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giovedì 28 maggio 2020

Amarcord 01 - Un ricordo di gioventù.

Amarcord 01 - Un ricordo di gioventù.

Flavio Impelluso                                                1 maggio 2020

Io ero giovane l’altro secolo. E così ho tanti ricordi, la maggior parte belli, alcuni no. Un ricordo che mi porto dietro dall’infanzia è legato al terrazzo di casa, allora abitavamo nel quartiere Italia di Roma, erano i primi anni ‘50 e frequentavo le medie. La casa non era molto grande ma il piano era alto e dal terrazzo toccavo il cielo. Il cielo di Roma era il più bello del mondo, era di un azzurro indescrivibile, se alzavi gli occhi a guardarlo ti incantavi... ricordo che ogni tanto vedevi qualcuno che si fermava col naso per aria, come davanti ad un quadro, e ai giardinetti le mamme se lo indicavano tra loro, mica come adesso che tutti corrono.

Ricordo i pomeriggi di primavera, finiti i compiti l’appuntamento era sul terrazzo, in attesa di un momento particolare che nel tempo era divenuto magico, quando il cielo cominciava quasi impercettibilmente a cambiare colore, era sempre azzurro ma forse un po’ meno carico e invece un po’ più trasparente, più leggero. E poi arrivava quel momento, non ricordo l’ora precisa anche perché cambiava di giorno in giorno, credo fosse tra compieta ed il vespro, e iniziava il concerto delle campane ed era bellissimo: in qualche maniera confusa avevo compreso, con i sensi se non con la ragione, il messaggio che le campane volevano dare a compieta, e mi prendeva uno strano dolce languore, forse quello che il Sommo ha attribuito ai naviganti. E insieme, in quel cielo ancora bellissimo, sciamavano le rondini a caccia ed i loro striduli garriti si fondevano con i rintocchi e divenivano incredibilmente leggeri e quasi dolci, una sinfonia del creato, un ricordo indelebile. Poi cambiammo casa, non c ‘era più il terrazzo e cambiò anche la vita. Passò tanto tempo, generazioni, adesso abito nuovamente in una casa con il terrazzo e quel ricordo è ancora così presente che talvolta tento di farlo rivivere. Ma era troppo legato a quei suoni e ora le campane non avvertono più al tramonto che la giornata è finita, andate in pace. E poi le rondini non vengono più a Roma. Ed io non ho più quell’età.


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