Amarcord 01 - Un ricordo di gioventù.
Ricordo i
pomeriggi di primavera, finiti i compiti l’appuntamento era sul terrazzo, in
attesa di un momento particolare che nel tempo era divenuto magico, quando il
cielo cominciava quasi impercettibilmente a cambiare colore, era sempre azzurro
ma forse un po’ meno carico e invece un po’ più trasparente, più leggero. E poi
arrivava quel momento, non ricordo l’ora precisa anche perché cambiava di
giorno in giorno, credo fosse tra compieta ed il vespro, e iniziava il concerto
delle campane ed era bellissimo: in qualche maniera confusa avevo compreso, con
i sensi se non con la ragione, il messaggio che le campane volevano dare a
compieta, e mi prendeva uno strano dolce languore, forse quello che il Sommo ha
attribuito ai naviganti. E insieme, in quel cielo ancora bellissimo, sciamavano
le rondini a caccia ed i loro striduli garriti si fondevano con i rintocchi e
divenivano incredibilmente leggeri e quasi dolci, una sinfonia del creato, un
ricordo indelebile. Poi cambiammo casa, non c ‘era più il terrazzo e cambiò
anche la vita. Passò tanto tempo, generazioni, adesso abito nuovamente in una
casa con il terrazzo e quel ricordo è ancora così presente che talvolta tento
di farlo rivivere. Ma era troppo legato a quei suoni e ora le campane non
avvertono più al tramonto che la giornata è finita, andate in pace. E poi le
rondini non vengono più a Roma. Ed io non ho più quell’età.
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