di Attilio A. Romita
2
ottobre 2017
Agnese
Fallongo, la scorsa stagione, mi aveva stupito e divertito con “Letizia va alla guerra: la sposa, la puttana” : uno spettacolo particolare con tutti, spettatori ed attori, in palcoscenico.
Questa nuova
proposta vede i protagonisti, insieme attori e musici, in quattro storie
d’amore che si svolgono nel fine guerra del secolo scorso nel Lazio, in
Campania, in Calabria ed in Sicilia.
Lo spettacolo
nasce dalle interviste e registrazioni che Agnese Fallongo, durante i suoi
viaggi teatrali, ha registrato leggende e storie popolari che le raccontavano e
che sono diventate la traccia di questa opera teatrale.
Così la
Fallongo ci presenta questo sua indagine: “Sapevate che l’Italia è il paese
con il maggior numero di dialetti, tradizioni e culture popolari al mondo? Ma
questa ricchezza è un relitto del passato, destinato ad estinguersi con il
tempo, o un patrimonio vivo, che occorre ancora studiare e valorizzare? E se è
vero che non sai dove vai se non sai da dove vieni, oggi: qual è la nostra
casa? Qual è la nostra Itaca?”
Il titolo dello
spettacolo fa riferimento alla quarta storia, quella del Pescatore Calabrese
innamorato di una irraggiungibile sirena. Anche le altre tre storie, tutte di
grandi amori disillusi, avrebbero potuto dare il titolo allo spettacolo. Arturo
è il pizzaiolo del quartiere romano della Garbatella, timido innamorato che
riesce a conquistare la bella Maria, che lo dimentica rapidamente quando lui si
allontana per il servizio militare. Reginella è la ricamatrice napoletana che
chiude il suo animo all’amore quando le sorelle le rubano l’innamorato, ma che
torna ad amare conquistata dalle appassionate serenate dell’omonimo dell’antico
amore. Infine Maria, una giovane siciliana innamorata dello swing, che vive una
tragica disavventura amorosa nella Sicilia negli ultimi devastanti attimi di
una invasione militare.
Sono quattro
storie d’amore disilluso con esiti anche tragici che coinvolgono anche per
effetto delle musiche che fanno “da fil
rouge tra un racconto e l’altro tramite canti popolari e polifonici, musiche
dal vivo e strumenti tradizionali. La musica assume una funzione poetica per
dare voce a quelle emozioni che spesso, proprio come accade in una serenata,
non riusciamo ad esprimere solo a parole.”
Agnese Fallongo è autrice del progetto e protagonista di una delle storie
che, di volta in volta vedono Eleonora De Luca, Teo Guarini e Domenico Macrì
interpreti principali delle altre storie. Tutti molto bravi nel recitare con
accenti dialettali diversi alternandosi come coprotagonisti, musici e coro.
Alessandra Fallucchi è la regista di uno spettacolo la cui scenografia,
ridotta all’essenziale, è narrata e resa viva dai protagonisti che, pur essendo
solo in quattro, non si disperdono, anzi riempiono, il grande palcoscenico del
Teatro Quirino.
Tanti applausi al termine di ogni storia e a chiusura di uno spettacolo divertente
e coinvolgente soprattutto per la bravura dei protagonisti …se capita nella
vostra città vi consiglio di andarlo a vedere.
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