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domenica 14 giugno 2015

ECO e la Rete ...riflessioni ignoranti.

Attilio A. Romita                                                                   14 maggio 2015
Le ultime illustri notazioni del prof. ECO sulla rete, le connessioni social e gli internauti mi hanno spinto a scrivere queste mia riflessione ignorante.
Sicuramente parlar male di illustri firme è sempre difficile e spesso si rischia di passare per invidiosi …è vero sono invidioso di chi, partendo da solide basi culturali, estende la sua fama parlando o agendo in modo non sempre condivisibile.
Non raggiungerò mai la fama dei polemisti per i quali potrebbe valere l’epitaffio scritto per Pietro Aretino: "Qui giace l'Aretin, poeta tosco. Di tutti disse mal, fuorché di Cristo, scusandosi col dir: Non lo conosco!".

Nel passato ho fatto qualche …riflessione ignorante su Steve Jobs, imprenditore o visionario e su l’archistar FUSKSAS e la sua nuvolafasulla .
Oggi vorrei provare a scrivere qualche riflessione sul prof. ECO

Prendo spunto da alcune sue frasi critiche:

  • «la tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità».
  • i social: ''Danno diritto di parola a legioni di imbecilli''
Frasi apodittiche tipiche dell’intellettuale che si sente al di sopra della mischia e che assume la sua conoscenza del medioevo come chiave di lettura e diritto di critica per qualsiasi aspetto della vita umana.
O forse frasi di un professore, molto bravo nella sua area specialistica, che nella diffusione delle sue opere ha fatto la sua fortuna e che forse ha paura che proprio quei social che stigmatizza siano la fonte della sua discesa gli inferi…, ma queste sono mie cattiverie.
Umberto Eco nasce come studioso di storia medioevale ed è poi tra i massimi nostri esperti di semiotica cioè, citando wikipedia, “La semiotica (dal termine greco σημεον semeion, che significa "segno") è la disciplina che studia i segni e il modo in cui questi abbiano un senso (significazione). Considerato che il segno è in generale "qualcosa che rinvia a qualcos'altro" (per i filosofi medievali "aliquid stat pro aliquo") possiamo dire che la semiotica è la disciplina che studia i fenomeni di significazione. Per significazione infatti si intende ogni relazione che lega qualcosa di materialmente presente a qualcos'altro di assente”. In termini meno aulici e sicuramente banali mi permetto di dire che la semiotica è la dietrologia assurta a sistema filosofico.
Quando Eco inizia a essere conosciuto al di fuori della sua cerchia specialistica? Nel 1980 il nostro professore decide di tentare la via del romanzo e scrive “Il nome della Rosa” un racconto medieval poliziesco che rapidamente scala le vette del mercato. Io ho trovato geniale e po’ scorretto il modello letterario usato da Eco.
Nel 1922 James Joyce ha scritto l’Ulisse, cioè la storia di un cittadino di Dublino che si sviluppa sulla traccia, non troppo nascosta dell’Odissea. Eco cosa fa? Prende una avventura di Sherlock Holmes che traveste da maestro medioevale, Guglielmo da Baskerville, gli mette vicino un dott.Watson, il monaco  Adso da Melk, e sviluppa una pura trama poliziesca.
Ma all’illustre semiologo una storia, seppur in perfetto ambiente medioevale, non è sufficiente a mostrare la sua sapienza e ai capitoli dispari segue un capitolo pari tutto dedicato ad descrivere ed esaltare la sua cultura medievale.
Il libro, e sottolineo la mia invidia, ha grande successo e nessuno, per non essere tacciato di ignoranza crassa, si azzarda a commentare negativamente questo effluvio di notizie medievali che addobbano la scopiazzatura di un poliziesco.
A questo primo successo seguono altre opere pseudo storico-narrative, faticosissime da leggere, ma io sono ignorante, perché intrise di notazioni e di particolari che, per l’economia della narrazione, sembrano inserite solo per complicare la vita al lettore.
Si potrà dire che alcuni romanzieri moderni, soprattutto anglosassoni, hanno scritto romanzi di successo basati su leggende storico religiose. E’ vero, ma, al contrario di Eco, lo spunto è religioso e la scrittura è moderna e di agevole lettura: lo scrittore vuole avvincere il lettore, non far esplodere la sua cultura per stupirlo.
Sono vari anni che volevo scrivere questa nota ed alla fine la tastiera si è messa in moto sulla spinta dell’intervento “aulico” del prof. ECO e della nota di Arturo di Corinto che lo ha acutamente commentato, criticato e ribattuto.
E cosa accadrà domani? Probabilmente niente, io resterò un criticastro invidioso, Umberto Eco un ricco professore che distribuisce cultura e saggezza a noi poveri ignoranti, l'Italia sarà felice di avere i suoi medioevalisti come disse il Ministro dei Beni Culturali Franceschini e il mondo continuerà a girare finchè il bimbo della favola alzerà il ditino ed esclamerà: “Il Re è nudo!”.

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