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martedì 19 aprile 2016

Openess a 360° ...riflessioni da un open talk

Attilio A. Romita                                                                       19 aprile 2016
Organizzata da Stati Generali dell’Innovazione ieri alla Camera dei Deputati si è svolto un Open Talk su Openess vista attraverso le lenti dello Open Source, Open Data ed Open Innovation.
Mi scuso con chi giustamente difende la lingua italiana, purtroppo non conosco i sinonimi italiani. Prima di entrare nel vivo dell’argomento, provo a dare la MIA interpretazione, non sempre condivisa dagli esperti,  di questi termini  per facilitare la lettura ai non addetti ai lavori.

Open talk è un modello, format, di riunione di lavoro o convegno nel quale si discutono uno o più argomenti in gruppi separati per arrivare ad un documento finale, position paper, che riassume quanto discusso anche in forma di proposta rivolta a chi dovrà prendere le decisioni.

Openess, traducibile letteralmente con apertura, è tutto l’insieme di provvedimenti, azioni, scelte politiche e tecniche tesi a rendere comprensibili e fruibili dati, informazioni e strumenti che sono nella maggioranza dei casi digitali, cioè leggibili ed usabili per mezzo di strumenti informatici: dallo smartphone al mega computer.

Open Source è un concetto relativo a programmi per computer non facilmente spiegabile senza usanre termini tecnici. Ci provo. Un programma è scritto usando un linguaggio leggibile dall’uomo che poi per guidare il computer viene codificato in termini non umani. Per capirci come se un testo fosse scritto in inglese e poi crittografato per non farlo capire o copiare agli altri: Open Source è un programma per il quale sono conosciuti sia il testo che la chiave di crittografia. Ho scritto le mie idee personali, non sempre condivise e diffusamente accettate, in:

Open Data fa riferimento a tutte le informazioni possedute da Enti Pubblici che devono, o meglio dovrebbero, essere rese disponibili e leggibili a tutti i cittadini anche oltre i confini nazionali. Ovviamente nei limiti della privacy, della sicurezza nazionale e di interessi privati che in qualche caso potrebbero prevalere. E’ quest’ultimo il concetto più difficile da spiegare. Nel corso dell’open talk ho cercato di spiegarlo con queste parole “tutti i dati pubblici, cioè posseduti da una Amministrazione Pubblica, sono NOSTRI e quindi tutti devono poterli conoscere ed usare; tutti i dati costruiti e generati da ME come un libro, una scoperta, un quadro etc. sono MIEI e possono essere resi disponibili, tutti o in parte, secondo le mie scelte personali. Per una completa comprensione degli Open Data sono importanti strumenti e modalità che in ogni modo ne facilitino l’uso e quindi cinque concetti che nell’open talk sono stati esaminati: Competenze Digitali, Open.Gov, License, Semplificazione.

Open innovation  è un concetto facilmente definibile ed allo stesso tempo che difficilmente può essere messo in atto nel mondo reale. Per dare una prima idea, limitata e banalizzante, una scoperta o invenzione che può essere utile all’umanità deve essere messa liberamente a disposizione di tutti senza vincoli legati a regole economiche. Nel mondo reale, che è molto diverso dalla Città del Sole di Campanella o da Utòpia di Platone, questa regola ha i suoi limiti naturali nella economia che, anche nelle sue forme più etiche, riconosce un equo profitto.

I tre argomenti basi sono interdipendenti e con aspetti comuni:il riepilogo finale dell’open talk,  cioè le conclusioni alle ciascun gruppo era pervenuto, le hanno evidenziate.

Quanto discusso comporrà documento condiviso ed aperto ad ulteriori contributi. Il documento base sarà preparato da Stati Generali dell’Innovazione e reso disponibile su uno spazio di contribuzione condivisa tipo Google Drive. Sarà mia cura informarvi con un commento a questa nota e tramite Twitter che farà da cassa di risonanza.

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