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giovedì 28 maggio 2020

Amarcord 02 - HODYA NASREDDIN

Amarcord 02 - HODYA  NASREDDIN

         FlavioImpelluso                                              27 maggio 2020

Mia sorella ed io, tra gli alti e i bassi di tutte le famiglie, siamo stati particolarmente fortunati perché siamo cresciuti tra i libri. Genitori onnivori, mamma appassionata di gialli e papà cacciatore di nuove correnti e primizie, e noi che ci sguazzavamo dentro. Insomma, senza tirarcela troppo e senza giocare a fare gli intellettuali, posso dire tranquillamente che siamo cresciuti a pane e libri, e che i libri – forse più delle bambole e dei soldatini - sono stati i più fidi compagni della nostra infanzia.

Sarà per questo che presto (avrò avuto all’epoca 13 anni, forse 14) scelsi i miei sentieri letterari, ricordo una prof di italiano, bravissima ma con la fissa della letteratura russa, che ci aveva affibbiato in sequenza la lettura dello Starnuto di Cechov e del Cappotto di Gogol, avrei voluto morire, e allora mi rifugiavo nella esplorazione della nuova letteratura americana. Che rapimento dell’anima l’allora recentissimo “Il vecchio ed il mare”, e che fervore di spirito guerriero con “Per chi suona la campana.”

Certo non posso elencare, neppure con un solo aggettivo, tutti i libri che mi hanno regalato qualcosa, e allora pesco nei ricordi un paio di quelli che, diciamo così, hanno una storia strana: uno era un piccolo volume della Medusa, narrava di un simpatico personaggio della letteratura araba, l’autore era Hodja Nasreddin, potrebbe essere un po’ il nostro Bertoldo, o Pulcinella, però più morbido del primo e meno servile del secondo. Dicono sia realmente vissuto nel 13° secolo, molte nazioni arabe se ne contendono la paternità, un mullah, un saggio, un raffinato umorista, chissà…. Si, ma dov’è la stranezza? La stranezza è che quelle storielle e sopra tutto quel nome, Hodja  Nasreddin, non li ho mai dimenticati, non so perché: decenni e decenni dopo, una vita dopo, migliaia di libri dopo, ancora quel libretto nero e verde con la testina della Medusa mi è rimasto in testa.

In modo diverso ma comunque strano, un altro libro mi regalò momenti di gloria: un giallo di Ian Fleming, un autore inglese allora sconosciuto in Italia, ma che non sfuggì al radar di mamma. Ci piacque da morire, introducendoci nel mondo dei Servizi e mandando di colpo in soffitta il Gotha dei giallisti più noti. Ebbene, quando parecchi anni dopo usci il film con Sean Connery, una specie di follia collettiva, io facevo il fenomeno con le ragazze affettando una profonda conoscenza della materia (si, certo, lo conosco da anni….), e disquisendo disinvolto di particolari dello spionaggio, un acchiappo garantito.

Poi cambiammo casa, volarono i decenni, il matrimonio, la figlia ed i nipoti, i viaggi in tutto il mondo, il pensionamento. Nel 2013 ero in Uzbekistan, seguendo la Via della Seta, e ricordo un pomeriggio a Bukhara, stavamo passeggiando con mia moglie, sbucammo su una grande piazza bordata a mo’ di portici da alti alberi ombrosi. Sul lato opposto la bella madrassa di Nadir Divambegh, poi sull’angolo in fondo a destra ci incuriosirono gruppetti di persone che si addensavano intorno ad un piccolo monumento.

Ci avvicinammo, l’attrazione era una scultura in bronzo, un personaggio sorridente in groppa ad un somarello così piccolo che il cavaliere strusciava i piedi in terra, chiesi chi fosse e la risposta mi colpì come una scarica elettrica, una emozione di una intensità indescrivibile…. era il mio Hodja Nasreddinn!

“Hodjà, sono io” - lo chiamai piano – “sono qui, finalmente … non ti ho mai dimenticato, lo sai?”

“Lo so” - rispose con quel suo sorriso – “ti attendevo da sessanta anni, era ora. Hai trovato la strada, bene.”

“Ma allora” – mi urgeva quella domanda – “eravamo collegati per magia dal libro? Era un libro magico?”

“I libri sono solo mezzi, come lenti attraverso cui guardare il mondo: la magia è nella mente, io ero già con te mentre leggevi quel libro. Continua a leggere il mondo attraverso i libri, ma con la tua fantasia, ed io sarò con te per sempre. Adesso vai, sei molto lontano da casa.”

 

 


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