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giovedì 17 gennaio 2019

al teatro Quirino “Così parlò Bellavista” da Luciano De Crescenzo, adattamento di Geppy Gleijeses


di Attilio A. Romita                                                                16 gennaio 2019

Ancora oggi, a poco più di quarant'anni dalla sua prima pubblicazione, "Così parlò Bellavista" è una analisi e descrizione puntuale del comportamento umano che, per comodità collochiamo a Napoli, ma, come dichiara l’autore: “si è sempre meridionali di qualcuno”.
E chi meglio di un Ingegnere napoletano trapiantato a Milano poteva raccontarci di “Amore e Libertà” come nel sottotitolo del libro.

E’ importante sottolineare la congiunzione tra le due parole che, invece sembrano messe quasi in contrapposizione all’inizio dello spettacolo.
La trasposizione da un libro ad uno spettacolo non è mai facile e, soprattutto, quando il susseguirsi di considerazioni scritte deve essere rappresentato da una ’azione scenica. Questo passaggio da scritto ad azioni poi diventa particolarmente difficoltoso quando la scena è un teatro che impone sempre limiti tecnici di spazio e di tempo.
La sfida è stata accettata ed è stata portata al successo da Geppy Gleijeses e da tutti i realizzatori dello spettacolo teatrale ispirati anche dall’omonimo film realizzato anni prima.
E’ nato uno spettacolo allegro, ma mai banale e molti dei contenuti sono ormai diventati proverbiali come la descrizione del semaforo napoletano: con il  rosso: si può passare facendo bene attenzione, con il verde si passa con cautela perché ci potrebbe esser qualcuno che passa con il rosso e i giallo non serve a niente perché è messo solo per allegria.
Mi sembra giusto fare una piccola notazione circa l’uso esteso del dialetto napoletano che talvolta impedisce parzialmente di capire alcune argute battute …ed è un peccato. Forse sarebbe stato utile seguire il suggerimento di Luciano De Crescenzo che, nella prefazione del suo libro, scrive: “ La voglia di scrivere questa mia « cosa » direttamente in dialetto e nel contempo il desiderio di essere capito soprattutto dai miei amici non napoletani, mi ha portato quindi ad usare un particolare metodo di lavoro: ho recitato in dialetto tutti i testi davanti ad un registratore e successivamente ho tradotto pazientemente, parola per parola, i vocaboli napoletani nei propri corrispettivi in lingua in modo che tutti i dialoghi conservassero una loro sintassi dialettale. Il lettore che vorrà entrare maggiormente nell'atmosfera locale dovrebbe cortesemente cercare di leggere il testo imitando nel suo pensiero l'accento napoletano”
L’impianto scenico, di Roberto Crea ci fa entrare immediatamente nel clima
“napoletano”, infatti la scena è un praticabile di vari piani che ricostruisce l’interno di un palazzo napoletano d’epoca, come siamo abituati a vederlo, che insiste su un piccolo cortile dove si svolgono la maggior parte dei piccoli episodi narrativi supportati solo dalla bravura degli interpreti  e da pochi accessori di arredamento e particolari scenici che calano dall’alto.

In questo scenario ci raccontano la storia Geppy Gleijeses, regista ed attore nei panni del prof. Bellavista,Marisa Laurito – la signora Bellavista-, Benedetto Casillo – il sostituto portiere- e Gianluca Ferrato – il dott. Cazzaniga.
Gli altri  29 personaggi della commedia sono raccontati da Nunzia Schiano, Salvatore Misticone, Vittorio Ciorcalo. Patrizia Capuano, Elisabetta Mirra, Gregorio De Pao la, Agostino Pannone. Gino De Luca,  Ester Gatta. Brunella De Feudis.
Ho già sottolineato le scene di Roberto Crea, i costumi sono di Gabriella Campagna, le luci di Luigi Ascione  e le musiche Claudio Mattone.
A scena aperta e alla fine dello spettacolo molti applausi convinti hanno salutato il folto gruppo di autori ed implicitamente Luciano De Crescenzo che dopo questo primo libro ci ha divertito con intelligenza con molti altri libri e film. Una volta tornato a casa la prima cosa che ho fatto è stata ritrovare il libro per potermi “ripassare” scenette e personaggi leggendo direttamente le parole dell’Autore.


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