FlavioImpelluso 29 maggio 2020
Mia figlia Maria Vittoria mi manda la foto del Pont du Gard, un ponte e acquedotto romano costruito nel I° secolo a. C. vicino a Nemausus (odierna Nimes): veramente una perla di architettura romana. Ma poi suggerisce anche: perché non commenti l’immagine con qualche riflessione, scatenando in me, ancorché inconsapevolmente, un forte attacco di orticaria. E che sarà mai, direte, non ti piacciono i ponti?Chiariamo: a me i ponti piacciono tantissimo, da quelli romani a quelli di Calatrava, mi piace proprio la loro specifica architettura, quasi prescindendo dagli aspetti metafisici dei ponti unione di sponde e di popoli. A me non piacciono certi atteggiamenti dei Francesi. E quali sono mai, direte voi, questi atteggiamenti, e che c’entrano con i ponti?
Chiariamo
ancora: a me non piacciono gli atteggiamenti dei Francesi quando fanno i furbi
e si fanno la storia come gli pare. I ponti c’entrano in quanto costruiti dai
romani, ed è proprio su queste attribuzioni non ci siamo. Mi spiego meglio.
Sia nei
viaggi in Francia, sia in alcuni soggiorni più recenti nella Svizzera di lingua
francese, ho riscontrato un comune atteggiamento di preconcetta negazione della
realtà: avete presente quando in Alto Adige fate una domanda (in italiano,
ovvio) e molti locali fanno lo sguardo vacuo di chi non ha capito, invece hanno
capito benissimo? Be’, a me è successo lo stesso in Francia chiedendo dei
“monumenti romani”: espressione ancora gentile, ma sguardo sperso e, solo dopo
fantozzeschi tentativi di far capire che stavo cercando il teatro romano
(mimando pose improbabili), si accendeva un barlume: “Ma lei sta cercando il
teatro “antico”! Ma certo, vada di là, poi giri ecc.ecc…..”
Insomma,
è la negazione della romanità: lo trovo un infantile tentativo di negare la
realtà storica, e mi irrita molto. Altre volte, sopra tutto in qualche
pubblicazione, se non ne possono proprio fare a meno, il periodo di dominazione
romana diviene un periodo di “cultura celtico-romana”, come se non si fosse
trattato di una grande civiltà quasi millenaria che si era sovrapposta al
tribalismo celtico, ma fosse una coesistenza di due civiltà paritetiche.
Eppure
devono tutto a Roma: la unificazione in una nazione delle varie tribù; la
lingua, invece dei dialetti celtici talora incomprensibili tra loro; il diritto
più avanzato dell’epoca invece delle ordalie e dei giudizi tribali; la
scrittura, riservata ai sacerdoti druidi ed a pochissimi altri per mantenere il
potere; le città in pianura invece degli oppida in montagna, le strade, gli
acquedotti….
Sembra
vogliano annullare 500 anni di storia romana, gli anni che li hanno lanciati
nella civiltà, mentre si crogiolano nella successiva dominazione dei Franchi,
che non hanno dato loro nulla (tranne il nome) che Roma non avesse già donato
loro: per carità, ogni popolo si scelga i suoi dominatori, ma si sappia che
negare la presenza romana è un imbroglio.
Ecco il
perché della mia orticaria su certi argomenti. E continuerò a condannare certi
atteggiamenti sino a quando i Francesi non si collocheranno nella loro giusta
posizione storica: non tanto nostri fratelli o cugini, come ogni tanto si sente
dire, ma figli (un po’ degeneri) di Roma.
Certo che
quanto a questo, pure noi…..
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