di Attilio A. Romita 4
dicembre 2019
Padron Motta, Mastro Don Gesualdo, è realmente un “vinto”
come suggerisce la catalogazione letteraria, “Il ciclo dei Vinti”, dell’omonimo
romanzo di Giovanni Verga?
La figura del protagonista ha, secondo me, due aspetti a
prima vista inconciliabili: è una “testa fina” che ha saputo costruire una sua
fortuna economica con bravura e talvolta con pochi scrupoli, ma è anche un uomo
del suo tempo che vede la possibilità di scalata sociale e ne resta coinvolto.
Il romanzo in apertura vede Gesualdo Motta, già ricco e
potente, impegnato nello impegnato nello spegnimento del vecchio nobile palazzo
Trau che confina con un suo magazzino. Nella storia gli episodi sulla continua
scalata al potere ed alla ricchezza di Gesualdo si intrecciano con le trame
tessute dai Trau per convincerlo a salire nella scala sociale sposando una
erede Trau …un po “chiaccherata”. Sin dall’inizio questa unione non è tollerata
dai nobili siciliani che si rifiutano anche di partecipare alla festa di
matrimonio. E la vita di Gesualdo continua a portare guadagni e tristi pensieri
sino alla fine triste e solitaria del protagonista.
Enrico Guarneri e Vincenzo Ferro sono riusciti a condensare
le circa 500 pagine scritte in uno spettacolo costruito sulla parola che
rispetta in pieno quello che Giovanni Verga ha voluto rappresentare nel suo
romanzo.
Lo spettacolo si articola in una serie di flash back
raccontati da Don Gesualdo che, tra una acquisizione ed una imprecazione, narra
la sua storia in un continuo alternarsi di serietà, gioia, sorriso, gelosia,
rabbia e tristezza per quello che avrebbe, ma che ha solo potuto realizzare nel
campo degli affari e non degli affetti.
Enrico Guarneri, instancabile protagonista sempre in scena,
è Don Gesualdo Motta. Insieme a lui un bel gruppo di attori perfettamente
intonati con il protagonista ci sono: Ileana Rigano come Baronedda Rubiera, Rosario
Minardi nella parte del Canonico Lupi, Francesca Ferro è Bianca, Rosario Marco
Amato è il Barone Rubiera, Pietro Barbaro è Don Diego, Giovanni Fontanarosa è
Don Angelino, Vincenzo Volo è il Barone Zacco, Elisa Franco è Donna Cirmena, Alessandra
Falci è Diodata, Federica Breci è Isabella.
Vincenzo Ferro è il regista che guida con precisione la
narrazione che si svolge in una scena, perfettamente disegnata da Salvo
Manciagli, che si articola in grandi quinte mobili, qualche sfondo e pochi
oggetti strettamente funzionali al racconto. I costumi sono di Carmen Ragonese
Uno spettacolo tutto da vedere che si è giustamente concluso
con tanti applausi che, a scena aperta, hanno anche sottolineato molti passaggi
dello spettacolo.
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