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giovedì 28 maggio 2020

IL PONTE ACQUEDOTTO ROMANO IN FRANCIA

  FlavioImpelluso                                                                 29 maggio 2020

Mia figlia Maria Vittoria mi manda la foto del Pont du Gard, un ponte e acquedotto romano costruito nel I° secolo a. C. vicino a Nemausus (odierna Nimes): veramente una perla di architettura romana. Ma poi suggerisce anche: perché non commenti l’immagine con qualche riflessione, scatenando in me, ancorché inconsapevolmente, un forte attacco di orticaria. E che sarà mai, direte, non ti piacciono i ponti?

Chiariamo: a me i ponti piacciono tantissimo, da quelli romani a quelli di Calatrava, mi piace proprio la loro specifica architettura, quasi prescindendo dagli aspetti metafisici dei ponti unione di sponde e di popoli. A me non piacciono certi atteggiamenti dei Francesi. E quali sono mai, direte voi, questi atteggiamenti, e che c’entrano con i ponti?

Chiariamo ancora: a me non piacciono gli atteggiamenti dei Francesi quando fanno i furbi e si fanno la storia come gli pare. I ponti c’entrano in quanto costruiti dai romani, ed è proprio su queste attribuzioni non ci siamo. Mi spiego meglio.

Sia nei viaggi in Francia, sia in alcuni soggiorni più recenti nella Svizzera di lingua francese, ho riscontrato un comune atteggiamento di preconcetta negazione della realtà: avete presente quando in Alto Adige fate una domanda (in italiano, ovvio) e molti locali fanno lo sguardo vacuo di chi non ha capito, invece hanno capito benissimo? Be’, a me è successo lo stesso in Francia chiedendo dei “monumenti romani”: espressione ancora gentile, ma sguardo sperso e, solo dopo fantozzeschi tentativi di far capire che stavo cercando il teatro romano (mimando pose improbabili), si accendeva un barlume: “Ma lei sta cercando il teatro “antico”! Ma certo, vada di là, poi giri ecc.ecc…..”

Insomma, è la negazione della romanità: lo trovo un infantile tentativo di negare la realtà storica, e mi irrita molto. Altre volte, sopra tutto in qualche pubblicazione, se non ne possono proprio fare a meno, il periodo di dominazione romana diviene un periodo di “cultura celtico-romana”, come se non si fosse trattato di una grande civiltà quasi millenaria che si era sovrapposta al tribalismo celtico, ma fosse una coesistenza di due civiltà paritetiche.

Eppure devono tutto a Roma: la unificazione in una nazione delle varie tribù; la lingua, invece dei dialetti celtici talora incomprensibili tra loro; il diritto più avanzato dell’epoca invece delle ordalie e dei giudizi tribali; la scrittura, riservata ai sacerdoti druidi ed a pochissimi altri per mantenere il potere; le città in pianura invece degli oppida in montagna, le strade, gli acquedotti….

Sembra vogliano annullare 500 anni di storia romana, gli anni che li hanno lanciati nella civiltà, mentre si crogiolano nella successiva dominazione dei Franchi, che non hanno dato loro nulla (tranne il nome) che Roma non avesse già donato loro: per carità, ogni popolo si scelga i suoi dominatori, ma si sappia che negare la presenza romana è un imbroglio.

Ecco il perché della mia orticaria su certi argomenti. E continuerò a condannare certi atteggiamenti sino a quando i Francesi non si collocheranno nella loro giusta posizione storica: non tanto nostri fratelli o cugini, come ogni tanto si sente dire, ma figli (un po’ degeneri) di Roma.

Certo che quanto a questo, pure noi…..

 


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