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giovedì 26 settembre 2019

Eutanasia …riflessioni ignoranti.

di Attilio A. Romita                                            27 settembre 2018

La politica, cioè il Parlamento, non essendo capace di decidere ha sempre rimandato ogni decisione sulla eutanasia.

Oggi la Corte Costituzionale, essendo direttamente coinvolta, ha emesso una importante sentenza su un caso specifico ed ha richiesto al Parlamento una legge che detti tutte le regole per la Eutanasia.
(continua)

Nei giorni scorsi ho partecipato su Facebook ad un dibattito sull’eutanasia ed ho constatato che si intersecavano temi etici, temi religiosi e temi personali creando solo confusione.
Non sono un giurista, un filosofo o un religioso e per questo la mia riflessione è …ignorante e vorrebbe solo evidenziare alcuni problemi che, secondo me, rendono difficile una decisione quasi universalmente accettabile.
Credo che prima di affrontare il tema della eutanasia occorre stabilire delle condizioni al contorno che rendano possibile una discussione non viaggi su piani diversi.
La domanda base cui trovare risposta è: Eutanasia è una azione eticamente accettabile perché pone fine ad una situazione irreversibile di sofferenza o è comunque un omicidio?
Proverò a fare considerazioni molto laiche e talvolta anche semplicistiche che non vogliono diminuire il valore del tema, ma semplicemente avviare una discussione che provi a dare risposte se non certe, ma almeno accettabili e praticabili.
In questa ottica la prima condizione riguarda la religione. Mi limito al Cattolicesimo perché non conosco le altre religioni. Secondo la religione cattolica la vita può essere data e tolta solo da Dio quindi qualsiasi azione tesa a privare della vita non è ammissibile. Se si vuole essere cattolici l’eutanasia non è mai accettabile o possibile.
La altre condizioni sono indirizzate e cercare risposte a molte domande.
Chi decide della eutanasia di una persona in situazione irreversibile di sofferenza? Questa domanda ne sottintende una seconda: quali sono le situazioni di insostenibile sofferenza?
La risposta è parzialmente semplice quando il malato è vigile e presente perché non ci devono essere dubbi su eventuali condizionamenti.
Nel caso di parziale o totale mancanza di capacità di decidere, anche in caso di precise disposizioni testamentarie, la decisione per l’eutanasia diventa difficile  perché è importante verificare che le condizioni attuali del malato coincidano con quelle previste nel testamento, e in questo caso chi è delegato a decidere?
Più complessa si fa la domanda quando il malato non è vigile ed i parenti hanno pareri differenti. Ma anche in quest’ultimo caso non ci devono essere ragionevoli dubbi che la decisione dei parenti non abbia fini “economici”.
Infine un’ultima domanda realistica: chi dovrà praticamente eseguire l’eutanasia? Non è una risposta facile perché va oltre i problemi di coscienza.
Come si può notare i problemi pratici vanno ben oltre temi etici e alcune vicende recenti dimostrano che la decisione finale ha richiesto anni.
Io ritengo che una semplice modifica del codice per eliminare il suicidio assistito non sia una soluzione “pratica” perché non contiene una risposta alle varie domande che ho cercato di evidenziare in questa nota.
Conclusione: la sentenza della Consulta è sicuramente importante, ma è una decisione su un caso specifico ancorchè esemplare, ma non risolve il problema.
Sarà il Parlamento capace di scrivere una legge chiara ed univoca che, come è successo in alti casi, non rimandi poi le soluzioni puntuali al Potere Giudiziario?

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