FlavioImpelluso 14 giugno 2020
Come mi apparve estranea Tokyo, eravamo
negli anni ’70, c’era brutto tempo, pioveva. Dall’aeroporto ricordo un
groviglio di arterie molto trafficate, spesso intrecciate con sopraelevate,
sovrappassi e snodi, un incubo, un concentrato di caos atopico, se così si può
definire la sensazione di estraneità e di non appartenenza che mi davano quei
luoghi. Che differenza con la mia Roma, solare e tranquilla,
ancora un po’ provinciale nonostante la dolce vita e sopra tutto dove tutto mi
era familiare, ogni luogo era “casa mia”.