Flavio Impelluso 1 DICEMBRE 2021
Care amiche, cari amici, mi è capitato sotto mano questo
Amarcord, l’avevo buttato giù questa estate, l’ho riletto ed ho pensato “adesso
o mai più”, passato l’anno sarebbe stato inutile rivangare certe memorie. E mi
sono deciso ad inviarlo. Il fatto è che non ne posso più di una stampa che
narra i fatti come gli pare, e così ho pensato di far sentire in tutta la sua
forza il mio possente pigolìo di dissenso. Colgo l’occasione per inviare a
tutti voi i miei migliori auguri per le prossime Festività ed in particolare
per un sereno Natale.
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LUGLIO DEL 2001: IL G.8 DI GENOVA
Come tutti gli appassionati di storia, tendo a darle una importanza forse maggiore di quanto non ne abbia effettivamente: per esempio affidandole il compito di lux veritatis, come diceva Cicerone, ritenendo che un fatto assodato storicamente non possa essere stravolto e men che meno cancellato.
Invece… invece c’è il diritto alla interpretazione dei
fatti, perbacco, in che diamine di democrazia viviamo se non possiamo interpretare
(travisare?) i fatti come ci pare? Prendo spunto dalle recenti rievocazioni dei
tragici “fatti di Genova”: era il 2001, giusto vent’anni fa, ed a Genova si
teneva il G.8.
Ricorderete tutti quel periodo, alle riunioni dei “grandi”
si contrapponevano forti movimenti anti-globalizzazione, e praticamente ogni
incontro fu oggetto di pesanti contestazioni: città in stato di assedio,
distruzioni, incendi e saccheggi, sembrava che una occulta organizzazione ne
raffinasse di volta in volta la capacità eversiva.
Qui da noi, in Italia, le recenti rievocazioni
giornalistiche del G.8 di Genova hanno descritto quelle giornate, con poche
varianti, come una spontanea e vigorosa (ma sostanzialmente pacifica)
manifestazione di popolo, purtroppo infiltrata da sparuti gruppetti dei soliti
anarchici, provocatori di professione, e dagli altrettanto soliti Black Bloc,
ai quali vanno attribuiti tutti i guai ed i danni provocati in quei giorni.
Al contempo la stampa nostrana è sembrata ritenere che
l’avvenimento veramente rilevante di quelle giornate fosse il comportamento violento delle forze
dell’ordine, che avevano infierito con ferocia sui giovani dimostranti: ed è su
questi episodi che si è focalizzato l’interesse prevalente della intera
rievocazione.
Non so dove fossero al tempo dei fatti narrati i
rappresentanti della stampa italiana, forse all’estero, a me questa
rievocazione è parsa talmente parziale e fuorviante da suscitare un senso di
vergogna. Per quanto ho potuto vedere gli avvenimenti non sono stati inquadrati
storicamente, le prospettive falsate, i piani delle azioni alterati: un vero
travisamento dei fatti, eppure la realtà era lì, ben evidente, bastava
ripescare i telegiornali dell’epoca e dargli una scorsa…
Io non ero presente a Genova in quei giorni, ma quegli
avvenimenti li ricordo molto bene, anche perché – come già accennato - la
situazione era monitorata da decine di telegiornali ogni giorno. Ed io ricordo
tutta un'altra storia.
Io ricordo una povera città per giorni in balìa di orde di
rivoltosi scatenati, che tutto
distruggevano e davano alle fiamme, negozi e banche, palazzi, automobili e
mezzi delle forze dell’ordine, mentre su queste ultime si abbattevano molotov,
sassi e sprangate: uno scenario da guerra civile. Anonimi furgoncini, ripresi
dalle telecamere, rifornivano con puntualità i così detti dimostranti di tali
“munizioni”. Piazze con migliaia di persone, i cui movimenti erano così
abilmente coordinati da rendere spesso vani i tentativi di contenimento delle
forze dell’ordine, e strade colme di gente che le percorrevano come fiumi in
piena tutto distruggendo al loro passaggio: questi erano i pacifici
manifestanti nei ricordi della stampa?
Io ricordo che al termine di quel G. 8 le riprese televisive
mostravano alcuni luoghi di Genova che sembravano Beiruth dopo la guerra civile
del ‘58, palazzi anneriti dagli incendi, negozi sventrati, carcasse di auto
dappertutto, milioni e milioni di danni.
Tutto dimenticato, o comunque sottaciuto. Certo, inopportuno
riproporlo. E pensare che, visto l’accanimento distruttivo della folla, uno dei
più violenti di quelle riunioni, si ipotizzava a mezza bocca che non si
trattasse di semplici (si fa per dire) dimostrazioni, ma di un vero e proprio
tentativo eversivo di assestare una spallata al governo in carica.
Io ricordo infine le amare impressioni che trassi (amare per
me, uomo di legge) alla vista di quei “pacifici dimostranti” così ben
organizzati, e per contro l’impressione che Polizia e Carabinieri fossero
costantemente alla rincorsa delle mosse dei rivoltosi, come fossero sorpresi da
quella feroce organizzazione che pur dovevano contrastare. Sempre pateticamente
ma coraggiosamente pochi dinanzi a quelle masse impazzite.
Questo io ricordo.
Ma io ricordo anche, ed io non fingo di dimenticare, che a
margine di quelle tragiche giornate alcuni membri delle forze dell’ordine
fecero cose indegne della divisa che indossavano. Orribile, esecrabile
comportamento, e giustamente ne hanno risposto in tutte le sedi. Per quegli
atti non c’è alcuna giustificazione.
Ma tramandare le azioni di questi pochi come praticamente le
più rilevanti di quei momenti terribili, falsando l’intero contesto di quei
giorni con queste rievocazioni, è a sua volta orribile. La cosa ancora più
brutta è che questa rievocazione passerà dai giornali ai libri di storia e
verrà letta nelle scuole, e questi saranno i ricordi che avranno i nostri
nipoti.
Una versione dei fatti distorta, un ennesimo stupro della
verità. E della storia stessa.
Una ultima considerazione: a chi giova concentrare i ricordi
della pubblica opinione su alcuni specifici fatti (invero scellerati) ed al
contempo ridurre una rivolta ben organizzata ad una specie di scampagnata di
popolo?
Flavio Impelluso –
Estate 2021
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