di
Attilio A. Romita 6 dicembre 2018
Con la precedente nota su BLOCKCHAIN, scritta con la collaborazioni di Sergio Bellucci che conosce più
a fondo la materia, abbiamo tentato una spiegazione dei pregi e dei vantaggi
del “metodo” BLOCKCHAIN.
Questa seconda
riflessione, come nel titolo “ignorante”, è il mio ripensamento personale su
questo nuovo modo di gestire cose e valori.
L’idea di base della
“catena a blocchi”, a quello che ho capito, è la completa disintermediazione di
qualsiasi transazione fisica o fisicamente riconducibile.
Per esemplificare è
utile riferirsi alla blockchain che è alla base dell’uso dei bitcoin: se io
devo pagare una merce e sufficiente che per via telematica trasferisca una
somma dal mio “portafoglio” a quello del venditore cioè una sorta di bonifico
autogestito. Ovviamente, quando il mio portafoglio va “in rosso”, qualsiasi
operazione in uscita mi sarà impedita. Blockchain fa si che questa mia
operazione è registrata su “Tutti” i server connessi e aperti a tutti i partecipanti
alla catena e questo garantisce chiarezza, certezza economica e tracciabilità
…con buona pace di Privacy, GDPR ed altre regolette in corso d’opera. Solo per
correttezza di informazione voglio far notare che anche oggi la maggior parte
di transazioni economiche avviene per via telematica e sono quindi tracciabili
da parte di chi ne ha diritto.
A parte la
complessità di questo web economico della quale parleremo dopo, la gestione
automatica dei bitcoin prevede che al massimo in 10 min. tutti i server della
chain siano aggiornati, ma in un mondo che viaggia a microsecondi, alcuni
minuti sono una eternità per fare mega imbrogli.
Il fattore di scala
e la teoria dei modelli sono le ulteriori condizioni da tener presenti.
L’esperienza ci dice che per i fatti fisici ed i fenomeni economici i valori di
progetto e le proporzioni da un modello piccolo ad una realizzazione più grande
non variano in maniera lineare: quando il modello cresce di 10, 100 o 1000
volte la complessità aumenta di 1000,10.000, 100.000 volte. Un esempio banale:
se dovete mettere in ordine 10 libri è sufficiente 1 minuto, se i libri sono
10.000 non bastano 1000 minuti cioè 16,6 ore. Come opportunamente fanno notare
fonti “Bitcoin”, secondo la legge di Metcalfe,
“il valore di una rete è proporzionale al
quadrato del numero degli utenti”. (https://www.ilbitcoin.news/meno-dello-04-della-popolazione-usa-le-criptovalutehttps://www.ilbitcoin.news/meno-dello-04-della-popolazione-usa-le-criptovalute).
Il sito blokchain (https://www.blockchain.com/it/chartshttps://www.blockchain.com/it/charts) fornisce molte indicazioni statistiche ed è
interessante vedere che oggi solo lo 0,4% della popolazione mondiale (circa 25
milioni di persone) esegue con circa 200.000 transazioni. Semplicemente
passando dallo 0,4% al 10%, cioè un aumento di 25 volte, la complessità del
sistema aumenta di 625 volte: è come passare dalla progettazione di 10 villette
a schiera ad un grattacielo di 100 piani!.
Passiamo ora al discorso della intermediazione. Nei
villaggi medioevali tutti si conoscevano e per lo scambio di prodotti o servizi
non erano necessari intermediari. I primi intermediari furono i venditori
ambulanti che fornivano oggetti costruiti “altrove”. Questo “altrove” nel tempo
diventava sempre più lontano e l’intermediazione più complessa perché oltre al
trasporto dei beni doveva essere previsto il pagamento e fare il portavalori è
sempre stato un mestiere pericoloso. Nel 1500 i commercianti fiorentini
inventarono le Banche o meglio il meccanismo delle “Lettere di Cambio” e delle
“Stanze di Compensazione” che facevano praticamente viaggiare informazioni cartacee
e non oro. In pratica Herr Scmidth di Dresda acquistava sete a Venezia con oro
depositato a Dresda; questo serviva per
pagare Herr Olsen che vendeva Armature Forgiate a Pantalone Veneziano che
depositava il suo oro a Venezia. I due banchieri di Dresda e Venezia si
scambiavano l’informazione di chi pagare e chi accreditare e per questo lavoro
ricavavano una commissione.
Nel corso dei successivi cinque secoli questo meccanismo è
stato messo a punto perfettamente da tutte le banche che operano nel mondo e
funziona perfettamente. Purtroppo le quantità di denaro temporaneamente ferme
nelle banche hanno stimolato qualche “cattivo pensiero” e qualche banchiere le
ha usate in modo illecito e non solo per favorire l’economia.
Sicuramente una soluzione può consistere in un miglior
controllo per l’applicazione delle regole bancarie finanziarie e non la
sostituzione di un meccanismo ben collaudato con un progetto che vale sulla
carta e per piccoli numeri.
Aggiungo una non meno importante considerazione tecnica:
molto spesso attualmente quando si parla di digitale e di informatica mi sembra
che si ragioni di elaboratori tipo PC. E’ vero che il più piccolo dei PC
attuali è più potente di grandi elaboratori di 30-40 anni fa, ma è anche vero
che la quantità e complessità di informazioni gestite è cresciuto enormemente e
quindi quando si parla di grandi processi …non basta sedersi davanti al proprio
PC per scrivere un trattato di filosofia.
Questo è quello che ho capito della Blockchain e le mie
perplessità in proposito …sempre pronto a ricredermi se qualcuno mi dà una mano
a comprendere meglio questa invenzione.
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