di Attilio A. Romita 20 novembre 2019
Antonio Salieri ha veramente ucciso Wolfgang
Amadeus Mozart? Questa domanda da 250 anni cerca una risposta più aderente alla
verità. La prima “interpretazione” dei fatti si fonda sulla tragedia "Mozart e Salieri", scritta nel
1830 dallo scrittore russo Aleksandr
Puskin.
Questa tragedia ha ispirato molte opere successive sino ad arrivare,
circa 50 anni fa, a Peter Shaffer che, pur rifacendosi
a Puskin, racconta di un patto di Salieri con Dio: il successo e la gloria per la creazione di buona musica a fronte di una vita onesta e caritatevole. Salieri ritiene un tradimento del patto l'arrivo di Mozart che con la sua musica appare superarlo.
L’attuale messa in scena di “Amedeus” inizia con il vecchio
Salieri che riavvolge il nastro della sua esistenza e rivede il periodo nel
quale la sua vita si è intrecciata con quella di Wolfgang Amadeus Mozart.
Salieri è il rispettato ed
applaudito Maestro di Corte dell’Imperatore Giuseppe II d’Austria quando a
Corte piomba il giovane invadente ed irrispettoso Amadeus. Salieri è
onestamente impressionato dalla bravura del giovane Mozart ed allo stesso tempo
è geloso, umanamente geloso, per questa intruso che vuole anche cambiare le tradizionali
regole musicali del tempo.
Salieri è uomo di Corte e usa
i suoi Venticelli, servitori e spie, per conoscere quanto accade intorno a al
nuovo arrivato e per non facilitare la strada ad Amedeus che ben presto, malgrado la sua bravura non riesce ad emergere e si
avvia ad una precoce fatale decadenza fisica.
Il vecchio Salieri non è
felice per come si è svolta la sua vita e per le sue false vittorie sul giovane
Amedeus. Il rimorso diventa presto insopportabile e Salieri si uccide.
Questo lo sviluppo della
rappresentazione teatrale che mi sembra, interpreti realisticamente una
situazione che si ripete tutte le volte nelle quali un giovane brillante e capace vuole dare uno
scossone alla tradizione e si scontra con difensori delle regole consolidate.
In questi casi troppe volte la difesa tradizionale è spesso passiva e i
risultati sono i peggiori perché il cambiamento non è mitigato dall’esperienza.
Geppy Gleijeses è un Antonio Salieri combattuto tra la gelosia e l’ammirazione
per la bravura del giovane Mozart e che , alla fine, piange per la sua inutile
vittoria,
Lorenzo Gleijeses è il giovane Wolfang Amadeus Mozart che si
compiace della sua bravura che non ha paura di evidenziare anche con
atteggiamenti eccessivamente “simpatici”. Solo alla fine si rende conto di
essere un perdente che non ha saputo usare la sua bravura. Solo il tempo
renderà giustizia alla sua arte.
Insieme
a loro Roberta Lucca è Costanze Weber moglie di Amedeus, Giulio Farnese è l’Imperatore Giuseppe II, Giuseppe Bisogno è il Conte Johann Von Strack,
Gianluca Ferrato è il Conte Franz Orsini-Rosenberg . Anita Pititto è il Barone Gottfried van Swieten, Brunella De Feudi è il valletto e il cuoco dei Salieri
e il Kappelmeister Giuseppe Bonno, Elisabetta Mirra è Katerina Cavalieri e un Venticello, Agostino
Pannone Dario Vandelli sono gli altri
due Venticelli.
La regia di Andrei
Konchalovsky.
La traduzione dall’ originale
di Peter Shaffer è di Masolino D’Amico.
Lo scenografo realizzatore è
Roberto Crea, i costumi sono di Luigi Perego, i movimenti coreografici sono si
Ramune Chodorkaite, L’artigiano della luce è Luigi Ascione e l’elaborazione
musiche è di Matteo D’Amico
Tanti applausi finali e
amichevoli discussioni su quale è stato il reale rapporto tra Antonio Salieri e
Wolfang Amadeus
Mozart.
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