Attilio A. Romita 14 maggio 2015
Le ultime illustri notazioni del prof. ECO sulla rete, le connessioni social e gli internauti mi
hanno spinto a scrivere queste mia riflessione ignorante.
Sicuramente parlar
male di illustri firme è sempre difficile e spesso si rischia di passare per
invidiosi …è vero sono invidioso di chi, partendo da solide basi culturali,
estende la sua fama parlando o agendo in modo non sempre condivisibile.
Non raggiungerò mai la
fama dei polemisti per i quali potrebbe valere l’epitaffio scritto per Pietro
Aretino: "Qui giace l'Aretin, poeta
tosco. Di tutti disse mal, fuorché di Cristo, scusandosi col dir: Non lo
conosco!".
Nel passato ho fatto
qualche …riflessione ignorante su Steve Jobs, imprenditore o visionario e su l’archistar FUSKSAS e la sua nuvolafasulla .
Oggi vorrei provare a
scrivere qualche riflessione sul prof. ECO
Prendo spunto da alcune sue frasi critiche:
- «la tv aveva promosso lo scemo
del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma
di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità».
- i social: ''Danno diritto di parola a legioni di
imbecilli''
Frasi apodittiche
tipiche dell’intellettuale che si sente al di sopra della mischia e che assume
la sua conoscenza del medioevo come chiave di lettura e diritto di critica per
qualsiasi aspetto della vita umana.
O forse frasi di un
professore, molto bravo nella sua area specialistica, che nella diffusione
delle sue opere ha fatto la sua fortuna e che forse ha paura che proprio quei
social che stigmatizza siano la fonte della sua discesa gli inferi…, ma queste
sono mie cattiverie.
Umberto Eco nasce come
studioso di storia medioevale ed è poi tra i massimi nostri esperti di semiotica
cioè, citando wikipedia, “La semiotica
(dal termine greco σημεῖον semeion, che significa "segno") è la disciplina che studia i segni e il modo in
cui questi abbiano un senso (significazione). Considerato che il segno è in
generale "qualcosa che rinvia a qualcos'altro" (per i filosofi
medievali "aliquid stat pro
aliquo") possiamo dire che la semiotica è la disciplina che studia
i fenomeni di significazione. Per significazione infatti si intende ogni
relazione che lega qualcosa di materialmente presente a qualcos'altro di
assente”. In termini meno
aulici e sicuramente banali mi permetto di dire che la semiotica è la
dietrologia assurta a sistema filosofico.
Quando Eco inizia a
essere conosciuto al di fuori della sua cerchia specialistica? Nel 1980 il
nostro professore decide di tentare la via del romanzo e scrive “Il nome della
Rosa” un racconto medieval poliziesco che rapidamente scala le vette del
mercato. Io ho trovato geniale e po’ scorretto il modello letterario usato da Eco.
Nel 1922 James Joyce
ha scritto l’Ulisse, cioè la storia di un cittadino di Dublino che si sviluppa
sulla traccia, non troppo nascosta dell’Odissea. Eco cosa fa? Prende una
avventura di Sherlock Holmes che traveste da maestro medioevale, Guglielmo da
Baskerville, gli mette vicino un dott.Watson, il monaco Adso da Melk, e sviluppa una pura trama
poliziesca.
Ma all’illustre
semiologo una storia, seppur in perfetto ambiente medioevale, non è sufficiente
a mostrare la sua sapienza e ai capitoli dispari segue un capitolo pari tutto
dedicato ad descrivere ed esaltare la sua cultura medievale.
Il libro, e sottolineo
la mia invidia, ha grande successo e nessuno, per non essere tacciato di
ignoranza crassa, si azzarda a commentare negativamente questo effluvio di
notizie medievali che addobbano la scopiazzatura di un poliziesco.
A questo primo
successo seguono altre opere pseudo storico-narrative, faticosissime da
leggere, ma io sono ignorante, perché intrise di notazioni e di particolari
che, per l’economia della narrazione, sembrano inserite solo per complicare la
vita al lettore.
Si potrà dire che
alcuni romanzieri moderni, soprattutto anglosassoni, hanno scritto romanzi di
successo basati su leggende storico religiose. E’ vero, ma, al contrario di Eco,
lo spunto è religioso e la scrittura è moderna e di agevole lettura: lo
scrittore vuole avvincere il lettore, non far esplodere la sua cultura per
stupirlo.
Sono vari anni che
volevo scrivere questa nota ed alla fine la tastiera si è messa in moto sulla
spinta dell’intervento “aulico” del prof. ECO e della nota di Arturo di Corinto che lo ha acutamente commentato, criticato e ribattuto.
E cosa accadrà domani? Probabilmente niente,
io resterò un criticastro invidioso, Umberto Eco un ricco professore che
distribuisce cultura e saggezza a noi poveri ignoranti, l'Italia sarà felice di avere i suoi medioevalisti come disse il Ministro dei Beni Culturali Franceschini e il mondo continuerà a
girare finchè il bimbo della favola alzerà il ditino ed esclamerà: “Il Re è
nudo!”.
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