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sabato 24 novembre 2018

BLOCKCHAIN …una riflessione tecnoeconomica.


Sergio Bellucci e Attilio A. Romita                                28 novembre 2018

Ho partecipato ad un convegno dedicato anche alle nuove frontiere che le banche devono affrontare e con il mio amico ed esperto Sergio Bellucci abbiamo pensato di scrivere a quattro mani questa nota per raccontare come la BLOCKCHAIN può incidere nell’organizzazione bancaria.
Ma cominciamo dall’inizio: cosa è la BLOCKCHAIN? La traduzione in italiano, ovvero la Catena a Blocchi, è poco illuminante. Con maggior precisione potremmo definirla come un nuovo modo nella organizzazione e dei servizi attualmente forniti dalle banche cioè il passaggio da una organizzazione centralizzata ad una decentrata sempre connessa grazie al grande supporto che le tecnologie di trasmissione dei dati permettono.

BLOKCHAIN per essere ben compresa deve essere esaminata da diversi punti di vista:
-  Quali sono le esigenze cui vuole rispondere e a quale ideologia dominante risponde la logica della disintermediazione che abilita la tecnologia della “catena di blocchi”.
-    Quali sono le soluzioni che soddisfano i vincoli posti dalle esigenze.
-    Quali sono le tecnologie corrette per costruire le soluzioni.

·        Quali sono le esigenze cui vuole rispondere?
Il salto di qualità che questa nuova soluzione deve fornire non è solo una semplice decentralizzazione delle attività, ma effettiva decentralizzazione del controllo e della verifica. Questo passaggio rappresenta la vera scommessa della proposta della Blockchain: un modello di riorganizzazione delle logiche di funzionamento delle strutture del potere, nel modello di produzione e di garanzia dello scambio del valore.
L’informazione deve essere aperta e condivisa e il consenso alla modifica dei flussi deve essere diffuso e controllabile da tutti, cioè si modifica il concetto di “trust” cioè il concetto di “credibilità” che ciascuno ha verso tutti. Per esemplificare: il fatto che ciascuno sia contemporaneamente attore e “controllore” rende l’informazione maggiormente “certa e garantita”. L’intera catena delle strutture di garanzia costruite da secoli viene potenzialmente messa in discussione dalla possibilità di rendere superflue procedure, regole, regolamenti, funzioni sociali e istituzionali.
La Blockchain così concepita e costruita, infatti, ha un effetto di disintermediazione dello “scambio” che sarà certificato dal fatto che tutti i partecipanti della Blockchain sono aggiornati e rendono impraticabili le produzioni di azioni malevole.
In breve tutte le strutture “istituzionali” connesse al lavoro di garanzia sono pre-avvisate: il prossimo salto tecnologico potrebbe mettere la parola fine ai “garanti istituzionali” quali banche, commercialisti, notai, ecc e l’avvento di quelli che sono stati chiamati “smart contract” che sono la prima pietra delle nuove forme di garanzia, passando dalla fase storica dell’esistenza di strutture istituzionalizzate, volte a garantire i processi, ad una fase storica in cui la società stessa si auto-garantisce le proprie forme di scambio.
Ma questa rivoluzione non si ferma all’ambito pure importante degli smart contracts. La potenza tecnologica del modello della blockchain, infatti, ha la sua naturale applicazione nell’ambito privilegiato dello scambio: la moneta.
Non è un caso, infatti, che la prima applicazione di massa sia rappresentata da una criptovaluta come i Bitcoin. La prima fase di applicazione della tecnologia Blockchain ad un modello monetario, però, ha generato per lo più criptovalute utilizzabili in termini pressoché speculativi. Ma è solo la prima fase. Quando applicate al mondo della moneta potrebbe prevedere non solo la nascita di valori scambiabili immateriali, che potrebbero rappresentare la nuova forma delle monete classiche con ovvie importanti ripercussioni delle istituzioni bancarie cioè sulle banche centrali, ma anche del sistema bancario che soprassiede allo scambio delle valute.
Ma la vera potenza innovativa, caratterizzata dalla possibilità di associare ad ogni singolo oggetto una “catena di blocchi”, è racchiusa nella possibilità che tutte le transazioni relative all’avvento dell’IoT avvengano su piattaforme che sfruttano la Blockchain e che modificano la “struttura sociale” dello scambio. Si può parlare, apertamente, dell’avvento di una nuova fase dello scambio “post-monetario”: quello del “tecno-baratto”.

·        Quali sono le soluzioni che soddisfano i vincoli posti dalle esigenze.
Alla base della blockchain c’è una struttura completamente decentrata e con informazioni che ovunque risiedono siano sempre allineate sia nei valori che per gli strumenti di gestione.
Per ottenere questo scopo il collegamento tra i “blocchi” deve essere certo, sicuro e affidabile.
Su questo collegamento devono circolare le informazioni che saranno codificate (criptate) con metodi trasparenti per tutti i partecipanti alla catena (chain) ed assolutamente impenetrabili per chi potrebbe farne un uso illegale.
Le transazioni che viaggiano in questa rete possono riguardare programmi di gestione, informazioni tecniche su fenomeni fisici e valori economici, quindi per i vari tipi di utilizzo della blockchain dovranno essere stabiliti e condivisi metodi ed unità di misura, algoritmi di calcolo, tecniche di rilevazione e linguaggi.
Importante caratteristica di una blockchain è la continua verifica della sua affidabilità (trusting), cioè la garanzia che la transazione che “arriva al destinatario” sia esattamente quella “inviata dal committente”.
La tecnologia in continua evoluzione è in grado di rispondere a queste esigenze.

·        Quali sono le tecnologie corrette per costruire le soluzioni.
Ripercorrendo all’indietro le esperienze tecnologiche, ripercorrendo cioè gli ultimi 60 anni di cambiamenti organizzativi che l’informatica ha indotto nelle organizzazioni lavorative, i salti di qualità, buoni o cattivi, sono sempre stati legati al miglioramento della velocità di trasmissione delle informazioni.
Sino a circa 50 anni fa le industrie che operavano sul territorio con sedi distaccate, per es. le Banche e le società di assicurazione, avevano una organizzazione che cambiava di poco rispetto …ad un Banco Fiorentino del ‘500. Infatti si usava carta e penna e si trasferivano i documenti …a dorso di mulo o con un vagone postale.
Intorno al 1980 le comunicazioni cominciarono a funzionare meglio si passò da circa 1 riga al secondo a 200.000 pagine al secondo (da 100 car/sec a 1 GB/sec).
I gradini di questo cambiamento, legati al miglioramento delle tecnologie costruttive di elaboratori ed organi di comunicazione, hanno indotto cambiamenti profondi alle strutture dei dati che vengono messi in gioco e di conseguenza alle strutture operative che di questi dati si servivano.
Intorno al 1975, per una società di assicurazioni, si cominciò a fare le prime esperienze di “collegamenti informatici” con la periferia: a sera si collegavamo manualmente con le Agenzie e si ricevevamo al centro tutti i movimenti della giornata …mentre la carta continuava ad arrivare due tre giorni dopo. Era il periodo della cosiddetta “Informatica distribuita” cioè archivi e programmi “erano collocati” negli elaboratori periferici e la sincronizzazione con gli archivi centrali, quelli in “Direzione” era …una speranza!
Subito dopo le comunicazioni fecero qualche passetto avanti e fu inventata la cosiddetta organizzazione CLIENT-SERVER: i programmi erano installati su gli elaboratori periferici che lavoravano collegati all’elaboratore centrale con il quale la periferia scambiava solo i dati. Anche in questo caso però si creavano problemi legati al fatto che non sempre i programmi installati periferia erano perfettamente allineati con i programmi di “Direzione” con conseguenza di errori e malumori …soprattutto a carico del Centro Elettronico che veniva indicato come colpevole dei peggiori misfatti.
E siamo così arrivati a circa il 2000 quando le linee di comunicazione diventarono ad essere più affidabili e veloci e la soluzione a tutti i problemi di sincronizzazione e disallineamento sembrarono risolti con i collegamenti on.line, cioè la periferia lavorava con dei terminali direttamente collegati all’elaboratore centrale e le cose sono migliorate sempre più …anche se talvolta ci arrabbiamo quando l’impiegato allo sportello ci dice di aspettare perché non funziona il collegamento e, talvolta accade, ha solo dimenticato di accendere il terminale.
Negli ultimi 10 anni la tecnologia ha fatto passi da gigante e, contemporaneamente, le linee di comunicazione sono diventate “velocissime” e gli strumenti “avanzati” come smartphone e tablet, sono diventati di uso comune. Questi cambiamenti strumentali non sono sempre stati recepiti completamente dalle organizzazioni industriali e dei lavoratori. Il risultato è stato che chi ha saputo innovarsi ha progredito e gli altri regrediscono.
Banche ed Assicurazioni sono quelle si sono mostrate più dicotomiche: da una parte organizzazione operativa “antica” e dall’altra offerta al mercato sempre più moderna …almeno di facciata.
E siamo finalmente arrivati alla BLOCKCHAIN che, non me ne vogliano gli esperti ultimi arrivati, mi ricorda tanto la vecchia informatica distribuita che potendo contare su linee di comunicazione velocissime e sicure, permette di avere gli archivi “solo” in periferia sempre connessi tra di loro ed continuamente allineati. Questo sistema ha il vantaggio di trasmettere il denaro in modo sicuro e senza spostare la carta moneta, infatti trasmette solo il valore di essa e ne registra il passaggio.
Forse il passaggio tecnologico successivo sarà forse legato all’uso del Claud quando i “blocchi” saranno costituiti da alcune grandi “armadi di dati e programmi” anche duplicati per essere sicuri contro aggressioni malevole. A questi dati potranno accedere in modo sicuro tutti gli operatori autorizzati a partecipare a quella specifica “chain”.

·        Conclusione
I primi ad accorgersi di questa possibilità di “indipendenza della moneta” da Banche e Stati sono stati gli inventori dei BIT-COIN che come dice il nome sono solo monete fatte di bit: al metallo, alla carta ed al timbro della Banca Centrale sono stati sostituiti i bit cioè l’immateriale descrizione del valore. Chiaramente BITCOIN non sono una favola, ma semplicemente la traduzione in informazioni di un gruzzoletto reale depositato …in una Banca!
E a questo punto la storia per oggi si chiude in attesa del prossimo cambiamento epocale che, come ci insegna Giambattista Vico, sarà l’apertura di un nuovo vecchio ciclo.

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