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domenica 2 agosto 2020

Cloud Computing ...riflessioni tecnologiche per tutti

di Attilio A. Romita                                                                  2 agosto 2020
 
In questi giorni di riposo quasi forzato  a casa approfitto, come molti di noi, per rimettere in ordine vecchie carte. Una premessa importante: questa nota è riservata a chi sa poco di rete, internet e digitale e vorrebbe avere qualche notizia in più …spero di riuscirci.
In un quaderno del 2013  ho ritrovato un mio scritto sul Cloud Computing e questo argomento voglio riprendere adesso in epoca di grandi discorsi sulle possibilità che Internet possa favorire il “Lavoro Agile”.
In questi 10 anni la tecnologia è andata avanti sempre più velocemente, ma l’applicazione della tecnologia ha spesso segnato il passo per vincoli etici, politici e giuridici molte volte ispirati al nefasto “principio di cautela” più che a reali problemi di sicurezza. In questa nota, nella prima parte, proverò a descrivere l’utilizzo di questo strumento prescindendo un momento dai problemi di privacy e nazionalismo.
CLOUD COMPUTING è una abbreviazione che appare sempre più spesso anche su giornali “normali”e non solo sulla stampa specializzata, è bene precisarlo subito: non è l’ennesima diavoleria da “grande fratello”.
CLOUD COMPUTING significa semplicemente lavorare con un computer su dati ed informazioni che sono archiviati con tecnologia CLOUD, cioè in archivi specializzati distribuiti nel mondo e raggiungibili collegandosi ad Internet.
Cominciamo dall’inizio cercando di capire cosa si intende per CLOUD nel nostro mondo. Da poco più di 20 anni si identifica con rete e digitale tutto l’insieme di servizi ed informazioni che ci permettono, quasi senza spostarci dalla nostra poltrona, di conoscere informazioni, richiedere documenti, accedere a servizi usando un sistema di collegamenti internazionali (Inter-Net) che si stende come una ragnatela sul mondo (WWW – World Wide Web).
Per l’esecuzione pratica dei servizi si usano “macchine” (hardware) e “programmi” (software). Le macchine sono diversissime: dai grandi computer della NASA, ai PC di casa, agli SMARTFONE e agli Orologi digitali. I “programmi” sono la serie di comandi che permettono alle “macchine” di eseguire dei compiti ben definiti su i dati di volta in volta forniti dall’utente sia direttamente, per mezzo di una tastiera, sia prelevandoli da archivi posti nel computer stesso che in archivi raggiungibili tramite internet.
Gli archivi “lontani” sono normalmente registrati su dispositivi fisici, i “dischi”, che possono essere fisicamente collocati nel PC di casa o nel Sistema elaborazione Dati aziendale oppure nel CLOUD cioè in archivi fisici speciali gestiti da una Società che “affitta” spazio ai propri clienti garantendo sicurezza, privacy e conservazione dei dati registrati. Il CLOUD è quindi una realtà fisica reale ben definita assolutamente diversa dalle …nuvolette rosee o dai nuvoloni tempestosi.
Esistono i Cloud pubblici, cioè spazi di registrazione dei dati aperti a tutti secondo vincoli contrattuali specifici e i CLOUD privati cioè spazi di registrazione aperti a particolari classi di utenti: per es. Cittadini di una nazione, Autorità pubbliche, Dipendenti di una impresa internazionale.
Caratteristica principale di un CLOUD è la sicurezza fisica, cioè la protezione dei macchinari da incendi, calamità naturali, guerre, incidenti che possono interrompere il servizio. Spesso questi locali “pieni di dischi” sono collocati in  caverne naturali o artificiali con sistemi di aereazione e protezione che nulla hanno da invidiare a a Fort Knox dove è conservato il tesoro USA.
Caratteristica non secondaria del CLOUD è la protezione forte delle informazioni per evitare usi non permessi dal propietari dei dati cioè chi ha “affittato” l’area di registrazione per i suoi dati.
Ma perché il CLOUD spesso è considerato territorio di libera caccia aperta a tutti?
I dati e le informazioni private possono avere valore anche e non solo per il propietario -pensiamo per esempio a dati bancari o a segreti industriali o personali- quindi possono attrarre un “malintenzionato digitale”.
Tutti i fornitori di Cloud mettono in atto criteri di protezione e, normalmente, maggiore è la notorietà del fornitore, maggiore è la sicurezza del “suo” Cloud.
I nostri dati in Cloud sono ragionevolmente sicuri perché le protezioni di sicurezza messe in atto dai fornitori più importanti sono migliori di quelle attuate in molti datacenter privati o pubblici.
Spesso i “centri CLOUD” sono collocati in  zone particolari poco popolate per permettere dei controlli di sicurezza migliori. Queste località sono quasi sempre al di fuori dei confini nazionali e questo “fa storcere il naso” a molti difensori della fede nazionale che temono il furto di dati e segreti nazionali. E’ vero, sarebbe stata una giusta preoccupazione 50 anni fa, non oggi in un mondo globalizzato pieno di canali di comunicazione e nel quale tutti comunicano con tutti, dove il malintenzionato può entrare in un archivio a Mosca lavorando da …Canicattì.
Infine è importante una precisazione: non si parla di Cloud quando ci riferiamo a dati personali che noi privati forniamo ad un prestatore di servizi (Ebay, Amazon, Facebook, provider di rete, email, etc) e che in forma fraudolenta potrebbero essere copiati, …ma di questo ne parleremo un’altra volta.


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