circolare le informazioni che saranno codificate (criptate)
con metodi trasparenti per tutti i partecipanti alla catena (chain) ed
assolutamente impenetrabili per chi potrebbe farne un uso illegale.
Le transazioni che
viaggiano in questa rete possono riguardare programmi di gestione, informazioni
tecniche su fenomeni fisici e valori economici, quindi per i vari tipi di
utilizzo della blockchain dovranno essere stabiliti e condivisi metodi ed unità
di misura, algoritmi di calcolo, tecniche di rilevazione e linguaggi.
Importante
caratteristica di una blockchain è la continua verifica della sua affidabilità
(trusting), cioè la garanzia che la transazione che “arriva al destinatario”
sia esattamente quella “inviata dal committente”.
La tecnologia in
continua evoluzione è in grado di rispondere a queste esigenze.
·
Quali sono le tecnologie corrette per costruire
le soluzioni.
Ripercorrendo all’indietro le esperienze tecnologiche,
ripercorrendo cioè gli ultimi 60 anni di cambiamenti organizzativi che
l’informatica ha indotto nelle organizzazioni lavorative, i salti di qualità,
buoni o cattivi, sono sempre stati legati al miglioramento della velocità di
trasmissione delle informazioni.
Sino a circa 50 anni fa le industrie che operavano sul
territorio con sedi distaccate, per es. le Banche e le società di
assicurazione, avevano una organizzazione che cambiava di poco rispetto …ad un
Banco Fiorentino del ‘500. Infatti si usava carta e penna e si trasferivano i
documenti …a dorso di mulo o con un vagone postale.
Intorno al 1980 le comunicazioni cominciarono a funzionare
meglio si passò da circa 1 riga al secondo a 200.000 pagine al secondo (da 100
car/sec a 1 GB/sec).
I gradini di questo cambiamento, legati al miglioramento
delle tecnologie costruttive di elaboratori ed organi di comunicazione, hanno
indotto cambiamenti profondi alle strutture dei dati che vengono messi in gioco
e di conseguenza alle strutture operative che di questi dati si servivano.
Intorno al 1975, per una società di assicurazioni, si
cominciò a fare le prime esperienze di “collegamenti informatici” con la
periferia: a sera si collegavamo manualmente con le Agenzie e si ricevevamo al
centro tutti i movimenti della giornata …mentre la carta continuava ad arrivare
due tre giorni dopo. Era il periodo della cosiddetta “Informatica distribuita”
cioè archivi e programmi “erano collocati” negli elaboratori periferici e la
sincronizzazione con gli archivi centrali, quelli in “Direzione” era …una
speranza!
Subito dopo le comunicazioni fecero qualche passetto avanti
e fu inventata la cosiddetta organizzazione CLIENT-SERVER: i programmi erano
installati su gli elaboratori periferici che lavoravano collegati
all’elaboratore centrale con il quale la periferia scambiava solo i dati. Anche
in questo caso però si creavano problemi legati al fatto che non sempre i
programmi installati periferia erano perfettamente allineati con i programmi di
“Direzione” con conseguenza di errori e malumori …soprattutto a carico del
Centro Elettronico che veniva indicato come colpevole dei peggiori misfatti.
E siamo così arrivati a circa il 2000 quando le linee di
comunicazione diventarono ad essere più affidabili e veloci e la soluzione a
tutti i problemi di sincronizzazione e disallineamento sembrarono risolti con i
collegamenti on.line, cioè la periferia lavorava con dei terminali direttamente
collegati all’elaboratore centrale e le cose sono migliorate sempre più …anche
se talvolta ci arrabbiamo quando l’impiegato allo sportello ci dice di
aspettare perché non funziona il collegamento e, talvolta accade, ha solo
dimenticato di accendere il terminale.
Negli ultimi 10 anni la tecnologia ha fatto passi da gigante
e, contemporaneamente, le linee di comunicazione sono diventate “velocissime” e
gli strumenti “avanzati” come smartphone e tablet, sono diventati di uso
comune. Questi cambiamenti strumentali non sono sempre stati recepiti completamente
dalle organizzazioni industriali e dei lavoratori. Il risultato è stato che chi
ha saputo innovarsi ha progredito e gli altri regrediscono.
Banche ed Assicurazioni sono quelle si sono mostrate più
dicotomiche: da una parte organizzazione operativa “antica” e dall’altra
offerta al mercato sempre più moderna …almeno di facciata.
E siamo finalmente arrivati alla BLOCKCHAIN che, non me ne
vogliano gli esperti ultimi arrivati, mi ricorda tanto la vecchia informatica
distribuita che potendo contare su linee di comunicazione velocissime e sicure,
permette di avere gli archivi “solo” in periferia sempre connessi tra di loro
ed continuamente allineati. Questo sistema ha il vantaggio di trasmettere il
denaro in modo sicuro e senza spostare la carta moneta, infatti trasmette solo
il valore di essa e ne registra il passaggio.
Forse il passaggio tecnologico successivo sarà forse legato
all’uso del Claud quando i “blocchi” saranno costituiti da alcune grandi “armadi
di dati e programmi” anche duplicati per essere sicuri contro aggressioni
malevole. A questi dati potranno accedere in modo sicuro tutti gli operatori
autorizzati a partecipare a quella specifica “chain”.
·
Conclusione
I primi ad accorgersi di questa possibilità di “indipendenza
della moneta” da Banche e Stati sono stati gli inventori dei BIT-COIN che come
dice il nome sono solo monete fatte di bit: al metallo, alla carta ed al timbro
della Banca Centrale sono stati sostituiti i bit cioè l’immateriale descrizione
del valore. Chiaramente BITCOIN non sono una favola, ma semplicemente la
traduzione in informazioni di un gruzzoletto reale depositato …in una Banca!
E a questo punto la storia per oggi si chiude in attesa del
prossimo cambiamento epocale che, come ci insegna Giambattista Vico, sarà
l’apertura di un nuovo vecchio ciclo.
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