La politica, cioè il Parlamento, non essendo capace di
decidere ha sempre rimandato ogni decisione sulla eutanasia.
Oggi la Corte Costituzionale, essendo direttamente coinvolta, ha
emesso una importante sentenza su un caso specifico ed ha richiesto al
Parlamento una legge che detti tutte le regole per la Eutanasia.
(continua)
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Nei giorni scorsi ho partecipato su Facebook ad un dibattito
sull’eutanasia ed ho constatato che si intersecavano temi etici, temi religiosi
e temi personali creando solo confusione.
Non sono un giurista, un filosofo o un religioso e per
questo la mia riflessione è …ignorante e vorrebbe solo evidenziare alcuni
problemi che, secondo me, rendono difficile una decisione quasi universalmente accettabile.
Credo che prima di affrontare il tema della eutanasia
occorre stabilire delle condizioni al contorno che rendano possibile una discussione
non viaggi su piani diversi.
La domanda base cui trovare risposta è: Eutanasia è una
azione eticamente accettabile perché pone fine ad una situazione irreversibile
di sofferenza o è comunque un omicidio?
Proverò a fare considerazioni molto laiche e talvolta anche
semplicistiche che non vogliono diminuire il valore del tema, ma semplicemente
avviare una discussione che provi a dare risposte se non certe, ma almeno
accettabili e praticabili.
In questa ottica la prima condizione riguarda la religione.
Mi limito al Cattolicesimo perché non conosco le altre religioni. Secondo la
religione cattolica la vita può essere data e tolta solo da Dio quindi
qualsiasi azione tesa a privare della vita non è ammissibile. Se si vuole
essere cattolici l’eutanasia non è mai accettabile o possibile.
La altre condizioni sono indirizzate e cercare risposte a
molte domande.
Chi decide della eutanasia di una persona in situazione
irreversibile di sofferenza? Questa domanda ne sottintende una seconda: quali
sono le situazioni di insostenibile sofferenza?
La risposta è parzialmente semplice quando il malato è
vigile e presente perché non ci devono essere dubbi su eventuali
condizionamenti.
Nel caso di parziale o totale mancanza di capacità di
decidere, anche in caso di precise disposizioni testamentarie, la decisione per
l’eutanasia diventa difficile perché è
importante verificare che le condizioni attuali del malato coincidano con
quelle previste nel testamento, e in questo caso chi è delegato a decidere?
Più complessa si fa la domanda quando il malato non è vigile
ed i parenti hanno pareri differenti. Ma anche in quest’ultimo caso non ci
devono essere ragionevoli dubbi che la decisione dei parenti non abbia fini
“economici”.
Infine un’ultima domanda realistica: chi dovrà praticamente
eseguire l’eutanasia? Non è una risposta facile perché va oltre i problemi di
coscienza.
Come si può notare i problemi pratici vanno ben oltre temi
etici e alcune vicende recenti dimostrano che la decisione finale ha richiesto
anni.
Io ritengo che una semplice modifica del codice per
eliminare il suicidio assistito non sia una soluzione “pratica” perché non
contiene una risposta alle varie domande che ho cercato di evidenziare in
questa nota.
Conclusione: la sentenza della Consulta è sicuramente importante,
ma è una decisione su un caso specifico ancorchè esemplare, ma non risolve il problema.
Sarà il Parlamento capace di scrivere una legge chiara ed
univoca che, come è successo in alti casi, non rimandi poi le soluzioni
puntuali al Potere Giudiziario?
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