di Attilio A. Romita 16
gennaio 2019
Ancora oggi, a poco
più di quarant'anni dalla sua prima pubblicazione, "Così parlò
Bellavista" è una analisi e descrizione puntuale del comportamento umano
che, per comodità collochiamo a Napoli, ma, come dichiara l’autore: “si è
sempre meridionali di qualcuno”.
E chi meglio di un
Ingegnere napoletano trapiantato a Milano poteva raccontarci di “Amore e
Libertà” come nel sottotitolo del libro.
E’ importante
sottolineare la congiunzione tra le due parole che, invece sembrano messe quasi
in contrapposizione all’inizio dello spettacolo.
La trasposizione da un
libro ad uno spettacolo non è mai facile e, soprattutto, quando il susseguirsi
di considerazioni scritte deve essere rappresentato da una ’azione scenica.
Questo passaggio da scritto ad azioni poi diventa particolarmente difficoltoso
quando la scena è un teatro che impone sempre limiti tecnici di spazio e di
tempo.
La sfida è stata
accettata ed è stata portata al successo da Geppy Gleijeses e da tutti i realizzatori dello spettacolo teatrale
ispirati anche dall’omonimo film realizzato anni prima.
E’ nato
uno spettacolo allegro, ma mai banale e molti dei contenuti sono ormai
diventati proverbiali come la descrizione del semaforo napoletano: con il rosso: si può passare
facendo bene attenzione, con il verde si passa con cautela perché ci potrebbe
esser qualcuno che passa con il rosso e i giallo non serve a niente perché è
messo solo per allegria.
Mi sembra giusto
fare una piccola notazione circa l’uso esteso del dialetto napoletano che
talvolta impedisce parzialmente di capire alcune argute battute …ed è un
peccato. Forse sarebbe stato utile seguire il suggerimento di Luciano De
Crescenzo che, nella prefazione del suo libro, scrive: “ La voglia di scrivere questa mia « cosa »
direttamente in dialetto e nel contempo il desiderio di essere capito
soprattutto dai miei amici non napoletani, mi ha portato quindi ad usare un
particolare metodo di lavoro: ho recitato in dialetto tutti i testi davanti ad
un registratore e successivamente ho tradotto pazientemente, parola per parola,
i vocaboli napoletani nei propri corrispettivi in lingua in modo che tutti i
dialoghi conservassero una loro sintassi dialettale. Il lettore che vorrà
entrare maggiormente nell'atmosfera locale dovrebbe cortesemente cercare di
leggere il testo imitando nel suo pensiero l'accento napoletano”
L’impianto scenico, di Roberto Crea ci fa entrare immediatamente nel
clima
“napoletano”, infatti la scena è un praticabile di vari piani che
ricostruisce l’interno di un palazzo napoletano d’epoca, come siamo abituati a
vederlo, che insiste su un piccolo cortile dove si svolgono la maggior parte
dei piccoli episodi narrativi supportati solo dalla bravura degli
interpreti e da pochi accessori di
arredamento e particolari scenici che calano dall’alto.
In questo scenario ci raccontano la storia Geppy Gleijeses, regista ed attore nei panni del prof. Bellavista,Marisa Laurito
– la signora Bellavista-, Benedetto Casillo – il sostituto portiere- e Gianluca
Ferrato – il dott. Cazzaniga.
Gli altri 29 personaggi della commedia sono raccontati
da Nunzia Schiano, Salvatore Misticone, Vittorio Ciorcalo. Patrizia Capuano,
Elisabetta Mirra, Gregorio De Pao la, Agostino Pannone. Gino De Luca, Ester
Gatta. Brunella De Feudis.
Ho già sottolineato le
scene di Roberto Crea, i costumi sono di Gabriella Campagna, le luci di Luigi Ascione e le musiche Claudio Mattone.
A scena aperta e alla fine dello spettacolo molti applausi
convinti hanno salutato il folto gruppo di autori ed implicitamente Luciano De
Crescenzo che dopo questo primo libro ci ha divertito con intelligenza con
molti altri libri e film. Una volta tornato a casa la prima cosa che ho fatto è
stata ritrovare il libro per potermi “ripassare” scenette e personaggi leggendo
direttamente le parole dell’Autore.
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